Si dicono elementi g. di un insieme dotato di una struttura algebrica (gruppo, ideale ecc.) elementi tali che operando sopra essi con certe operazioni di tipo algebrico (per es., con una combinazione lineare) si ottengano tutti gli elementi dell’insieme. Un sistema di elementi g. prende talora il nome di base.
La frazione generatrice di un numero periodico è quella frazione che, quando si esegua la divisione dei suoi termini, dà luogo al numero (➔ periodico).
In ingegneria, apparecchio capace di fornire energia di un certo tipo a spese di altre forme di energia: g. di suoni, g. elettrico, g. di segnali. Con tale termine si può anche indicare un dispositivo nel quale si produce un gas (o un vapore) per mezzo di una reazione chimica o per azione fisica: g. di gas, g. di acetilene o g. di vapore (➔ caldaia).
Denominazione generica di apparecchi, dispositivi, sistemi atti a produrre onde sonore, quali, per es., diapason, corde e membrane vibranti, strumenti musicali in genere. Per distinguerli da questi, detti anche g. acustici primari, sono detti g. acustici secondari i riproduttori elettroacustici, quali la cuffia telefonica e gli altoparlanti, in quanto atti a generare suoni ma soltanto quando siano eccitati da una corrente elettrica variabile a frequenza acustica.
Denominazione generica di apparecchi o dispositivi atti a produrre energia elettrica, attraverso un processo diretto di conversione da energia di altra natura; essi possono essere classificati in base alla fonte primaria di energia utilizzata, per cui si distinguono: g. elettrochimici (➔ pila); g. fotovoltaici (➔ fotovoltaico, effetto); g. magnetofluidodinamici (➔ magnetofluidodinamica), che possono essere g. magnetoidrodinamici (indicati anche con la sigla MHD) o g. magnetoplasmadinamici (MPD), in funzione del tipo di fluido utilizzato; g. elettromeccanici, come i g. elettrostatici o macchine elettrostatiche (➔ elettrostatica) dedicati a impieghi particolari; g. rotanti, comunemente utilizzati per la produzione su larga scala dell’energia elettrica e spesso denominati distinguendoli in base alla loro costituzione e alle modalità di funzionamento, per cui si hanno g. sincroni o alternatori, g. asincroni o a induzione, g. in corrente continua o, nel passato, dinamo.
Accanto a questi, che sono detti g. primari, sono talvolta denominati g. secondari alcuni dispositivi, quali gli accumulatori e i g. di alte tensioni di tipo impulsivo (➔ impulso), che erogano energia elettrica derivante da altra energia elettrica in qualche modo in essi precedentemente immagazzinata.
Nella produzione di energia elettrica il termine g. è spesso utilizzato anche per indicare il sistema complessivo di conversione in cui il g. è inserito: g. diesel-elettrico, costituito da un motore Diesel che aziona un g. elettromeccanico; g. termoelettrico, costituito da un g. di vapore e da una turbina a vapore che aziona un g. elettromeccanico; g. elettronucleare, simile al precedente, salvo che il calore per il g. di vapore è fornito da un reattore nucleare; g. idraulico e g. eolico, costituiti da un g. elettromeccanico azionato da una turbina idraulica o eolica, rispettivamente.
Ciò che avviene in un g. elettrico primario, di qualunque tipo esso sia, è una separazione di cariche elettriche a spese dell’energia primaria non elettrica posta in gioco nel g. medesimo (per es., energia meccanica nei g. elettrostatici, energia chimica nelle pile chimiche); la separazione viene ascritta all’azione di un campo di forza, il cosiddetto campo elettromotore interno del g., che addensa le cariche negative (elettroni o ioni negativi) verso il morsetto (o polo) negativo del g., quelle positive (lacune elettroniche o ioni positivi) verso il morsetto positivo. Quando il g. non eroga corrente, cioè è ‘a circuito aperto’, la differenza di potenziale (d.d.p.) ai morsetti eguaglia la forza elettromotrice (f.e.m.), f, derivante dal campo elettromotore; quando il g. eroga corrente, la predetta eguaglianza tra d.d.p. ai morsetti e f.e.m. viene meno, a causa delle resistenze passive che nell’interno del g. si oppongono all’azione del campo elettromotore tendente a rifornire i morsetti delle cariche via via erogate al circuito esterno: di ciò si tiene conto assegnando al g. una certa impedenza interna Z.
Forza elettromotrice e impedenza interna sono le grandezze principali di un g.; in particolare l’intensità massima, im, della corrente che il g. può erogare ove sia chiuso in corto circuito è im=f/z. In definitiva, un g. può essere schematizzato in un bipolo caratterizzato da una certa f.e.m., costante oppure variabile nel tempo con legge nota (per es., sinusoidale), e da una certa impedenza interna. Nel caso, puramente ideale, che l’impedenza interna sia nulla, la d.d.p. ai morsetti di un g. di tensione risulta costante al variare dell’intensità della corrente erogata e si ha il cosiddetto g. ideale di tensione; se invece, ma anche questo è un caso puramente ideale, l’impedenza interna è infinitamente grande, l’intensità della corrente erogata di un g. di corrente risulta indipendente dal carico sul quale il g. è chiuso e si ha un g. ideale di corrente.
Denominazione generica di apparecchio atto alla produzione di un gas; così: g. di ossigeno, d’idrogeno, di acetilene. I g. di gas combustibile per gassificazione di un combustibile solido sono più frequentemente indicati con il nome di gassogeni. Tra i g. impiegati anche su scala industriale c’è il g. di acetilene, nel quale l’acetilene viene prodotto per reazione di carburo di calcio con acqua. Può essere di diversi tipi e di dimensioni assai variabili secondo la quantità di acetilene da produrre (da pochi litri al minuto per la saldatura autogena, a centinaia di metri cubi al minuto quando l’acetilene è impiegato come materia prima nelle operazioni di sintesi della chimica industriale).
La caratteristica che distingue i diversi tipi di g. è il modo con cui carburo e acqua sono portati a reagire. Si hanno così i g. a caduta d’acqua, quando questa è fatta scendere in maniera regolabile sul carburo; g. a contatto, quando l’acqua impregna la carica di carburo risalendo dal basso verso l’alto, e g. a caduta di carburo, quando quest’ultimo viene fatto cadere dentro l’acqua (che è in quantità assai grande). Tra i g. di laboratorio merita di essere ricordato il g. di gas noto con il nome di apparecchio di Kipp, ancora usato (➔ Kipp, Petrus Jacobus).
I g. di neve, ideati alla fine degli anni 1960 e affermatisi negli anni 1980, polverizzano acqua a temperatura non superiore a 3 °C e irrorano l’acqua polverizzata in ambienti aperti a temperature inferiori a 0 °C; le particelle d’acqua solidificano dando luogo a cristalli di ghiaccio (neve artificiale).
In aeronautica, sottili piastre poste in una o più file sulle superfici dei velivoli per aggiungere energia allo strato limite, ritardandone il distacco; sulle ali, per es., ostacolano l’eventuale stallo.