Nel linguaggio economico-giuridico, l’operazione mediante la quale si dà inizio alla circolazione di assegni bancari o circolari, azioni, biglietti di banca o di Stato, buoni del Tesoro o altri titoli del debito pubblico, cambiali, cartelle fondiarie, fedi di deposito, francobolli, lettere di vettura, obbligazioni, polizze di carico.
Lo Stato può provvedervi mettendo direttamente in circolazione biglietti di Stato o autorizzando una o più banche a emettere biglietti di banca (➔ banca); questi originariamente circolavano in quanto i detentori avevano facoltà di convertire, a richiesta, i biglietti in monete metalliche (argento od oro). I biglietti di banca, nei confronti del pubblico, rappresentano tutti, quando siano convertibili, una promessa di pagamento della banca, garantita dalla riserva di cui sopra. Dopo la Prima guerra mondiale, si ricorse all’adozione di sistemi di convertibilità dei biglietti non in monete auree (gold standard o gold specie standard), ma in verghe d’oro (gold bullion standard) o in divise estere convertibili a loro volta in oro nel paese d’origine (gold exchange standard); in conseguenza si distinse allora il sistema di riserva aurea, in cui i biglietti si possono convertire in monete o in verghe d’oro, dal sistema di riserva di cambio. La Seconda guerra mondiale rese poi nuovamente necessaria l’adozione del corso forzoso e da allora la convertibilità dei biglietti è esclusa ovunque sul piano interno e ammessa, con varie limitazioni, soltanto sul piano internazionale (➔ convertibilità).
L’insieme delle operazioni con cui lo Stato offre in vendita titoli di debito pubblico e li colloca sul mercato. Può essere diretta (mediante offerta dei titoli in borsa o apertura di pubbliche sottoscrizioni), indiretta (mediante cessione a un prezzo fisso determinato di tutti i titoli a singole banche o gruppi di banche, che provvedono poi a rivenderli alla spicciolata in borsa o direttamente al prezzo che risulterà dal mercato) e mista (mediante l’offerta dei titoli direttamente al pubblico attraverso le banche, le quali si impegnano ad acquistare la parte dei titoli che resta invenduta).
Per gli istituti di e., che con l’indirizzo unitario della politica monetaria sono ormai concentrati nella banca centrale, ➔ banca.
Fenomeno consistente nell’emissione da parte di corpi in condizioni particolari, di un flusso di energia raggiante (➔ irraggiamento) o di particelle (➔ raggio). Nel primo caso viene emessa energia sotto forma di onde, elastiche o elettromagnetiche a seconda che l’energia che si propaga sia energia di natura elastica (come per un suono) o elettromagnetica (come per la luce o per le radiazioni emesse da un’antenna radio); nel secondo caso le particelle emesse possono essere costituite da molecole o atomi (è il caso dei cosiddetti raggi molecolari), da particelle α o β (raggi α, β), da neutroni (➔), da ioni (➔) ecc.
Fenomeno di e. di rumore di frequenza acustica che si accompagna a processi di rilascio rapido di energia meccanica nei solidi, osservato, per es., in provini di materiali sottoposti a deformazione.
E. di elettroni, da parte di una superficie conduttrice, per effetto di un campo elettrico esterno sufficientemente intenso (dell’ordine di 109 V/m). L’e. di campo trova un’importante applicazione nei microscopi appunto detti a e. di campo.
Locuzione con cui si indicano processi di e. nei quali esistano correlazioni spaziali e/o temporali delle grandezze caratterizzanti il campo di radiazione emesso (➔ coerente).
E. di elettroni per effetto fotoelettronico di superficie.
Locuzione con cui si indica ogni processo di e. che richieda la presenza di agenti esterni al sistema emettente.
E. di particelle α (raggi α), elettroni (raggi β) e fotoni (raggi γ) in cui consistono i fenomeni di radioattività.
E. di elettroni da parte di una superficie conduttrice su cui incidano, con energia sufficiente, elettroni o altre particelle cariche.
E. di elettroni o di ioni per effetto termoelettronico o termoionico.
L’e. spontanea è un’e. di radiazione elettromagnetica o corpuscolare connessa a una transizione spontanea, cioè non provocata dall’esterno, da un livello energetico eccitato a un altro, fondamentale o eccitato, cui competa un’energia inferiore. Tale locuzione è usata in contrapposizione a emissione stimolata che, genericamente, è un’e. ondulatoria o corpuscolare causata, stimolata da radiazioni: di tal genere è, per es., l’e. elettronica per effetto fotoelettrico. Con significato specifico, si parla di emissione ondulatoria, causata da una radiazione ondulatoria della stessa natura. Questo genere di e. sono sfruttate nei laser (➔) e nei maser (➔). Si consideri, a tal proposito, una sostanza materiale, cioè un sistema di atomi, e in essa un atomo; siano En, Em due livelli energetici consentiti per tale atomo, con En⟨ Em. Se, a un dato istante, l’atomo si trova nel livello En e riceve in qualche modo dall’esterno l’energia corrispondente al salto energetico fra i due livelli, Em− En, esso passa allo stato eccitato Em (atto elementare di assorbimento: fig. 1 A); l’atomo ritorna poi allo stato fondamentale di partenza, En, emettendo, sotto forma di fotone di frequenza νmn= (Em− En)/h, con h costante di Planck, il sovrappiù di energia, Em− En, precedentemente assorbito (fig. 1 B). Se tale atto elementare di e. avviene spontaneamente, e quindi in modo del tutto casuale, la radiazione collettivamente emessa dalla moltitudine di atomi eccitati facenti parte del sistema considerato è incoerente. Questa è la situazione che si ha, tipicamente, quando l’eccitazione degli atomi avviene per assorbimento di energia termica. Diversa è la situazione in cui si abbia eccitazione radiativa, cioè in seguito a interazioni del sistema atomico con una radiazione elettromagnetica. In tal caso, l’energia occorrente all’eccitazione è quella di fotoni della radiazione di energia hν, con ν frequenza della radiazione (fig. 2A). Come nel precedente caso dell’e. termica, l’atomo può tornare allo stato fondamentale spontaneamente (fig. 2B), e nel complesso si ha allora una radiazione incoerente con quella incidente: è il caso degli ordinari fenomeni di fluorescenza. Se però, come indicato in fig. 2C, la frequenza della radiazione incidente è tale che l’energia del fotone di essa sia esattamente uguale al salto energetico in questione, cioè se ν = νmn, è altamente probabile che un fotone incidente interagisca con un atomo eccitato senza esserne assorbito, ma semplicemente determinandone la diseccitazione, con il risultato di dar luogo all’e. di un fotone della sua stessa frequenza (e. stimolata). Come ben si comprende, ogni fotone emesso può a sua volta essere assorbito, eccitando un atomo non eccitato, oppure può stimolare l’e. da parte di un atomo eccitato; così, da ogni fotone della radiazione incidente e, per così dire, primaria, può originarsi uno sciame di fotoni che godono delle due notevoli proprietà di essere sensibilmente omocromatici con il fotone primario e coerenti con esso, oltre che, in conseguenza, coerenti fra loro. Inoltre, le probabilità che un fotone, primario o secondario che sia, ha di essere assorbito oppure di dar luogo a e. stimolata sono in relazione con il numero Nn, Nm degli atomi che si trovano al livello fondamentale En o a quello eccitato Em, rispettivamente; poiché vale la relazione Nm/Nn=exp (En−Em)/(k T), con k costante di Boltzmann e T temperatura termodinamica, di norma è Nm⟨Nn, ed è quindi più probabile l’assorbimento che l’e. stimolata. Quest’ultima può però diventare il processo prevalente se, ricorrendo a opportuni meccanismi di eccitazione, molto espressivamente chiamati ‘pompaggio’, si aumenta ben oltre il normale la popolazione del livello eccitato (➔ laser).