Si chiama a. di credito il contratto, normalmente oneroso, con cui una banca (accreditante) si obbliga a tenere a disposizione del cliente (accreditato) una somma di denaro, per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato (art. 1842 c.c.). L’a. di credito può essere semplice o in conto corrente. Nel primo caso il cliente ha il diritto potestativo di utilizzare il credito una sola volta ancorché per mezzo di prelevamenti parziali, nel secondo può anche ripristinare la disponibilità con successivi versamenti. Se assistita da idonea garanzia reale o personale si dice a. di credito garantita, e la garanzia si intende fornita per tutta la durata del contratto; diversamente, si parla di a. di credito allo scoperto quando la banca può rifarsi esclusivamente sul patrimonio dell’accreditato. A fronte dell’a. di credito il cliente deve alla banca non solo le somme effettivamente utilizzate, ma anche gli interessi sulle stesse e una commissione a titolo di corrispettivo per la fruibilità del credito. Nell’ipotesi di a. di credito a tempo determinato, la banca può recedere dal contratto, salvo diversa disposizione, per giusta causa; mentre nell’a. di credito a tempo indeterminato le parti possono recedere in qualsiasi momento, previo preavviso stabilito dalla norme bancarie uniformi o di 15 giorni (art. 1845 c.c.). Le a. di credito per elasticità di cassa si hanno quando il conto corrente deve presentare una successione di frequenti oscillazioni negli sbilanci a debito del cliente. Le a. di credito di campagna sono concesse a solide aziende mercantili o industriali nei periodi più intensi di approvvigionamento di merci o di materie prime. Si hanno a. di credito di firma quando la banca presta la sua firma, concedendo fideiussioni, accettando o avallando effetti tratti sulla banca da clienti o da altri per conto di essi.
Nella tecnica borsistica l’a. di borsa è l’inizio delle contrattazioni nelle riunioni di borsa; in genere essa riguarda i primi 10 o 15 minuti delle negoziazioni; il prezzo praticato in tale periodo è detto corso (➔) o prezzo di apertura. L’ordine dato all’agente di cambio da eseguirsi nel periodo in questione è chiamato ordine di borsa in apertura.
In ottica l’a. di un sistema centrato accomodato all’infinito (per es., un telescopio) corrisponde al diametro della pupilla d’ingresso. Si chiama angolo di a. del sistema rispetto a un punto oggetto A posto sul suo asse a (v. fig.) l’angolo 2 α sotto il quale è visto da A il diametro D della pupilla d’ingresso, cioè l’a. del cono dei raggi uscenti da A che vengono realmente utilizzati dal sistema. Se n è l’indice di rifrazione del mezzo compreso tra A e S, si chiama a. numerica del sistema rispetto ad A la quantità n senα. Per gli obiettivi ha particolare interesse la cosiddetta a. relativa, rapporto tra D e la distanza focale f, da cui dipende in modo essenziale la luminosità dell’obiettivo; si usa esprimerlo nella forma 1/r, con r=f/D (per es.: 1/2,5; 1/10; ecc.). Talora, sull’obiettivo è indicata non l’a. relativa ma direttamente l’a., cioè il diametro della pupilla d’ingresso, nella forma f/r (per es.: f/1,1; f/3,5; ecc.).
L’apertometro è lo strumento per la determinazione dell’a. numerica di obiettivi, specialmente di quelli per microscopi.
Il grado di a. è la distanza tra due superfici od organi delle cavità superiori dell’apparato di fonazione che sono interessati in una data articolazione (per es. il labbro inferiore e l’arcata dentaria superiore). Il grado è considerato in senso verticale per ogni punto compreso fra le labbra e l’ugola. I fonemi di una lingua possono sistemarsi scalarmente secondo il grado di a.; le vocali occupano i gradi maggiori (massimo nei vari tipi di a); all’estremo opposto si trovano le occlusive con il grado zero.