Stato dell’America Meridionale. Confina con la Bolivia (a N e a NO), con il Brasile (a E) e con l’Argentina (a SE, a S e a O).
Il territorio del P., privo di sbocco al mare, consta di 2 regioni profondamente diverse dal punto di vista fisico, umano ed economico: quella sud-orientale, racchiusa tra i fiumi Paraguay e Paraná, e quella nord-occidentale, che fa parte del Chaco Boreale (Chaco paraguaiano). La prima, che rappresenta le propaggini estreme degli altipiani brasiliani, si spinge verso S con una successione di terreni poco elevati (raramente oltre i 500 m); più a E si distingue un altopiano ondulato che digrada lentamente verso il solco dell’alto Paraná. A occidente dell’altopiano, discende verso la sponda sinistra del Paraguay un’estesa pianura alluvionale percorsa da corsi d’acqua e punteggiata, nella parte più bassa, da numerose aree acquitrinose. Il Chaco paraguaiano costituisce un bassopiano uniforme (altitudine media 150-200 m), interrotto solo da qualche rilievo isolato; a O del corso del Paraguay si innalza gradatamente fino al pedemonte andino.
Il P. ha un clima subtropicale, caldo e umido. Le temperature hanno escursioni stagionali e talvolta diurne piuttosto marcate e le precipitazioni, prevalentemente estive e primaverili, cadono in quantità estremamente differenti da periodo a periodo; la loro quantità decresce comunque da E (1000-1500 mm annui) verso O (di solito ben al di sotto dei 1000 mm).
Il P. è percorso da N a S, con andamento per lo più longitudinale, dal fiume Paraguay che interessa il paese a partire da Bahía Negra; lungo il suo corso riceve numerosi affluenti e confluisce poco a N di Corrientes, nel Paraná, anch’esso proveniente da settentrione. Più fitta è la rete idrografica nella regione orientale, mentre il Chaco, a eccezione del Pilcomayo, affluente di destra del Paraná, presenta un’idrografia poco sviluppata con corsi d’acqua che spesso si esauriscono per evaporazione.
La vegetazione rispecchia le condizioni climatiche. Nel Chaco predominano la prateria e la boscaglia con caratteri xerofili, che si accentuano verso N. Nei piani alluvionali orientali si trova la prateria, che lungo i corsi d’acqua è interrotta dalla foresta a galleria; nelle zone inondate (esteros) vi è una vegetazione di graminacee e sono assai diffuse le felci e le piante acquatiche; i campos cerrados del N sono savane arborate xerofile.
Gli abitanti del P. sono in gran parte meticci (86%), frutto dell’incrocio fra gli indigeni (Guaraní) e i coloni spagnoli; i bianchi rappresentano il 9,3% della popolazione, mentre gli Amerindi puri sono oggi solo l’1,8%.
La dinamica demografica è stata molto irregolare: negativa in passato, in relazione agli eventi bellici scoppiati dopo l’indipendenza, positiva nei decenni recenti. Il tasso d’incremento (2,4% nel 2003-08) è dovuto pressoché esclusivamente al saldo positivo del movimento naturale; il fattore immigratorio (vi sono stati in passato flussi dal Brasile e da paesi orientali) ha avuto scarsa incidenza e anzi in alcuni periodi è stato annullato da una consistente emigrazione verso Argentina e Brasile. La distribuzione della popolazione è estremamente ineguale: i maggiori addensamenti sono nella regione orientale, tra il fiume Paraguay e le cordigliere, cui fa da contrappunto la regione occidentale (Chaco), quasi spopolata (densità media di 0,5 ab./km2). La popolazione paraguaiana è ancora in buona parte rurale; quella urbana, pari al 60% della totale, è concentrata prevalentemente nella capitale (519.647 ab.) e nei suoi centri satelliti. Unica altra città importante è Ciudad del Este (223.350 ab.), sul fiume Paraná.
Il guaraní, lingua ufficiale accanto allo spagnolo, è lingua scritta di dignità letteraria. Il cattolicesimo è la religione nettamente dominante (quasi il 90%).
Paese ancora marcatamente rurale, è tra i meno sviluppati dell’America latina. Negli anni 1970, con l’impianto a opera dello Stato delle prime industrie di base, ha conosciuto una notevole espansione economica, contrattasi poi nel decennio successivo a causa della sopraggiunta crisi mondiale. Anche la politica di liberalizzazione dell’apparato produttivo instaurata con il ritorno dei civili al governo (1993) non è riuscita a rilanciare un’economia strutturalmente fragile. Alla fine degli anni 1990, la crisi del MERCOSUR e i danni all’agricoltura provocati da sfavorevoli condizioni climatiche hanno ulteriormente ostacolato la ripresa.
L’agricoltura, l’allevamento e lo sfruttamento forestale sono basilari per l’economia del paese e occupano il 31% della popolazione attiva. L’agricoltura, pur contraddistinta da un assetto dualistico (da una parte gli immensi latifondi, dall’altra la piccola e la piccolissima proprietà contadina), non ha patito i guasti provocati altrove dalle colture di piantagione e presenta un quadro delle produzioni abbastanza diversificato. Colture principali per l’esportazione sono la soia, in gran parte transgenica, e la canna da zucchero, utilizzata soprattutto per la fabbricazione di rum e alcol, seguite da tabacco e cotone; tra le colture di sussistenza prevalgono il mais, la manioca, i fagioli, il riso e la frutta. Grande importanza riveste la zootecnia, fondata sull’allevamento bovino in forma estensiva, che domina nelle regioni centrali e nel Chaco. Di tutto rispetto anche le risorse forestali, ma il loro sfruttamento (ca. 8 milioni di m3 di legname annui) fa temere un diboscamento eccessivo, con conseguenze ambientali negative. Il potenziale idroelettrico è stato valorizzato su larga scala e grazie al suo sfruttamento il P. ha superato l’autosufficienza energetica e ora realizza buoni introiti dalla vendita dell’energia in eccesso.
L’industria nazionale, concentrata prevalentemente nell’area metropolitana di Asunción e nel dipartimento Central, trova molti ostacoli nella carenza delle infrastrutture di trasporto e degli investimenti. Prevale il comparto alimentare (lavorazione e conservazione delle carni, zuccherifici, produzione di bevande alcoliche), seguito dalle industrie chimiche, elettromeccaniche, tessili cotoniere, del tabacco, del legno, del cuoio, del vetro e del cemento. La bilancia commerciale è passiva, con una prevalenza delle importazioni sulle esportazioni: fra le prime prevalgono combustibili e lubrificanti, macchinari, prodotti chimici e farmaceutici; fra le vendite, soia, cotone grezzo, legname, carne e tabacco. Maggiori fornitori e clienti sono Argentina, Brasile, USA, Uruguay e Cina, seguono Germania e Russia. Il turismo è ancora poco sviluppato.
Inadeguate sono le vie di comunicazione: le ferrovie (appena 441 km) sono incentrate sulla linea Asunción-Encarnación, le strade (29.500 km) hanno i loro assi principali nell’autostrada panamericana, che unisce Asunción a Ciudad del Este, nel tronco asfaltato diretto verso l’Argentina e nella Trans-Chaco che collega la capitale con la Bolivia. Di rilievo la navigazione fluviale.
Abitato da tribù indiane, il P. fu visitato tra il 1521 e il 1526 dalla spedizione guidata dallo spagnolo A. Garcia, seguita da quella di S. Caboto (1526-32). Nel 1537 fu fondata Asunción, caposaldo spagnolo contro l’espansione portoghese e punto di partenza di spedizioni per la conquista delle regioni meridionali del continente americano. Le popolazioni locali, che avevano ben accolto gli Spagnoli, furono ridotte in semischiavitù con l’introduzione dell’encomienda. Inclusa nel vicereame del Perù (1542), la regione del Plata fu costituita in adelantazgo (1544), in virtù del quale un privato che conquistava a proprie spese un territorio riceveva in cambio poteri di governatore e privilegi ereditari. Nel 1591 la regione del Plata fu costituita in gobernación e affidata a H. Arias de Saavedra, che ottenne da Madrid la divisione del P. dalla regione del Plata (1617).
Dal 17° sec. i gesuiti iniziarono a costituire le proprie missioni (reducciones) lungo il fiume Paraná. Privo dei metalli preziosi, il P. rimase economicamente sottosviluppato, oltre che soggetto a una rigida dipendenza amministrativa. Nel 1721 il governatore José de Antequera prese le armi contro le autorità coloniali; giustiziato Antequera (1731), la ribellione dei comuneros proseguì con Fernando Mompó de Zayas e fu debellata nel 1735. Con la costituzione del vicereame del Río de la Plata (1776) per il P. scomparve ogni autonomia; la capitale Buenos Aires controllava le esportazioni paraguaiane su cui imponeva pesanti tariffe doganali e la situazione non migliorò quando la regione fu costituita in intendencia del nuovo vicereame (1782). Analogo status ebbero (1803) i territori che erano stati retti dai gesuiti fino alla loro espulsione (1767).
Scoppiata nel maggio 1810 a Buenos Aires la rivoluzione antispagnola, il governatore del P., Bernardo de Velasco, convocò ad Asunción un cabildo abierto che decise di riconoscere la sovranità del Consiglio di reggenza spagnolo e di mantenere relazioni cordiali con Buenos Aires, senza però accettarne l’autorità. Conseguita l’indipendenza nel 1811, un Congresso nazionale affidò il potere a una giunta formata dai militari P.J. Caballero e F. Yegros e dall’avvocato J.G. Rodríguez de Francia. Nel 1813 fu proclamata la Repubblica del P., sotto l’autorità dei consoli Yegros e Francia; un anno dopo Francia fu nominato dittatore supremo per 5 anni e infine, nel giugno 1816, dittatore perpetuo.
Sottoposti gli Spagnoli a un regime di dura discriminazione, Francia eliminò come forza politica anche i grandi proprietari creoli; alcuni di essi, che avevano organizzato un complotto per deporlo (1820), furono scoperti, messi a morte e spogliati delle terre e degli schiavi, che entrarono a far parte del patrimonio nazionale. Proibita ogni attività politica, vietata la circolazione di libri e giornali, spogliata la Chiesa dei suoi privilegi, il P. fu tenuto in un quasi totale isolamento. Morto Francia (1840), il potere fu affidato a due consoli finché non fu promulgata una nuova Costituzione (1844), che attribuiva enormi poteri al presidente; a tale carica fu elevato uno dei consoli, C.A. López, che governò con metodi dittatoriali fino alla morte (1862). Per questioni di confine rimasero difficili i rapporti con il Brasile, ma soprattutto con l’Argentina, che solo dopo la caduta del dittatore J.M. de Rosas riconobbe l’indipendenza del P. e pose fine al suo isolamento.
Morto López, la presidenza fu assunta da suo figlio Francisco Solano. Desideroso di affermare il ruolo del P. negli equilibri della regione del Plata, in risposta all’invasione dell’Uruguay da parte di truppe brasiliane (1864), ordinò al suo esercito di occupare la regione brasiliana di Mato Grosso, quindi dichiarò guerra anche all’Argentina. Nel 1865 Brasile, Argentina e il governo uruguaiano firmarono il trattato della Triplice Alleanza per sconfiggere López: la guerra del P. si concluse solo con la morte del presidente (1870) e costò al paese quasi metà della sua popolazione e perdite territoriali.
Dopo la promulgazione di una nuova Costituzione (1870), ebbe inizio una fase di grande instabilità politica; l’Asociación Nacional Republicana (ANR, detta anche Partido colorado), conservatrice e filobrasiliana, riuscì a prevalere sul filoargentino Partido liberal e tentò di risollevare la disastrata economia del paese favorendo la produzione per i mercati esteri (pelli, tabacco, mate, tannino e legname).
L’insurrezione militare del generale B. Ferreira inaugurò nel 1904 il predominio dei liberali. La concessione di incentivi alla libera impresa e agli investimenti esteri rese possibile il rifiorire dei latifondi, di cui beneficiarono soprattutto le compagnie britanniche, francesi e argentine. La presidenza di E. Schaerer (1912-16) seppe trarre profitto dalla accresciuta domanda di prodotti paraguaiani in seguito alla Prima guerra mondiale.
Sotto il presidente E. Ayala (1924-28) una legislazione speciale mirò a creare una classe di piccoli proprietari e a favorire la colonizzazione delle regioni periferiche; tale progetto fu portato avanti in particolare nella regione del Chaco Boreale, per il cui possesso era in corso da anni una disputa con la Bolivia; al contrasto non erano estranei gli interessi di alcune compagnie petrolifere statunitensi convinte dell’esistenza di importanti giacimenti nella regione contesa. Nel 1932 iniziarono le ostilità (➔ Gran Chaco) che si protrassero per 3 anni. Il P. ne uscì vittorioso ma il prezzo da pagare fu una crescente influenza dei militari nella vita politica del paese, culminata nel 1954 con il golpe che portò al governo il generale A. Stroessner.
Con l’ausilio del Partido colorado, Stroessner mantenne il potere per oltre 30 anni, dando vita a un regime sanguinario. I tratti autoritari del regime non si attenuarono neppure dopo l’approvazione di una nuova Costituzione (1967). La repressione e la sistematica violazione dei diritti umani praticate dal regime contro gli oppositori indussero nel corso degli anni 1970 l’amministrazione statunitense del democratico J. Carter a ridurre gli aiuti al P.; Stroessner si avvicinò pertanto al Brasile, a sua volta retto da un regime autoritario. Il dittatore fu infine rovesciato nel 1989 dal golpe guidato dal generale Andrés Rodríguez, che legalizzò i partiti e fu eletto presidente nel 1989. Poggiando sulla tradizionale alleanza tra partito, forze armate e burocrazia, ma prestando maggior ascolto alle richieste di imprenditori e grandi proprietari, il nuovo governo continuò nella politica di blocchi salariali e rifiutò di affrontare il tema della riforma agraria.
Dal 1993, con la vittoria di J.C. Wasmosy, il governo tornò in mano ai civili. Nel 1996 la lotta interna ai colorados sfociò nel tentato colpo di Stato del generale L. Oviedo, comandante in capo dell’esercito, poi candidatosi, grazie all’appoggio delle forze armate e a un ampio seguito popolare assicuratogli dai suoi programmi di stampo populistico, alle presidenziali del 1998. Arrestato su ordine di Wasmosy, Oviedo fu poi condannato da un tribunale militare speciale a 10 anni di reclusione per il fallito tentativo golpista. Le elezioni furono comunque vinte dai colorados e la presidenza andò a R. Cubas-Grau, che dispose subito la scarcerazione di Oviedo. Il rilascio di Oviedo e, soprattutto, l’assassinio del vicepresidente L.M. Argaña, i cui mandanti furono indicati in Cubas-Grau e nello stesso Oviedo, portò i 2/3 del Congresso a votare l’avvio dell’impeachment per il presidente (che fuggì in Brasile, mentre Oviedo riparava in Argentina). La presidenza fu assunta allora dal presidente del Congresso, il senatore del Partido colorado L. Gonzáles Macchi.
Dopo un nuovo tentativo di colpo di Stato dei militari fedeli a Oviedo, nel 2002 un netto peggioramento delle condizioni economiche innescò gravi disordini sociali. Nel 2003 le nuove elezioni presidenziali furono vinte da N. Duarte Frutos, del Partido colorado, che formò un governo di coalizione con un vasto programma riformatore sul piano economico e sociale. L’azione governativa fu tuttavia pesantemente ostacolata da scandali, dall’alto tasso di criminalità, dall’opposizione politica contro i piani di privatizzazione. La vittoria nel 2008 dello sconsacrato vescovo cattolico e candidato della coalizione di centrosinistra Alleanza Patriottica per il Cambiamento (APC), F. Lugo, ha posto fine alla lunga serie dei presidenti del Partido colorado. Nel giugno 2012 Lugo è stato destituito dal Parlamento con un voto di impeachment a larga maggioranza e gli è subentrato il suo vice, F. Franco; alle presidenziali tenutesi nell'aprile 2013 è stato eletto presidente H. Cartes, esponente del Partido colorado, che ha ottenuto il 45,98% delle preferenze contro il 36,93% aggiudicatosi dal contendente, il liberale E. Alegre. Cartes ha composto un governo tecnocratico e conservatore che, nonostante lo sforzo di modernizzazione del P. attraverso la riforma della pubblica amministrazione e l’ammodernamento delle infrastrutture, non si è rivelato in grado di risollevare il Paese dalla grave crisi economica, ciò incrementando il malcontento popolare e l'erosione di consensi in favore delle forze governative. Nell'aprile 2017, a seguito delle violente proteste di piazza esplose nella capitale, Cartes ha dovuto rinunciare al progetto - già approvato in Senato - di una riforma costituzionale che avrebbe consentito a presidenti ed ex presidenti di ricandidarsi per un secondo mandato, contrariamente a quanto disposto dalla Costituzione entrata in vigore nel 1992 dopo la dittatura di Stroessner; nell'aprile dell'anno successivo gli è subentrato M. Abdo Benítez, anch'egli del Partido colorado, che ha ottenuto il 46,5% dei voti. La formazione politica conservatrice si è affermata anche alle consultazioni generali svoltesi nel maggio 2023, con il candidato S. Peña che ha ricevuto il 43% dei consensi subentrando nella carica al presidente uscente, e conquistando la maggioranza in Senato.
L’arte e l’architettura del P., dal 16° sec. fino alla conquista dell’indipendenza, risentono dello stile coloniale spagnolo e dalla presenza degli ordini religiosi missionari (cattedrale di Asuncíon, dal 1544; collegi, ospedali e chiese missionarie dei gesuiti e dei francescani, dalla metà del 16° sec. e nel 17° sec.); forme neoclassiche seguirono, dalla metà del 18° sec., all’apertura del P. verso i commerci internazionali; l’architettura residenziale assunse un aspetto marcatamente spagnolo (facciate decorate con mattoni e con significativi portali) riflettendo il carattere distintivo delle città sul Río della Plata. Dopo il 1811 venne ridisegnato l’assetto urbano della capitale con griglie rettilinee che comportarono la distruzione delle architetture coloniali della città e il rifiuto di stili stranieri, prediligendo edifici a uso pubblico, residenze a schiera con tetti a falde e materiali poveri. Dalla metà del 19° sec. l’architettura fiorì (edificio della dogana, Teatro dell’opera, oratorio di Nostra Signora dell’Assunzione, tra le varie opere di A. Ravizza, ad Asuncíon ecc.) e anche grazie all’impiego di tecnici europei, inglesi in particolare, il paese raggiunse un notevole sviluppo infrastrutturale (stazioni ferroviarie ecc.). Nel 20° sec. influenze dell’art noveau e déco si associarono al monumentalismo accademico prodotto dall’immigrazione di costruttori e maestranze italiane. Le generazioni di architetti locali, formatisi all’estero, introdussero nel paese i dettami del cosiddetto Movimento moderno (anni 1930) e dell’international style (decadi successive). L’opera di architetti quali L.A. Boh, P. Ruggero (negli anni 1960) o S. Feliciangeli (anni 1980), è stata influenzata dalla tradizione nazionale: antiche modalità abitative, aggiornate tecnologie e materiali locali si riscontrano già in opere quali le Terrazas de Villa Marra ad Asuncíon (Feliciangeli, 1982).
Nell’arte figurativa, una ventata innovativa è stata portata dall’attività della ceramista e saggista J. Plá e da suo marito, il pittore e incisore A. Campos Cervera (noto come Julián de la Herrería); sono da ricordare inoltre il pittore C. Colombino e lo scultore H. Guggiari.