La prima età dell’uomo, compresa, in senso stretto, fra la nascita e l’uso completo della parola, ma di solito estesa sino a comprendere la fanciullezza. È suddivisa nei seguenti periodi: neonato (fino al 20° giorno); lattante (dal 20° giorno all’inizio della 1ª dentizione = 6° mese); prima i. (dal 6° mese alla fine della 1ª dentizione = 28°-30° mese); seconda i. (dal 28°-30° mese all’inizio della dentizione definitiva = 6° anno); grande i., o fanciullezza, o età scolastica (dal 6° anno al periodo prepubere = 11°-12° anno). A ognuno di tali periodi corrispondono manifestazioni particolari dell’accrescimento fisico e psichico.
La letteratura per l’i., cioè quella rivolta esclusivamente ai bambini e ai ragazzi, è in rapporto con lo svolgimento del pensiero pedagogico; ciò spiega, da un lato, perché essa appaia soltanto nell’età moderna, verso la fine del 17° sec., con l’affermarsi del concetto della personalità autonoma dell’educando e quindi del fine formativo dell’educazione; e dall’altro perché, pur risentendo delle tendenze letterarie e del gusto propri dei tempi e dei paesi in cui si viene svolgendo, essa abbia un carattere tutto particolare, etico-didascalico, anche quando a trattarla siano non pedagogisti o educatori di professione ma, come nella maggior parte dei casi, scrittori propriamente detti. Infatti, anche se spesso fa largo posto all’immaginazione e all’invenzione, la letteratura per l’i. ha per scopo dominante quello di insegnare divertendo. Ciò non toglie, naturalmente, che in alcuni casi, quando lo scrittore sente a sé congeniale il mondo fanciullesco e quindi riesce a sciogliere ogni schema precettistico al calore della fantasia, si abbiano autentiche opere d’arte: ma queste, allora, oltre che della letteratura per l’i. fanno parte della letteratura universale, come mostrano gli esempi di H.C. Andersen e di Collodi.
La letteratura per l’i. ha i suoi inizi in Francia intorno alla fine del 17° secolo. La letteratura fiabistica, che rivisita racconti di fate desunti dal patrimonio delle leggende popolari e recanti implicita una morale, nasce con la pubblicazione (1682-90) della raccolta ideata dalla contessa M.-C. d’Aulnoy; molto più famosa quella di C. Perrault, nota con il titolo I racconti di Mamma Oca (1697), che comprende fra l’altro le favole di Cappuccetto rosso, Barbablù, Il gatto con gli stivali, Pollicino, Cenerentola ecc. Vicina al tradizionale romanzo d’avventura, ma con un forte impianto pedagogico è l’opera di F. de Fénelon Le avventure di Telemaco (1699). Nel secolo successivo, alla tendenza fiabesca reagì un indirizzo più aderente alla realtà, ma accentuatamente intellettualistico e moraleggiante (S.-F. de Genlis, A. Berquin ecc.), nelle cui opere cominciò ad apparire la figura (destinata ad avere numerosi epigoni) del ‘bambino buono’, astratto e spesso stucchevole compendio di ogni dote e virtù. Con l’Ottocento la letteratura per l’infanzia ebbe ampi sviluppi: mentre S. de Ségur mira a conciliare i motivi fiabeschi con quelli realistici, prevalgono sempre più l’osservazione del vero e l’interesse scientifico, congiunti tuttavia a uno spirito d’avventura, a un gusto per i viaggi, le esplorazioni, le scoperte. Queste tendenze, che trovano nei romanzi di J. Verne la più suggestiva armonizzazione, rimangono alla base della letteratura posteriore, ricca di libri pregevoli, varia di tentativi e di esperienze, anche se scarsa di opere esemplari, fra le quali è comunque da ricordare, per l’enorme successo, Senza famiglia (1878) di H.-H. Malot. Per quel che riguarda il Novecento e oltre, grande fortuna continuano ad avere i volumi di J. de Brunhoff dedicati all’elefantino Babar (il primo è del 1931), pubblicati in tutto il mondo con gli acquerelli originali dell’autore. Un classico della letteratura, non solo destinata ai ragazzi, è Il piccolo principe (1943) di A. de Saint-Exupéry. Fra gli autori contemporanei di libri per ragazzi spicca il nome di D. Pennac.
In Inghilterra i libri per l’i. appaiono verso la metà del 18° sec., quando si affermano le nursery rhymes, rielaborazione letteraria di quelle storielle in rima che le bambinaie erano solite cantare ai bambini, e soprattutto le ‘edizioni a buon mercato’, raccolta di leggende eroiche di carattere popolare, nelle quali l’elemento fantastico è pervaso da uno spirito di positiva fattività; attraverso tali edizioni i ragazzi conobbero due opere già famose presso gli adulti: Robinson Crusoe di D. De Foe e i Viaggi di Gulliver di J. Swift. Ma i primi libri concepiti appositamente per il pubblico giovanile hanno un fine pedagogico e didattico; e di racconti morali è costituita in prevalenza la letteratura del Settecento e dei primi dell’Ottocento (S. Trimmer, M.M. Sherwood, M. Edgeworth, T. Day, ecc.). Nella seconda metà del 19° sec. si inizia a concedere maggiore spazio alla fantasia, come mostrano i numerosi libri per l’i. di Charles e Mary Lamb (ai quali si devono anche i Racconti da Shakespeare, che oltre a essere una felice esposizione ai ragazzi del mondo del grande drammaturgo, diedero grande impulso alla rinascita dell’interesse critico per il teatro elisabettiano). Le opere più famose del nuovo genere, che trovò presto molti seguaci, sono Alice nel paese delle meraviglie (1865) di L. Carroll e Peter Pan nei giardini di Kensington (1906) di J.M. Barrie, nelle quali all’elemento fantastico si accompagna una vena di umorismo che le ha rese celebri anche tra gli adulti. Nel romanzo Il piccolo lord Fauntleroy (1886) di F.E. Burnett (autrice anche del celebre Il giardino segreto, 1909), invece, è già manifesta quella tendenza a umanizzare il fiabesco che nella Casa dei melograni (1891) e in altre novelle di O. Wilde giunge a una raffinatezza decadente. Molte altre opere inglesi di quel periodo sono divenute classici della letteratura per l’i.: basti pensare a Incompreso (1869) di F. Montgomery, tradotto e ristampato ininterrottamente, nonostante fin dalla sua pubblicazione la critica abbia espresso molte riserve sul suo valore, a causa dei toni eccessivamente patetici, oppure ai romanzi di K. Grahame L’età d’oro (1895), Giorni di sogno (1898), Il vento tra i salici (1908), popolarissimi tra il pubblico giovanile ma apprezzati anche da adulti illustri come il presidente americano T. Roosevelt. Enorme successo riscossero anche i romanzi di R.L. Stevenson: soprattutto L’isola del tesoro (1883), ma anche Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886) e La freccia nera (1888). Inoltre sono entrate a far parte del patrimonio di letture dei ragazzi, sebbene non destinate inizialmente a loro, alcune opere di C. Dickens (Oliver Twist, 1838; La canzone di Natale, 1843; David Copperfield, 1850; Grandi speranze, 1860-61) e ancor più Il libro della giungla (1894), Il secondo libro della giungla (1895), Capitani coraggiosi (1897) e Kim (1901) di J.R. Kipling. A cavallo fra Ottocento e primi del Novecento, devono essere ricordate E. Nesbit, che diede alle stampe una fortunata trilogia dedicata alle avventure della famiglia Bastables (I cercatori di tesori, 1899; I fortunati, 1901; Nuovi cercatori di tesori, 1904) e altri famosi romanzi per bambini, e la scrittrice di origine ungherese E. Orczy, autrice, a partire dal 1905, di una serie di romanzi ambientati nell’epoca della Rivoluzione francese, con protagonista il personaggio della Primula Rossa. Un successo straordinario hanno avuto, e hanno ancora, i libri di B. Potter che, tradotti in 25 lingue, hanno venduto 35 milioni di copie soltanto in inglese; al suo apparire, nel 1901, La storia di Peter Coniglio (poi seguita da una lunga serie di libri dedicati al coniglietto e ad altri personaggi) rappresentò una novità assoluta nella letteratura per l’i.: costava solo uno scellino, era maneggevole e poteva entrare in una tasca, mentre i libri per bambini erano allora ingombranti, pesanti, costosi. Gli autori inglesi che nel 20° sec. hanno scritto opere per ragazzi divenute celebri in tutto il mondo sono numerosi. A.A. Milne, autore di commedie di grande successo, pubblicò per l’infanzia i volumi sull’orsetto Winnie Puh (il primo è del 1926). A P. Travers, si devono le avventure dell’estrosa governante Mary Poppins (il primo volume è del 1934), tuttora fra i best-seller. J.R.R. Tolkien, grande studioso di letteratura inglese medievale, scrisse per i ragazzi Lo Hobbit (1936), che costituisce il nucleo intorno al quale si sviluppò poi la trilogia del Signore degli anelli (1954-55), una saga cavalleresca destinata agli adulti ma letta da grandi e piccoli; Tolkien è anche l’autore delle Avventure di Tom Bombardil (1962). M. Norton è la creatrice degli Sgraffignoli, creature fantastiche protagoniste di romanzi di successo (Sotto il pavimento, 1952; Ai piedi dell’erba, 1952; In teiera sull’acqua, 1955), e di Pomi d’ottone e manici di scopa (1957). M. Sharp è da almeno due generazioni fra gli autori preferiti dai ragazzi britannici; sono suoi Bianca e Bernie nel castello nero (1959) e Nuove avventure di Miss Bianca (1962). Tra i romanzi per ragazzi di R. Dahl, tradotti in tutto il mondo, ricordiamo Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1964), Il grande ascensore di cristallo (1972), Gli sporcelli (1980), Il GGG, il grande gigante gentile (1982), Le streghe (1983), Matilde (1988). Celebri anche i romanzi di A. Fine, che affrontano un tema classico della letteratura per ragazzi: il maternage, cioè il prendersi cura dei più piccoli (Bambini di farina, 1992; Mrs. Doubtfire, 1988). Ma il successo è senz’altro quello raccolto da J.K. Rowling con la saga del maghetto Harry Potter, il cui primo volume (Harry Potter e la pietra filosofale) è uscito nel 1998 e che nel 2008 contava 7 volumi.
Dalla letteratura inglese per l’i. ha tratto impulso, nel 19° sec., quella americana. Molti classici per ragazzi vengono dagli USA, a partire da La capanna dello zio Tom (1851) di H. Stowe. Basti pensare ai celeberrimi romanzi Le avventure di Tom Sawyer (1867) e Le avventure di Huckleberry Finn (1884) di M. Twain, caratterizzati da una vivace vena umoristica; alle storie di L.M. Alcott (Piccole donne, 1868; Piccole donne crescono, 1869; Piccoli uomini, 1871; I ragazzi di Jo, 1886), con la loro visione della vita ispirata a un ottimismo puritano; ai libri di L.F. Baum, soprattutto Il Mago di Oz (1900), in cui predomina l’invenzione fantastica. Enorme seguito, più in Europa che in madrepatria, hanno avuto i romanzi di J. London: Il richiamo della foresta (1903); Zanna Bianca (1906); Martin Eden (1909). Fortunatissima fu la serie della canadese L.M. Montgomery, con l’orfanella Anna come popolare protagonista (il primo volume è del 1908), i cui lavori migliori furono tuttavia Emily della Luna Nuova (1923), di ispirazione autobiografica, e soprattutto il romanzo di formazione Marigold (1929). Di grande successo anche le storie di Tarzan (a partire da Tarzan delle scimmie, 1914) e gli altri romanzi di avventura e di fantascienza di E. Rice Burroughs. Da menzionare anche H. Lofting (La storia del dottor Dolittle, 1920), in quanto anticipatore di una tematica, la solidarietà con gli animali, venuta di moda in seguito. In tempi più recenti, le opere di R. Scarry, autore di oltre 250 libri tradotti in più di 30 lingue e che solo negli USA hanno venduto un numero di copie superiore a 100 milioni, guidano i bambini alla scoperta del mondo attraverso le vicende di un gruppo di animaletti personificati (Il libro delle parole, 1963; In giro per il mondo, 1965; Primo dizionario, 1966; Il libro dei numeri, 1975; Il secondo libro delle parole, 1980).
Per quanto riguarda la letteratura tedesca, il primo libro stampato e illustrato appositamente per bambini e ragazzi fu l’Universo figurato delle cose sensibili di Comenio, pubblicato a Norimberga nel 1654. La letteratura per l’i. si diffuse, però, verso la metà del 18° secolo. Dopo un iniziale influsso di quella francese e inglese, acquistò presto un carattere proprio, conforme alle dottrine pedagogiche dominanti: si hanno così, più che racconti morali, racconti educativi e in largo senso scientifici, scritti per lo più da pedagogisti (J.B. Basedow, J.H. Campe ecc.). A questa tendenza fece seguito, come altrove, con l’avvento del Romanticismo, quella fiabesco-fantastica. Un primo passo in questo senso è costituito da rielaborazioni dei vari canzonieri popolari a opera di poeti e letterati: notevoli specialmente quelle di E.T.A. Hoffmann. Ma la decisiva affermazione della narrazione fantastica è segnata dalle novelle di Jakob e Wilhelm Grimm, leggende e racconti popolari raccolti a scopo filologico, ma divenuti classici della letteratura per l’infanzia. Altri autori trassero argomento per i loro libri dal mito dei Nibelunghi o dal repertorio mitologico-leggendario dell’età classica; altri ancora si rivolsero alla storia contemporanea. Alla vita infantile qual è nella realtà, perché il piccolo lettore apprenda a orientarsi, si ispirano i racconti in versi di Pierino Porcospino (1847) di H. Hoffmann, uno dei libri più popolari, non soltanto in Germania. Tra il primo e il secondo dopoguerra, lo scrittore e poeta E. Kästner, esponente del movimento della Neue Sachlichkeit, pubblicò alcune opere per ragazzi di grande successo, tra le quali Emilio e i detectives (1929), Antonio e Virgoletta (1930), Emilio e i tre gemelli (1934), La conferenza degli animali (1949). Nella seconda metà del 20° sec. hanno avuto diffusione e successo internazionali i libri di M. Ende: Le avventure di Jim Bottone (1960), La terribile banda dei 13 pirati (1962), Momo (1971) e soprattutto La storia infinita (1979). Fra i più importanti scrittori contemporanei per ragazzi è l’austriaca C. Nöstlinger (Il bambino sottovuoto, 1975; Due settimane a maggio, 1985; Il nuovo Pinocchio, 1988). Da ricordare infine, fra i libri proposti ai ragazzi di tutto il mondo, anche se esula, ovviamente, dal genere della letteratura a essi dedicata, il Diario di Anne Frank, la ragazza ebrea tedesca morta nel campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen, pubblicato per la prima volta nel 1947 e poi, in edizione integrale, nel 1991.
Il mondo fanciullesco appare rivissuto in piena libertà fantastica in due scrittori scandinavi: nel danese H.C. Andersen, autore di delicatissime Fiabe (1835-72); e nella svedese S. Lagerlöf, di cui va ricordato soprattutto il Viaggio meraviglioso di Nils Holgersson attraverso la Svezia (1906-07). A. Lindgren acquisì fama mondiale con Pippi Calzelunghe (1945), seguito dalla serie di gialli di Kalle Blomkvist (1946-53), da Mio piccolo Mio (1954), Karlsson sul tetto (1955), Rasmus e il vagabondo (1956), Vacanze nell’Isola dei Gabbiani (1964), I fratelli Cuordileone (1973) e Ronja (1981). La saga dei Mumin, piccoli troll dal pelo candido che vivono in una valle paradisiaca, ha reso celebre la finlandese T. Jannsson, autrice di Magia di mezz’estate (1954), Magia d’inverno (1957), Il cappello del gran Baum (1968).
In Russia la prima rivista per fanciulli iniziò le pubblicazioni nel 1785. Nel 19° sec. furono numerose le raccolte di racconti e di favole: ricordiamo soltanto le fiabe di A. Puèkin e i racconti di A. Ãechov e L. Tolstoj (fra l’altro i Quattro libri di lettura). Agli inizi del Novecento assai attivo nella creazione di una letteratura per l’i. fu M. Gor´kij; contemporaneamente apparvero molte traduzioni di opere occidentali (M. Twain, G. Sand, L. Carroll, E. De Amicis ecc.). Dopo la rivoluzione tale letteratura seguì due vie: libri di racconti e di versi scritti appositamente per ragazzi, e adattamenti di opere non scritte propriamente per loro (tra i poeti vi fu anche V. Majakovskij, con poesie per ragazzi di colorito politico-sociale).
Tra i classici del genere è da ricordare I ragazzi della via Pál (1907) dell’ungherese F. Molnár, che ebbe un’enorme diffusione. Tradotto in tutto il mondo, il libro narra la storia della lotta fra due bande di ragazzi per la conquista di uno spazio libero per i giochi: antesignano in tal senso del tema del diritto al gioco dei bambini, soffocati dal cemento delle città moderne.
Il primo testo da ricordare è Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de’ peccerille di G. Basile (postumo, 1634-36), conosciuto anche come Il Pentamerone perché elenca 50 favole narrate in 5 giorni da 10 vecchie. La raccolta ispirò i favolisti successivi ed ebbe ampia diffusione nel 19° sec., in concomitanza con l’affermarsi della cultura romantica e del suo interesse per la favolistica, da una parte, e per la letteratura popolare, dall’altra. Tuttavia una vera e propria letteratura per l’i., come genere a sé, nacque solo sullo scorcio del 18° sec., in pieno fervore di studi e riforme pedagogiche. A lungo perseguì (per es. nelle opere del padre F. Soave, di G. Taverna, di L.A. Parravicini autore del Giannetto, 1837) fini strettamente educativi, cui si aggiunsero, durante il Risorgimento, intenti patriottici e in largo senso sociali. Nella stessa epoca cominciava ad apparire anche la stampa periodica per ragazzi: nel 1834 Il Giovedì; nel 1837 le Letture per i fanciulli in appendice alla Guida dell’educatore di R. Lambruschini, al quale si deve la scoperta del maggiore scrittore di questo periodo, P. Thouar, nei cui racconti il fine morale e patriottico si armonizza con un’affettuosa tenerezza per il mondo infantile. Thouar ebbe numerosi seguaci e imitatori (G. Tarra, A. Alfani, P. Fanfani, C. Percoto), nei quali però le doti del maestro cominciano a decadere nel convenzionale.
A fini eminentemente educativi restano fedeli le prime opere di Collodi (pseudonimo dello scrittore C. Lorenzini), come Giannettino (1875) o Minuzzolo (1876). Si liberano invece dalle pastoie didattiche le sue Avventure di Pinocchio (1883), che presentano, in un quadro singolarmente vivo e in una prosa rapida e schietta, una felice commistione di realtà e fantasia. Pinocchio rimane il più famoso libro italiano per ragazzi, cui si è rifatta una serie innumerevole di imitatori, fra cui Collodi nipote (P. Lorenzini, autore di Sussi e Biribissi, 1902).
Nel 1886 usciva Cuore, di E. De Amicis, che celebra, sebbene con toni talora patetici, la dignità e la poesia della scuola, intesa come fondamento della vita civile e sociale. Né va dimenticata l’opera modesta, ma illuminata da una profonda simpatia umana, di I. Baccini (Le memorie di un pulcino, 1875). Veniva così formandosi in Italia, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, quel nuovo clima in cui il fanciullo trovava libera espressione e che poteva suggerire alla pedagogia, ancora irrigidita in schemi positivistici e nei catechismi morali, il sospetto del suo errore didattico e della sua scarsa comprensione dell’anima infantile. È questa l’epoca di Vamba (pseudonimo dello scrittore L. Bertelli), che aprì alla gioventù italiana le pagine del suo Giornalino della domenica (Firenze 1906-11, 1918-24) e pubblicò accanto a esso molti libri, tra i quali ebbero particolare successo Il giornalino di Gian Burrasca e Ciondolino. L’opera di Vamba fece scuola: a essa si riallacciano numerosi scrittori, fra cui Fiducia (A. Cagli Della Pergola), Omero Redi (E. Pistelli), G. Fanciulli, e Yambo (E. Novelli), fervido assertore del diritto dei ragazzi a una vita libera, creativa, e autore di molti libri di avventure (Due anni in velocipide, Ciuffettino ecc.). Una notevole funzione educativa ebbero anche le storie pubblicate nel Corriere dei piccoli, fondato nel 1909 come supplemento domenicale del Corriere della sera, cui collaborarono scrittori e illustratori di valore. Al senso dell’avventura e dell’ignoto si informa, invece, tra Ottocento e Novecento, la copiosa produzione romanzesca di E. Salgari.
Nel Novecento la letteratura italiana per ragazzi è venuta arricchendosi di opere in cui il reale e il fantastico mostrano la loro intima unità, riducendosi il secondo alla valorizzazione o idealizzazione del primo, e in cui pertanto le esigenze essenziali dello spirito infantile si conciliano con gli intenti in largo senso educativi. Fra gli autori di romanzi, racconti, libri di avventure e di viaggi dedicati ai ragazzi spiccano anche nomi illustri della letteratura per adulti, da L. Capuana e S. Gotta (autore del fortunatissimo Il piccolo alpino), a I. Calvino, G. Arpino, E. Morante. Fra i poeti, possono essere ricordati G. Gozzano, M. Moretti, A.S. Novaro, D. Valeri, A. Gatto, T. Scialoja. Un posto a parte occupa G. Rodari che, a partire da Il libro delle filastrocche (1950) fino a C’era due volte il barone Lamberto (1978), seppe unire nelle sue raccolte di poesie e di fiabe, come nei suoi romanzi, intenti pedagogici e felici invenzioni fantastiche e umoristiche. Altri nomi celebri sono stati in passato quelli di Térésah (T. Ubertis Gray), Zia Mariù (P. Lombroso), M. Pezzè Pascolato, A. Vertua Gentile, M. Dandolo. Attualmente il settore della letteratura giovanile gode di un ampio successo, come dimostra la fortuna di diverse iniziative editoriali e delle rassegne specializzate, fra le quali la Fiera del libro per ragazzi, che si svolge ogni anno a Bologna. Fra gli scrittori maggiormente seguiti si possono ricordare R. Piumini, R. Denti, M. Argilli, M. Milani, B. Pitzorno, D. Ziliotto. Notevole è il successo di Geronimo Stilton, il topo ideato da Elisabetta Dami, protagonista di storie a fumetti tradotte in oltre trenta lingue. Va infine notato che, se si è largamente diffusa, sull’esempio americano nonché per influsso del cinema, una pubblicistica per ragazzi a carattere avventuroso o ‘giallo’, nella quale alla parola si sono quasi del tutto sostituiti l’immagine e il disegno figurato in serie, si è però anche venuta affermando la tendenza, non soltanto scolastica, a far conoscere ai giovani, attraverso opportune scelte e presentazioni, opere dei più noti scrittori contemporanei, prima riservate ad altro ordine di lettori: da quelle di N. Savarese, A. Moravia, F. Jovine, a quelle di D. Buzzati e di M. Rigoni Stern.
L’educazione moderna non considera più l’i. come l’età di un essere immaturo, quasi fosse un adulto incompleto, ma quella di un essere avente una sua individualità e caratteristiche proprie. La formazione della personalità, nell’età infantile, può essere influenzata, in senso positivo o negativo, dal comportamento dei genitori e dall’ambiente familiare, nonché dalle caratteristiche educative delle istituzioni sociali che accolgono il bambino. Verso i 3 anni la famiglia non è più in grado da sola di assicurare lo sviluppo della socialità; spetta allora a particolari istituzioni di completare, integrare, o addirittura correggere, l’opera domestica. Ovunque, la scuola dell’i., proposta per questa fascia d’età ha perso, a livello sia teorico sia legislativo o pratico, le connotazioni prettamente assistenziali delle origini, per assumere un carattere formativo, indirizzato verso obiettivi cognitivi, affettivi e di costruzione della personalità.
In Italia la scuola dell’i. è regolata dall’art. 2 della l. 53/2003 secondo il quale essa contribuisce alla formazione integrale dei bambini e, nella sua autonomia e unitarietà didattica e pedagogica, realizza la continuità educativa con la scuola primaria. Possono iscriversi i bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni e il monte ore annuale delle attività è fissato da un minimo di 875 a un massimo 1700 ore. Il quadro pedagogico, didattico e funzionale in cui si inserisce la scuola dell’i. è delineato dalle indicazioni nazionali contenute all’allegato A del d. legisl. 59/2004.
Durante l’i. avvengono esperienze affettive fondamentali che condizionano tutta la vita successiva. Secondo S. Freud l’evoluzione psichica dell’individuo nell’i. comporta un passaggio dal dominio incontrollato del principio di piacere (dalla nascita ai 2 anni) alla graduale affermazione del principio di realtà (dai 3 ai 6 anni). Freud postulò inoltre l’esistenza di una sessualità infantile legata alle funzioni vitali del corpo e dominata nelle varie fasi dello sviluppo da una particolare zona erogena: la bocca (fase orale, dalla nascita ai 18 mesi), la mucosa anale (fase sadico-anale), gli organi sessuali (fase fallico-edipica, dai 3 ai 5 anni). Nella fase di latenza, che dura sino alla pubertà, vi sarebbero una stasi delle pulsioni sessuali e una prevalenza degli interessi sociali.
L’i. è anche l’età in cui si compiono tappe fondamentali nello sviluppo dell’intelligenza e delle facoltà cognitive (percezione, linguaggio e pensiero). Questo percorso evolutivo è stato studiato in particolare da J. Piaget. Secondo la sua teoria, appena nato il bambino vive in una completa fusione con l’ambiente. Progressivamente impara la distinzione tra sé stesso e la realtà fisico-sociale, e attraverso l’apprendimento del linguaggio scopre la possibilità di usare simboli. Tra i 4 e i 6 anni sviluppa il pensiero intuitivo, che ha tratti simili a quello dei ‘primitivi’ (animismo, antropomorfismo, realismo). Tra i 7 e gli 11 anni si sviluppa il pensiero operativo, basato su dati concreti e immagini mentali e successivamente, dagli 11 anni in poi, su operazioni logico-matematiche e concetti astratti.
I. spirituale Nella teologia cattolica, stato di vita ascetica che presenta le virtù proprie, per natura, dell’i.: innocenza, semplicità, sincerità, fede, umiltà, abbandono; è in relazione con l’ammonimento evangelico di farsi fanciulli per possedere il Regno dei cieli. Vangeli dell’i. di Gesù Sono detti vangeli canonici dell’i. di Gesù i primi due capitoli di Matteo e di Luca, dipendenti ciascuno da tradizioni proprie. Più comunemente per Vangeli dell’i. di Gesù si intende un gruppo di vangeli apocrifi, di cui i più noti sono il Protovangelo di Giacomo, il Vangelo dell’infanzia di Tommaso (distinto dal Vangelo di Tommaso gnostico), il Libro della natività di Maria, Storia di Giuseppe falegname.