sapone Nome con cui si indicano i sali degli acidi carbossilici con una lunga catena di atomi di carbonio, ottenuti generalmente da materie prime di origine naturale e usati principalmente come detergenti.
I s. sono noti da tempi antichi: i Galli li preparavano con sego, cenere e calce, e li usavano come cosmetici; pare che Galeno ne abbia per primo indicato l’uso come detergenti in sostituzione della liscivia. Nel Medioevo, Marsiglia e Savona furono i principali centri di produzione, seguite poi da Venezia, Genova e Alicante. I progressi della chimica nel 19° sec. portarono su basi scientifiche la fabbricazione dei s., che si diffuse ovunque. La produzione dei s. solidi ha poi subito un calo in seguito all’affermazione dei detergenti sintetici (➔ detergenti).
Il potere detergente dei s., che prima si attribuiva a fenomeni di idrolisi con liberazione di alcali caustici, è dovuto alle loro proprietà tensioattive, cioè alla capacità che le loro soluzioni posseggono di ‘bagnare’ le fibre dei tessuti più di quanto le bagni il sudiciume, che pertanto viene distaccato in piccole particelle che poi sono emulsionate e allontanate con un debole sfregamento. Se alla soluzione di un s. si aggiunge quella di un sale alcalino-terroso, terroso o metallico, si ha precipitazione del s. metallico insolubile in acqua. Se pertanto si usa per la lavatura acqua contenente calcio o magnesio (acqua dura), non si otterrà schiuma e non si esplicherà potere detergente finché non siano precipitati il calcio e il magnesio sotto forma di s. insolubili. Si dice comunemente perciò che le acque dure lavano male e consumano molto s., e quando si debbano usare grandi quantità di questi prodotti risulta conveniente addolcire previamente l’acqua dura o usare detergenti non sensibili alla presenza di calcio e magnesio.
Le materie prime usate nell’industria saponiera sono i grassi di origine vegetale (olio d’oliva, di semi, di palma, di cocco ecc.) e animale (sego, olio di ossa, di pesce ecc.) e gli acidi grassi ricavati dalla loro scissione. Salvo pochi casi, i s. del commercio non sono ottenuti da un solo acido grasso ma piuttosto da una miscela; ciò perché con una miscela è più facile ottenere le varie caratteristiche (di solubilità, velocità, dissoluzione, facilità a formare schiuma, consistenza, stabilità ecc.) richieste dai prodotti del commercio.
Gli alcali sono usati sotto forma di idrossido (soda, potassa caustica) per saponificare i grassi, sotto forma di carbonato per neutralizzare gli acidi; i s. al sodio sono duri, quelli al potassio molli. I s. di sodio e di potassio sono solubili in alcol, mentre con l’acqua formano soluzioni colloidali, come provano la precipitazione per aggiunta di elettroliti, l’indipendenza del punto di ebollizione dalla concentrazione, la debole conducibilità elettrica.
L’operazione con cui si trasformano i grassi e gli oli naturali in s. (saponificazione, termine che più generalmente in chimica organica indica un processo di idrolisi, per es., di un estere, specialmente se catalizzato da basi) consiste nell’idrolisi degli esteri della glicerina con gli acidi grassi superiori (oli e grassi) effettuata con soluzione acquosa di idrossido di sodio: si formano glicerina e sapone.
L’idrolisi dei gliceridi per la fabbricazione degli acidi grassi può avvenire in maniera continua o discontinua, operando con vapore sotto pressione o con acqua in presenza di catalizzatori (acidi minerali, acidi organici, basi) o con enzimi. Il sistema più usato è quello che avviene in presenza di catalizzatori (anziché acidi minerali, che provocano corrosione, si usano di solito alcuni acidi solfonici aromatici e gli ossidi di calcio, di magnesio, di zinco ecc.); di norma s’introduce in autoclave il grasso da saponificare, con acqua (30-60%) e con il catalizzatore (12%) e si riscalda a 140-150 °C. L’idrolisi si completa in alcune ore, dopo di che si separano due strati, l’uno acquoso contenente disciolta la glicerina e l’altro costituito dalla miscela di acidi grassi; questi ultimi si purificano distillandoli sotto vuoto o in corrente di vapore o per solidificazione frazionata.
Qualunque sia il procedimento, il s. fluido restato in caldaia dopo la liquidazione viene decantato per mezzo di un tubo a snodo, che si fa pescare nella massa, ed è avviato alle presse di raffreddamento dalle quali esce in grosse lastre, poi tagliate in pani e modellate in varie forme con impressione di marche ecc. Il s. fresco modellato contiene circa il 6% di acidi grassi; spesso esso è sottoposto all’essiccazione fino a portarlo a un contenuto del 72% di acidi grassi.
Per i s. da toeletta, per i quali si usano materie prime grasse scelte e una particolare cura nella lavorazione, la massa residua è ridotta in trucioli minuti con piallatrici o in scaglie ottenute per rapido essiccamento di un sottile velo di sapone liquido; i trucioli sono impastati con aggiunta di coloranti e di sostanze profumate, quindi passano a un particolare laminatoio da cui esce un nastro omogeneo che, ulteriormente compresso in una trafila a vite senza fine, assume la forma di una barra continua dalla quale vengono tagliati i pezzi, sagomati e confezionati per il commercio.
Malattie da s. Affezioni della cute e annessi (dermatosi essudative, paronichie ecc.), secondarie al contatto con s. detersivi, dovute al contenuto di alcali, pomice, sostanze coloranti e disinfettanti e all’azione combinata dell’acqua che macera la pelle.