In chimica, aggregato (detto anche miscuglio) di due o più sostanze (componenti della m.) mescolate tra loro, la cui composizione può variare in un intervallo ampio e nel quale ogni componente conserva le sue proprietà chimiche essenziali; ne consegue che le interazioni chimiche tra i componenti di una m. sono o praticamente inesistenti o di natura piuttosto labile (per es., la solvatazione delle molecole di un soluto da parte di quelle del solvente). Se è presente una sola fase si parla di m. omogenee (dette anche soluzioni), altrimenti si hanno m. eterogenee. Per separare i componenti di una m. omogenea si ricorre a metodi basati su cambiamenti di stato (distillazione, cristallizzazione ecc.), mentre per le m. eterogenee sono spesso sufficienti metodi che si basano su effetti meccanici (filtrazione, centrifugazione ecc.).
Nell’uso comune s’intende oggi per m. (quando la parola non sia seguita da altre determinazioni) soprattutto la m. carburante.
M. azeotropica Miscuglio di due o più liquidi che a una data pressione bolle a temperatura costante, cioè ha il punto di ebollizione coincidente con il punto di rugiada (➔ azeotropia).
M. cromica (o misto cromico) Mescolanza, in rapporti variabili, di bicromato potassico e acido solforico concentrato, dotata di energiche proprietà ossidanti; si usa nei laboratori per la pulizia dei recipienti di vetro, di porcellana ecc.
M. frigorifere (o frigorigene) M. di due o più sostanze che mescolandosi danno luogo a un effetto endotermico (basato su processi di soluzione, diluizione, fusione o vaporizzazione); così, mescolando a 0 °C tre parti in massa di ghiaccio tritato con una parte in massa di cloruro sodico, si ottiene una m. a −18 °C; temperature molto basse si possono ottenere mescolando azoto liquido con solventi organici (da −30 °C con bromobenzene a −160 °C con i-pentano).
M. solfonitriche M. a base di acido solforico e acido nitrico impiegate per la nitrazione, processo industriale per la preparazione di nitroderivati (nitroglicerina, nitrocellulosa ecc.) di notevole interesse industriale. Il loro uso è scaturito dall’osservazione che l’acido nitrico da solo è un agente nitrante poco efficace per l’alterazione che i prodotti della nitrazione subiscono durante il processo a causa della presenza dell’acqua; con le m. solfonitriche questa difficoltà si supera tramite rimozione continua dell’acqua prodotta da parte dell’acido solforico. Un altro notevole vantaggio che si ha con l’uso di m. solfonitriche in luogo dell’acido nitrico è la minore corrosione subita dagli impianti e la conseguente possibilità di impiegare l’acciaio comune come materiale di costruzione invece dell’acciaio inossidabile. Per ogni composto da preparare deve essere scelta con la massima attenzione la composizione della m. nitrante, in relazione al rapporto fra i tre costituenti (acido nitrico, acido solforico, acqua). Per la scelta della composizione vale il criterio che alla fine della nitrazione si realizzi un rapporto ottimale fra acido solforico e acqua.