Sostanze che, per il loro contenuto in elementi nutritivi oppure per le peculiari caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche contribuiscono al miglioramento della fertilità del terreno agrario oppure al nutrimento delle specie vegetali coltivate o, comunque, a un loro migliore sviluppo.
La capacità di un terreno di far crescere le piante coltivate in modo che forniscano una elevata quantità di prodotti utili dipende dalle condizioni fisiche (umidità ecc.), chimiche (presenza di sufficienti quantità di composti chimici assorbibili dalle radici ecc.) e biologiche (edafon) del terreno: tali condizioni vengono spesso modificate favorevolmente con la somministrazione di fertilizzanti. Il termine f. comprende prodotti minerali, organici e organo-minerali che si suddividono in concimi e ammendanti e correttivi. Per concime si intende qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, minerale od organica, idonea a fornire alle colture l’elemento o gli elementi chimici necessari per lo svolgimento del loro ciclo vegetativo e produttivo, secondo le forme e le solubilità previste dalla suddetta legge. Per ammendante e correttivo si intende qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, minerale od organica, capace di modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di un terreno.
Sono considerati elementi chimici della fertilità: a) gli elementi principali azoto, fosforo e potassio; b) gli elementi secondari calcio, magnesio e zolfo; c) i microelementi (elementi oligodinamici, oligoelementi) boro, manganese, zinco, rame, molibdeno, cobalto e ferro.
Classificazione in base all’origine Si hanno f. animali, vegetali e minerali (o chimici). I f. animali comprendono il guano, i residui di macellazione, le ossa, il sangue essiccato, le deiezioni zootecniche ecc.; i f. vegetali comprendono i panelli di semi oleosi, inadatti all’alimentazione umana e del bestiame (per es., quelli dei semi di ricino), i residui di orzo della fabbricazione della birra (trebbie), i residui dei vegetali in genere; i f. minerali sono costituiti da prodotti naturali tali quali (nitrato di sodio del Cile, fosforiti, leuciti ecc.) o da prodotti preparati attraverso trasformazione di prodotti naturali (perfosfati ecc.) o da sostanze ottenute per sintesi (nitrato d’ammonio, solfato d’ammonio, calciocianammide ecc.).
Classificazione in base al principio attivo Dal punto di vista dell’elemento ceduto al terreno i f. si distinguono in azotati, fosfatici, potassici, calcici. Nei f. azotati l’azoto può essere presente sotto forma ammoniacale (solfato o cloruro di ammonio), sotto forma nitrica (nitrato di sodio, di calcio, di potassio ecc.) o anche sotto forma di urea; il nitrato d’ammonio è un tipo di f. che contiene a un tempo azoto nitrico e ammoniacale. Uno dei principali problemi della fertilizzazione azotata è posto dalle perdite di azoto: si calcola che circa il 50% dell’azoto somministrato vada perduto per volatilizzazione (per es., l’urea viene idrolizzata dall’enzima ureasi sempre presente nel terreno, con formazione di carbonato d’ammonio e di ammoniaca che volatilizza) o per trasporto e degradazione (per es., il f. azotato si trasforma abbastanza rapidamente in nitrato, soprattutto al di sopra di 10 °C: il nitrato è mobile nel terreno e viene dilavato nei terreni permeabili o denitrificato nei terreni caldi). Poiché l’azoto è più sfruttato se applicato gradualmente o gradualmente liberato nel terreno, sono state studiate resine ottenute dalla polimerizzazione di urea con formaldeide capaci di cedere azoto ammoniacale a poco a poco per una durata anche di mesi (o anni) in funzione del grado di polimerizzazione. L’alto costo del prodotto ne limita l’uso a colture orticole o floreali. Nei f. fosfatici il fosforo è allo stato di acido fosforico salificato, completamente o no, come nel fosfato mono-, bi- e tri-calcico, nel fosfato biammonico ecc. La maggior parte del fosforo applicato come f. non viene immediatamente utilizzato dalle colture in quanto subisce una ‘retrogradazione’, cioè si trasforma in fosfato insolubile che si accumula nel terreno; tale fosfato residuo costituisce, però, una riserva a lungo termine che fa diminuire gli apporti di f. fosfatico necessari, almeno nei terreni più pesantemente concimati. I f. potassici sono a base di sali di potassio, quali il cloruro, il solfato, la leucite, il salino potassico. Anche per il potassio, per il quale i fenomeni di retrogradazione sono più lenti, sembra che si possano avere fenomeni di accumulo nel terreno, sia pure in misura minore che per il fosforo. I f. calcici sono costituiti da sali di calcio (calcare, melme di zuccherificio ecc.), ma sono poco usati perché il calcio è già portato al terreno da altri f. (nitrato di calcio, perfosfati, calciocianammide). I f. composti contengono contemporaneamente due o tre degli elementi f. fondamentali: fosforo e potassio, azoto e potassio, fosforo e azoto, fosforo, azoto e potassio.; possono essere costituiti da composti chimici contenenti nella molecola i diversi elementi f. (fosfato biammonico, nitrato di potassio ecc.) o da miscele preparate riunendo in percentuali diverse i vari fertilizzanti.
Il più diffuso metodo di impiego utilizza f. in forma granulare, opportunamente dimensionati per la somministrazione con apposite seminatrici. Sciogliendosi nella soluzione del suolo, i f. granulari creano per ogni granulo una sfera di elevata concentrazione nutritiva che, se è disposta in prossimità del punto di semina, accresce l’assorbimento da parte dell’apparato radicale, sin dai primi stadi di sviluppo. Un altro vantaggio dei f. granulari è dato dal prolungamento dell’azione per effetto della graduale dissoluzione del granulo con minore retrogradazione dei fosfati.
Molto usati sono anche i f. fluidi, che possono essere in soluzione o in sospensione. Alcuni f. semplici azotati si hanno facilmente sotto forma di liquido omogeneo: urea o nitrato d’ammonio in soluzione, ammoniaca in soluzione o anidra sotto pressione. Il fosforo si usa come polifosfato di ammonio solubile in acqua. Più difficile è avere f. misti in soluzione per la tendenza di alcuni componenti a precipitare, soprattutto a basse temperature, o a reagire con altri o con i recipienti di conservazione. Nei f. in sospensione, la maggior parte di questi problemi non esiste. In futuro è probabile che, malgrado i maggiori costi d’impianto, i f. fluidi prendano il sopravvento sulle altre forme di concimazione, a causa delle economie consentite dalla meccanizzazione di tutte le operazioni d’immagazzinamento e di distribuzione.
L’azoto e il fosforo contenuti nei f. e non utilizzati per la crescita delle piante possono giungere attraverso vari meccanismi di trasporto nei corpi idrici naturali, provocando, specialmente in quelli a debole ricambio (per es., laghi), imponenti fenomeni di eutrofizzazione, con conseguente degradazione ambientale; dosaggi di f. notevolmente eccedenti le effettive esigenze sono, pertanto, da evitare per motivi non solo economici, ma anche di protezione dell’ambiente.