Elemento chimico, di simbolo Co, peso atomico 58,94, numero atomico 27. In natura è diffuso in diversi minerali principalmente come arseniuro, solfuro e solfoarseniuro, in genere associato con il nichel o con il rame o con entrambi (cobaltite, smaltite, linneite ecc.); si ritrovano anche minerali ossidati dei quali il più importante è l’asbolano.
Il c. è presente in tutti i tessuti animali, con concentrazione più alta nel fegato, nei reni e nelle ossa. Il corpo umano ne contiene in media 1,1 mg. Nei vegetali è presente, soprattutto nelle foglie e nei semi. La sola funzione certa del c. nell’uomo è quella che gli deriva dall’essere un componente essenziale della vitamina B12, tuttavia è molto probabile che possa svolgere anche altre funzioni metaboliche, poiché nell’uomo e negli altri animali si trova anche in altri composti.
Il c. è un metallo bianco con riflessi azzurri, malleabile a caldo, fragile a freddo, con permeabilità magnetica relativa al ferro pari a circa due terzi; fonde a 1495 °C e bolle a circa 3000 °C. Si mantiene inalterato all’aria ed è inattaccabile dagli alcali; si discioglie invece negli acidi minerali anche se diluiti. Il metallo ottenuto in forma estremamente suddivisa per riduzione dell’ossido è piroforico. Nei suoi composti il c. presenta generalmente stato di ossidazione +2 ( composti cobaltosi); i composti in cui il c. è presente allo stato di ossidazione +3 ( composti cobaltici) tendono a ridursi a composti del c. bivalente sviluppando ossigeno dall’acqua della soluzione in cui sono sciolte; possono tuttavia esistere allo stato stabile alcuni complessi del c. trivalente, il più noto dei quali è l’ esanitrocobaltato di potassio, K3[Co(NO2)6], sulla cui formazione si basa il saggio di riconoscimento del potassio.
I minerali del c. sono dapprima arrostiti per eliminare lo zolfo e l’arsenico; quindi vengono trattati per ottenere la separazione degli altri elementi presenti (antimonio, rame ecc.); resta così una soluzione contenente soltanto sali di nichel e di cobalto. Da questa precipita il c. sotto forma di idrossido cobaltico, che per calcinazione viene trasformato nell’ossido Co2O3; questo, a sua volta, è ridotto a c. metallico con idrogeno o ossido di carbonio, o è disciolto in acidi per dare sali di cobalto.
I produttori principali mondiali di c. sono il Congo, la Cina, lo Zambia, la Russia e l’Australia. Si trova inoltre in Finlandia, Azerbaigian e Kazakistan. La produzione mondiale è pari a circa 17.000 tonnellate all’anno.
Il c. è utilizzato per leghe magnetiche, per la produzione di acciai legati per alte temperature (per turbine a gas, motori a reazione, apparecchiature chimiche), per preparare leghe resistenti all’usura. Fra i sali di c. sono importanti gli ossidi, usati nell’industria ceramica e vetraria, come siccativi di pitture e vernici, per la preparazione di catalizzatori (per l’idrogenazione catalitica di grezzi petroliferi a scopo desolforante, nella fluorurazione di idrocarburi ecc.).