In geometria, il cono c. indefinito è la superficie (fig. A) che si ottiene facendo ruotare attorno alla retta fissa h (asse) una retta uscente da un suo punto s (vertice) e rigidamente collegata a essa. Le rette a uscenti dal vertice V si chiamano generatrici del c., l’angolo α formato dall’asse e da una generatrice si chiama semiapertura del c. (e l’angolo doppio apertura). Si chiama c. indefinito anche il solido limitato dalla superficie appena descritta. Ogni piano p perpendicolare all’asse sega il c. indefinito secondo un cerchio (sezione normale, c), e la parte di c. indefinito compresa tra il vertice e il piano secante si chiama cono c. finito, o, come nella geometria elementare, semplicemente cono. Il cerchio si dice base, la distanza del vertice dal piano della base altezza, il segmento di ciascuna generatrice compreso tra il vertice e la base lato o apotema del cono.
Misure relative al c.: l=√‾‾‾‾‾‾h2 + ‾‾r2, ove h è l’altezza, r il raggio della base e l il lato; volume = π r2 h/3, area della superficie laterale = π r l; area della superficie totale = π r (l+r).
Misure relative al tronco di c.: volume =π h′(r2+r r′+r′2)/3, ove r, r′ sono i raggi delle basi, h′ la distanza dei piani delle basi; area della superficie laterale = π l′ (r+r′), ove l′ è il segmento di generatrice compreso fra le basi.
Più in generale: data una qualsiasi curva, piana o sghemba c (fig. B) e prefissato un punto V fuori di essa (e fuori del suo piano π se piana) si dice c. o superficie conica di vertice V e direttrice c il luogo delle rette d (generatrici) che passano per V e per i singoli punti di c. Essendo le rette illimitate, il c. risulta costituito da due falde, fra loro opposte al vertice. I c. sono superfici rigate e sviluppabili.
cono C. arterioso di Luschka Sporgenza sulla superficie esterna del ventricolo destro del cuore, presso l’origine dell’arteria polmonare.
cono C. durale Estremità inferiore della dura madre che termina nell’interno del canale sacrale, in forma di c. rovesciato.
cono C. elastico della laringe Segmento inferiore della laringe.
cono C. faringeo Parte della tuba di Eustachio più vicina alla faringe.
cono C. midollare Estremità caudale del midollo spinale.
cono C. d’origine del cilindrasse Formazione protoplasmatica a struttura peculiare e svasata a forma di c., che nelle cellule nervose rappresenta la zona da cui prende inizio il cilindrasse.
cono C. retinici Particolari cellule fotosensibili della retina le quali captano i raggi luminosi e li convertono in eccitamenti visivi che sono trasmessi dai nervi ottici ai centri visivi.
cono C. timpanico Il segmento più laterale della tuba di Eustachio, così detto perché dalla sua estremità timpanica diminuisce progressivamente di calibro fino al punto più ristretto della tuba, detto istmo, da dove si nota una nuova progressiva dilatazione del canale fino alla sua estremità faringea.
In anatomia comparata, cono c. arterioso è, invece, nel cuore venoso o branchiale (Ciclostomi e Pesci, eccettuati i Dipnoi) quel tratto del tronco arterioso provvisto di pliche valvolari endocardiche. Quando, come in alcuni Pesci (Teleostei), la parete del c. mostra una muscolatura potente, come quella del cuore, si parla di bulbo arterioso.
In embriologia, cono c. d’attrazione, piccola estroflessione o protuberanza che presenta il vitello dell’uovo maturo in corrispondenza del punto di penetrazione dello spermatozoo. Una volta giunto a contatto con quest’ultimo, il c. si ritrae, trascinandolo nell’interno del vitello.
In botanica, fiore carpellifero delle Conifere, che nei pini e in altri generi ha forma conica, quando contiene i semi. C. è detto nel luppolo anche il complesso (di forma ovato-conica) dei frutti e delle grandi brattee che li avvolgono.
cono C. gemmario Ramo specializzato a frutto, molto raccorciato, così da sembrare un semplice ingrossamento del ramo sul quale sorge, comune nel carrubo e nel giuggiolo.
Nello studio della radiazione cosmica, si chiama cono c. principale quello avente il vertice nel luogo di osservazione e tale che tutte le particelle aventi energia maggiore di un certo valore critico e contenute nell’interno del c. stesso, possono pervenire all’osservatore; cono c. proibito viene detto, invece, quello avente ancora il vertice nel luogo di osservazione, tale che le particelle fuori di esso non possono pervenire all’osservatore; la regione di spazio compresa tra i due c. è detta zona di penombra.
cono C. vulcanico Edificio roccioso più o meno complesso, che si genera in corrispondenza di una bocca eruttiva di un apparato vulcanico, per l’accumulo dei materiali piroclastici e lavici eruttati. Di dimensioni varie, generalmente a pendio dolce verso la base e più accentuato verso l’alto, spesso incompleto o interrotto a tetto da cratere o caldera sommitali, il c. rappresenta la più diffusa delle tipiche forme degli edifici vulcanici a carattere puntiforme o centrale. I c. formati da soli materiali piroclastici possono essere classificati in c. di ceneri, c. di scorie, c. di pomici ecc. Se generati dall’alternanza di piroclastiti e di lave rientrano nella categoria degli edifici vulcanici a strato. Se costituiti di sole lave gli edifici vulcanici raramente raggiungono forme coniche, ma si mostrano in forma di ‘scudi’, di ‘cupole’ o di ‘espandimenti’. In relazione alla posizione nel vulcano stesso, i c. si distinguono in centrali, laterali, eccentrici, quando si trovino a maggior distanza dall’edificio centrale e manifestino un’attività maggiormente indipendente. Tipi particolari sono i c. avventizi e i c. a recinto, che si formano dentro il cratere maggiore di un apparato vulcanico. Tra il c. interno e quello esterno, che formano appunto il recinto, si forma un vallo ad anello circolare detto anche atrio. Strutturalmente si differenziano i cono c. a sella, nei quali gli elementi eruttati si dispongono a strati anche sul lato interno del cono.