segmento Tratto di linea compreso tra due punti o tratto di un corpo qualsiasi compreso fra due estremi; anche, parte più o meno grande tagliata da un determinato oggetto o corpo.
In antropologia sociale, s. di parentela, s. del clan, s. del lignaggio, tratto di parentela relativo all’unità presa in considerazione.
La nozione di società segmentaria fu adoperata da É. Durkheim per indicare società caratterizzate da una coesione di tipo meccanico e dunque fondate sull’interazione di gruppi tra loro omogenei perché dotati di analoghi sentimenti, credenze e valori. Mentre Durkheim non si soffermava sulla natura di tali gruppi, l’antropologia sociale britannica dei decenni successivi elaborò una precisa teoria dei sistemi segmentari. I lavori di E. Evans Pritchard sui Nuer del Sudan e in seguito quelli di M. Fortes sui Tallensi del Ghana, di P. e L. Bohannan sui Tiv o di E. Gellner sulle società tribali dell’Africa settentrionale presentano un modello preciso di organizzazione sociopolitica di società acefale, prive cioè di una struttura centralizzata di potere. Secondo tale modello, le società si fondano sulla contrapposizione di s. di lignaggio che organizzano e controllano il territorio. In un certo momento e in una determinata sezione del territorio, un s. di lignaggio (per es., un uomo e i suoi figli maschi) si contrappone a un s. in tutto analogo (un uomo, fratello del primo, e i suoi due figli maschi, cugini dei precedenti). In una fase successiva gli stessi s. (e dunque le stesse persone) possono riaggregarsi in un’unità più ampia che, a sua volta, si contrappone a un’unità analoga, appartenente al medesimo lignaggio. Il sistema politico-territoriale si fonda, dunque, sull’opposizione bilanciata e complementare di s. di gruppi unilineari di discendenza, che organizza la distribuzione dei gruppi sul territorio definendone i reciproci rapporti di forza. Elemento tipico di una simile contrapposizione è l’istituzione della faida (➔) attraverso la quale si dà espressione ai processi di fissione e fusione delle unità politiche e territoriali.
Il modello fu criticato negli anni 1960 e 1970 da studi che ne mostrarono l’incapacità di dare conto sia delle concrete forme di distribuzione dei gruppi sociali sul territorio, sia delle reali interazioni politiche tra tali segmenti. In seguito tale modello non venne più interpretato come un sistema di organizzazione rigida dei rapporti politici e sociali tra concreti gruppi di discendenza; piuttosto si preferì vedere in esso un linguaggio altamente ideologico, nel quale gli attori sociali fornivano una classificazione del proprio universo politico. Da un tale punto di vista, l’associazione tra sistema segmentario e organizzazione unilineare della discendenza non appariva più necessaria; tanto che la logica segmentaria venne successivamente applicata anche a contesti sociali privi di gruppi corporati di discendenza.
Singola parte di una foglia composta (detta anche, in tal caso, fogliolina) o di altro organo omologo, divisa dalle altre fino alla nervatura mediana o fino alla base della lamina.
Ciascuna delle diverse sezioni in cui può pensarsi suddiviso un programma (➔) applicativo, in genere di notevole lunghezza; è trattato unitariamente o dal punto di vista della stesura (s. logico) in fase di programmazione, o dal punto di vista dell’occupazione della memoria principale di un calcolatore (s. fisico), qualora questa, non potendo contenere l’intero programma, debba essere caricata in più fasi successive, ciascuna relativa all’esecuzione di un s. del programma.
Nella geometria elementare, il s. AB è il tratto di retta compreso tra i punti A, B, detti estremi del s.; la lunghezza del s. AB è la distanza degli estremi, indicata con AB−−−; per il s. si usa il simbolo AB→ quando si vuole significare che esso va pensato orientato nel verso da A a B. L’asse di un s. su un piano è la retta perpendicolare al s. nel suo punto medio; ha la proprietà di essere il luogo geometrico dei punti equidistanti dagli estremi del segmento. Il concetto di s. si generalizza a vari casi; per es.: data una retta proiettiva reale e due suoi punti A, B, la retta resta divisa in due parti, ciascuna delle quali si dice un s. proiettivo di estremi A, B; dal punto di vista intuitivo uno dei s. è l’ordinario s. AB, l’altro è l’insieme dei punti esterni ad AB, ivi compreso il punto all’infinito.
Con riferimento alle superfici piane, s. è la superficie compresa tra un arco di curva (convessa) e la corda che ne congiunge gli estremi; si parla di s. circolare nel caso di una circonferenza, di s. parabolico nel caso di una parabola ecc. L’area di un s. parabolico è 2/3 dell’area del triangolo circoscritto al s. (fig. 1).
Analogamente, nello spazio si dice s. la parte di spazio compresa tra una porzione di superficie (convessa) avente il bordo sopra un piano e il piano stesso; in tal senso si ha il s. sferico, il s. di paraboloide ecc. Il volume di un s. di paraboloide è 3/4 del volume del cono circoscritto al s. stesso (fig. 2).
In anatomia, termine equivalente a parte, porzione, tratto (per es., s. distale dell’arto superiore, la mano). In chirurgia, resezione segmentaria (o segmentectomia), tipo di resezione del polmone consistente nell’asportazione di un s. (o zona) polmonare.
Guarnizione metallica a forma di anello, posta in apposite scanalature sulla superficie esterna dei pistoni nelle macchine volumetriche e detta più comunemente fascia elastica.
Ciascuna delle sezioni del corpo di vari animali (Anellidi, Artropodi, Vertebrati) che si succedono regolarmente lungo l’asse principale, presentando più o meno gli stessi organi e la stessa struttura (➔ metameria). Organi segmentali Denominazione di tutti gli organi che si ripetono nei vari s. del corpo degli animali metamerici. Si dice in particolare dei metanefridi degli Anellidi che sono presenti in numero di due per ciascun s., eccetto che nei s. cefalici e in quelli caudali.