Raccolta di libri per uso di lettura e di studio e anche il luogo stesso (sala o edificio) dove si conservano. L’utilizzo ottimale degli spazi per la conservazione, la lettura, lo studio e per ogni altro servizio richiede una razionale progettazione delle b. (v. fig.).
Dalle b. dell’antichità alle b. pubbliche. - Nell’antichità, varie opere storiche o antiquarie di compilazione venivano chiamate b., come per es. quella attribuita ad Apollodoro, compendio mitografico dell’opera Sugli dei, o la B. storica di Diodoro Siculo. Le più antiche b. – di Tell al-Amarna (Egitto), Mari ed Ebla (Siria) – sono da considerarsi più propriamente archivi (documenti, lettere ecc.); le prime vere e proprie b. furono quelle di Assurbanipal (7° sec. a.C.) a Ninive e di Pisistrato ad Atene (6°sec.). In età ellenistica ad Alessandria d’Egitto sorse a opera dei Tolomei (I e II) la più importante b. del tempo, che fu anche scrittorio di papiri e giunse a contenere 700.000 volumi quando fu in parte distrutta da un incendio nel 47 a.C. Famosa fu anche la b. di Pergamo fondata da Attalo I (3° sec. a.C.). A Roma la prima b. pubblica fu fondata da Asinio Pollione sull’Aventino (39 a.C.); in età imperiale, dopo la Palatina istituita da Augusto, altre b. sorsero per iniziativa di Tiberio, Vespasiano, Traiano (la b. Ulpia nel Foro traianeo sopravvisse a tutte le altre fino al 5° sec. d.C.). All’epoca di Costantino Roma contava 28 b. pubbliche.
Nel 6° sec. cominciarono a formarsi i primi nuclei delle b. monastiche in conseguenza dell’impulso culturale dato dalla regola di s. Benedetto e in genere sul modello dell’organizzazione scolastica e scrittoria fiorita a Vivarium per opera di Cassiodoro: istituti benedettini, in misura prevalente, come Bobbio, Novalesa, Nonantola, Pomposa, Cava dei Tirreni, Farfa, Montecassino e, fuori d’Italia, Corbie, Luxueil, Fleury, Cluny, San Gallo, Reichenau, Lorsch, Fulda. Rispetto alla consistenza delle b. dell’Europa occidentale, le bizantine erano più ricche, come quella di Monte Athos (sec. 9°), che recuperò gran parte dei codici greci. Tra 11°e 13° sec. sorsero le b. laiche, di tipo universitario, a Bologna, Cambridge, Oxford, Praga, Salamanca, Parigi (la Sorbona, sorta nel 1253, divenne la più importante); e in età umanistica, specie in Italia, quelle dovute alla munificenza dei principi: i Medici (dalle loro raccolte è nata la B. Laurenziana di Firenze), Visconti, Sforza, Malatesta, Estensi, Gonzaga, Aragonesi, duchi di Montefeltro. Emerse su tutte la B. Vaticana, fondata da Niccolò V, accresciuta da Sisto IV e Sisto V. Furono grandi bibliofili i re di Francia (da cui la B. Nazionale di Parigi), Carlo IV a Praga, Mattia Corvino a Buda, nonché studiosi singoli, come il cardinale Bessarione (dalla cui libreria ha origine la B. Marciana di Venezia), Nicola Cusano.
A seguito della invenzione della stampa si crearono i grandi complessi librari moderni e si affermò il principio dell’uso pubblico: Bodleiana di Oxford (1602), Ambrosiana di Milano (1609), Angelica di Roma (1614); le b. crebbero di numero e ricchezza, a opera di principi (Maria Teresa crea la Braidense a Milano, Carlo III la Nazionale di Napoli, Federico il Grande la Statale di Berlino, Caterina II l’Imperiale di Pietroburgo) e di bibliofili (in particolare A. Magliabechi, dalla cui libreria nacque la Nazionale di Firenze). Nel 1759 si formò la b. del British Museum. Le b. furono incrementate dall’incameramento di quelle delle soppresse corporazioni religiose e per la Francia da sequestri di b. principesche durante la Rivoluzione (8 milioni di libri nelle b. di Parigi). Negli Stati Uniti la prima b. sorse nel 1636, composta di 380 volumi donati da J. Harvard all’università di Cambridge (Massachusetts) all’atto della sua fondazione.
Le b. associative. - Verso la metà del 16° sec., la crescente richiesta di cultura da parte di una classe borghese in rapida ascesa spinse alcuni privati cittadini a costituire le prime b. associative. B. Franklin nel 1731 creò la Philadelphia Library Company, che ai primi dell’Ottocento comprendeva oltre 500 biblioteche. Allo stesso periodo risale la fondazione della Library of Congress, comples;so destinato a dare testimonianza delle raccolte librarie degli USA. In Inghilterra il grande sviluppo industriale e l’esigenza di una classe lavoratrice alfabetizzata e di un livello culturale più elevato esercitarono una forte spinta nella diffusione delle b. associative, trasformatesi presto in b. pubbliche (public libraries), istituite e finanziate dalle comunità locali. Un analogo mutamento si verificò, nel corso dell’Ottocento, anche negli Stati Uniti, sicché le public libraries divennero istituzioni fondamentali della società anglosassone. In Russia, i problemi della diffusione della cultura vennero adeguatamente affrontati solo con la fine del regime zarista: al 1917 risale la fondazione della B. Lenin di Mosca; da allora si sviluppò una sempre più ampia rete di pubblica lettura.
In Italia la prima b. associativa fu il Gabinetto Vieusseux fondato a Firenze nel 1819. I gabinetti di lettura, raccolte di testi e periodici finanziate da soci per una comune attività intellettuale, costituirono in Italia le sole positive eccezioni in un panorama culturale generalmente arretrato: all’indomani dell’Unità, la statistica ufficiale del 1863 contava solo 210 b., di cui 164 aperte al pubblico, per la maggior parte presenti in Emilia e Toscana. A fronte di tale situazione, l’intervento dello Stato italiano e i lasciti delle famiglie nobili favorirono il concentrarsi del patrimonio librario in alcune grandi istituzioni: b. universitarie di Torino, Pavia, Padova, Bologna, Napoli, Cagliari; b. nazionali di Firenze, Napoli, Palermo; b. Braidense di Milano, Marciana di Venezia, Palatina di Parma, Estense di Modena. Nel 1876 nacque a Roma una b. nazionale centrale (B. nazionale Vittorio Emanuele II), formata dalla riunione di 70 b. conventuali, dopo la soppressione di molte congregazioni religiose.
Allo sviluppo nel settore delle grandi istituzioni librarie non corrispose un processo analogo in quello delle b. pubbliche o popolari: la travagliata formazione dello Stato nazionale, il basso tenore di vita delle popolazioni, l’alto tasso di analfabetismo e la stessa sfiducia della classe politica circa l’utilità delle b. non offrivano le condizioni per lo sviluppo di una rete di pubblica lettura pari a quella anglosassone o francese. Le prime b. popolari (diverse come concezione dai gabinetti di lettura) nacquero su iniziativa di privati anche per sopperire alla scarsa rete commerciale del libro laddove mancavano le b. pubbliche circolanti (che praticavano prestiti di libri di cultura generale e letteratura varia, gratuitamente o dietro pagamento di una piccola quota) diffuse invece in Inghilterra e in Francia. Le prime esperienze furono limitate dalla concezione populistica e filantropica più che di servizio pubblico, dal carattere raccogliticcio dei libri presenti nelle b. e dal mancato appoggio dei comuni.
Un impulso venne nel 1904 da E. Fabietti e F. Turati che realizzarono a Milano le prime b. popolari concepite come servizio pubblico; a partire da queste esperienze si costituì nel 1908 la Federazione italiana delle b. popolari, poi assorbita dall’ Ente nazionale per le b. popolari (1932). Sia pure ai fini di un ampliamento del consenso di massa e di un sostegno all’industria editoriale, il fascismo seppe porre il problema di una politica dei servizi di b., dando luogo a una più intensa attività legislativa e a una maggiore diffusione delle b. popolari. Nel secondo dopoguerra, agli inizi degli anni 1960, si verificò in Italia un notevole incremento delle b., connesso da una parte al fenomeno della scolarizzazione di massa conseguente alla riforma della scuola media inferiore (1962) e dall’altra al grande sviluppo dell’industria editoriale e del mondo dell’informazione.
L’organizzazione. - Le b. pubbliche statali furono in un primo tempo amministrate da una divisione della Direzione generale dell’istruzione universitaria; nel 1926 si creò un’apposita Direzione generale delle accademie e b. del ministero della Pubblica istruzione. Organi del ministero erano le Soprintendenze ai beni librari, create nel 1919 con il compito di tutelare il materiale librario raro e di pregio, e di promuovere l’istituzione di nuove biblioteche. In seguito all’entrata in vigore dell’ordinamento regionale, nel 1972 lo Stato trasferì alle regioni a statuto ordinario le funzioni amministrative in materia di musei e b. di enti locali; lo stesso decreto sancì il passaggio alle regioni delle Soprintendenze ai beni librai. Il trasferimento di competenze diede impulso a una intensa attività legislativa delle regioni per stabilire criteri e modelli di riferimento per l’organizzazione dei servizi di biblioteca. Nel 1975, fu istituito il ministero per i Beni culturali e ambientali, nel cui ambito fu trasferita la Direzione generale con la denominazione di Ufficio centrale per i beni librari e gli istituti culturali (poi Direzione generale per i beni librari e gli istituti culturali). Sempre nel 1975 è stato istituito l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle b. italiane e per le informazioni bibliografiche (➔ ICCU), erede del Centro nazionale per il catalogo unico fondato nel 1951, che studia e diffonde le metodologie di catalogazione e svolge il servizio nazionale d’informazione bibliografica.
Il ministero per i Beni e le Attività culturali, negli anni 1990, ha realizzato insieme all’ICCU il progetto di Servizio Bibliotecario Nazionale (➔ SBN) che rappresenta anche a livello internazionale il network bibliografico italiano. Raccogliendo i dati che provengono dalle b. che vi partecipano, è stato costituito un archivio di milioni di record bibliografici che riguardano la produzione libraria italiana dagli inizi del sec. 20°.
Delle più antiche b. greche abbiamo soltanto testimonianze letterarie. La più antica che si conservi è già del 2° sec. a.C., relativa alla b. costruita a Pergamo da Attalo I e restaurata da Eumene II. Comprendeva un porticato, tre vani e una grande sala, quest’ultima priva di scaffali e ornata di statue. Le b. di età romana presentano invece ampie sale con nicchie per gli scaffali: b. di Timgad, di Efeso, di Nîmes, di Roma (delle terme di Caracalla, del tempio di Apollo sul Palatino e le due, greca e latina, nel Foro di Traiano). La tradizione ellenistica e romana della grande b., collegata al palazzo reale o imperiale o a edifici pubblici, fu proseguita da Bisanzio e poi trasmessa agli Arabi. Ma frequentemente la b. trovò posto entro le mura stesse dei monasteri, insieme allo scrittorio; nel recinto delle moschee sorsero i padiglioni delle scuole (madrasa).
Nel tardo Medioevo e nel Rinascimento si definì il tipo di b. che consta di una sala con un passaggio al centro e sui lati numerosi leggii con banchi e con scansie per i libri negli intervalli tra le finestre (Firenze, S. Marco, di Michelozzo, 1441; Cesena, B. Malatestiana, 1452; Firenze, B. Laurenziana, di Michelangelo, dal 1524; Oxford, B. Bodleiana, 16° sec.). C. Wren concepì la sala di lettura della b. del Trinity College a Cambridge (1675) con nuova ampiezza, ricavando una serie di alcove come spazio utile fra gli scaffali. Il tipo di sala con nicchie per i libri ebbe espressioni grandiose nell’Escorial (1563) e nella B. Ambrosiana di Milano (1603). Un nuovo tipo si impose con la sala della Vallicelliana a Roma, di F. Borromini (1642), con scale e ballatoi che consentono di raggiungere i libri fino a notevole altezza. Da tale concezione derivano le grandiose sale dell’architettura barocca (Admont, St. Florian, San Gallo, Melk, Schüssenried, ecc. e la Hofbibliothek di Vienna dei due Fischer von Erlach).
Dal 19° sec. l’accentramento del patrimonio librario e il suo uso pubblico hanno richiesto nuove soluzioni architettoniche e accorgimenti tecnici particolari, a cominciare dalle strutture metalliche adottate da H-P-F. Labrouste (Parigi: Bibliothèque Sainte-Geneviève, 1842-50, Bibliothèque nationale, 1857-67) e da S. Smirke (Londra: British Library). Tra le b. più significative, realizzate dopo il 1950, si possono citare quelle progettate da K. Tange (Tokyo: b. dell’Università Rikkyo, 1959-61), da A. Aalto (b. di Seinäjoki, 1963-65, di Rovaniemi, 1965-68), da J. Stirling (Cambridge: b. della facoltà di storia, 1964-67), da H. Scharoun (Berlino: Staatsbibliothek, 1967-78), da J. B. Bakema (Rotterdam: nuova b. centrale, 1977-83), da I.M. Pei (Boston: Kennedy Library, 1979), da M. Botta (b. di Villeuibanne, 1984-88); sono ancora da ricordare la nuova sede della British Library a Londra (1992, C. St. John Wilson & Partners), la Bibliothèque de France a Parigi (1989-95, D. Perrault) e la rifondata Biblioteca Alessandrina di Alessandria d’Egitto (1996-2002, Snøhetta Arkitektur Landskap & Ass.).