Branca della scienza medica che studia la fisiologia e la patologia della gravidanza, in rapporto tanto allo stato di salute della gestante quanto al soddisfacente sviluppo del prodotto del concepimento, e i problemi di vario ordine inerenti all’espletamento del parto e al puerperio. È strettamente connessa con la ginecologia, che ha per oggetto lo studio della fisiopatologia e delle malattie dell’apparato genitale femminile.
Nozioni di o. compaiono nei testi ippocratici, che contengono la descrizione della posizione trasversale del feto, cui si doveva provvedere col rivolgimento cefalico. A Roma, pur essendo di norma l’assistenza ai parti affidata a donne, che Marziale chiamò medicae e che più tardi furono dette obstetrices, l’o. entrò a far parte della chirurgia generale per quanto riguardava gli interventi operatori. Erano praticati il parto cesareo su donna morta, obbligatorio fin dai tempi di Numa Pompilio per la lex regia e, per merito di Celso, il rivolgimento sui piedi a feto morto e l’abbassamento di un arto per le trazioni, nelle presentazioni di natiche. Un grande studioso di problemi ostetrici dell’antichità fu Sorano di Efeso, che eseguì il rivolgimento sui piedi anche a feto vivo. Questi precedenti storici, indubbiamente significativi, rimasero isolati: una evoluzione a carattere continuativo, nell’ambito delle scienze mediche, cominciò a delinearsi solo verso il 16° sec., con la comparsa della prima opera esclusivamente dedicata all’o. da E. Roesslin e con gli studi sulla anatomia del bacino e dei genitali femminili eseguiti da A. Vesalio. Con B. Eustachi, che completò lo studio dell’apparato genitale femminile, con A. Paré, che riprese e affinò la tecnica del rivolgimento sui piedi, e con J. Guillemeau, che perfezionò il rivolgimento manuale e l’estrazione podalica e consigliò il rivolgimento in caso di placenta previa, l’o. cominciò a essere considerata un ramo specialistico della medicina.
Nel 17° sec. l’o. ebbe notevole impulso specialmente in Francia per l’opera di abilissimi ostetrici, caposcuola dei quali fu F. Mauriceau, che si dedicarono soprattutto alla fisiopatologia del parto. Nel 18° sec. cominciarono a essere inquadrati e studiati i fenomeni meccanici del parto; divenne di uso frequente il forcipe e l’ostacolo delle viziature pelviche fu affrontato col ricorso al parto prematuro (T. Lovati, P.P. d’Allarme ecc.); J.-R. Sigault ideò la sinfisiotomia allo scopo di facilitare i parti laboriosi, migliorò la tecnica degli interventi operatori in genere. La storia della moderna o. ha però inizio nel 19° sec. che registrò, a opera di I.P. Semmelweis, l’introduzione dell’assistenza antisettica al parto e, a opera di J.Y. Simpson, la narcosi eterea e cloroformica. Nella seconda metà del secolo fu realizzato un netto miglioramento nella prognosi del parto cesareo: in un primo tempo con il ricorso, realizzato da E. Porro (1876), al metodo demolitivo, che sia pure a caro prezzo, affrancò l’operata dai rischi mortali dell’emorragia e dell’infezione; successivamente, grazie ai miglioramenti delle tecniche di sutura e a progressi dell’antisepsi, in particolare per i contributi di M. Saenger e di G. Leopold, che permise di eseguire con successo, anche per la madre, il taglio cesareo conservatore.
Sul finire del 19° sec., e ancor più nel 20°, in armonia con le acquisizioni della medicina sperimentale, della fisiologia, della patologia e di quelle più recenti della biochimica, dell’endocrinologia e della immunologia, si affermò nell’o. un indirizzo biologico, che permise di affrontare i vari aspetti del rapporto madre-feto in un piano diverso da quello essenzialmente meccanico, che era stato possibile seguire sino ad allora. Via via furono studiati il meccanismo dell’annidamento dell’uovo fecondato, i mutamenti fisiologici e quelli, eventuali, d’ordine patologico (intossicazioni gravidiche: gestosi) che l’organismo materno subisce nel corso della gravidanza, le necessità dietetiche della gestante, i vari aspetti del metabolismo della vita endouterina, ivi compresi il ruolo fisiologico della placenta e la fisiologia del liquido amniotico. Successivamente sono stati affrontati i fenomeni d’ordine endocrino e immunitario: questa corrente di studi è stata particolarmente fertile di risultati di notevole importanza pratica, perché ha portato all’acquisizione dei metodi di diagnosi umorale di gravidanza, all’individuazione e alla sintesi dell’ormone utero-cinetico (ossitocina), alla tecnica del parto pilotato, alla individuazione della incompatibilità di gruppo materno-fetale e delle sindromi che al feto ne derivano, all’impiego di farmaci ovariostatici per la correzione di irregolarità mestruali e per il controllo delle nascite, a una migliore conoscenza delle cause della sterilità e a più ampie possibilità terapeutiche.
L’o. è in grado di seguire lo sviluppo fisiologico del feto e anche di individuare nel corso della gravidanza l’insorgenza di condizioni patologiche, che prima erano riconosciute alla nascita o successivamente e che come tali costituivano un problema per il pediatra e non per l’ostetrico. Questi progressi sono dovuti principalmente alle acquisizioni della ormonologia della gravidanza, alla possibilità di esaminare il liquido amniotico, previa amniocentesi, e di ricostruire l’immagine del feto o di suoi organi mediante gli ultrasuoni.
L’esame del liquido amniotico, della sua composizione, delle attività enzimatiche e della struttura cromosomica delle cellule di sfaldamento d’origine fetale in esso contenute permette di convalidare o meno le ipotesi di rischio suggerite dall’anamnesi familiare: l’esistenza di una malattia da difetto congenito del metabolismo (gangliosidosi ecc.), possibilità di malformazioni (difetto di saldatura del tubo neurale) correlate con elevati livelli di un determinato componente, l’alfafetoproteina, l’eventualità di malattie legate al sesso o ad anomalie cromosomiche.
L’ecografia, attraverso la misurazione della lunghezza di alcuni diametri fetali, consente un buon apprezzamento dello sviluppo fisiologico del feto; con altre tecniche informa sulla sua vitalità e sulla conformazione, sulla sua posizione, su sue eventuali patologie, sull’eventuale condizione di gravidanza plurima, sullo sviluppo di una mola idatiforme; permette altresì l’esecuzione di una corretta pelvimetria. Nelle condizioni di sofferenza fetale può essere effettuato un controllo continuo o ravvicinato (monitoraggio) della frequenza cardiaca del feto e del suo equilibrio acido-base; il primo si esegue mediante la registrazione in continuo del rilievo fonocardiografico, opportunamente filtrato e amplificato, registrando l’effetto Doppler degli ultrasuoni o elaborando il segnale elettrocardiografico derivato da un elettrodo applicato direttamente sulla parte presentata, dopo rottura della borsa amniotica; il secondo, mediante microprelievi di sangue dal cuoio capelluto del feto. Tali tecniche forniscono l’indicazione per interventi terapeutici.
Le operazioni ostetriche sono la somma degli interventi intesi a realizzare o a facilitare l’estrazione del prodotto del concepimento: l’induzione del parto prematuro; le varie tecniche di rivolgimento; l’acceleramento o il completamento della dilatazione del collo dell’utero; l’estrazione strumentale, con il forcipe o con la ventosa; il parto cesareo; l’episiotomia; il secondamento artificiale. Rientrano fra le operazioni ostetriche anche quegli interventi che a differenza dei precedenti implicano il sacrificio del prodotto del concepimento, quali l’aborto terapeutico e i vari metodi di embriotomia.
Le lesioni ostetriche sono le lesioni della madre o del feto connesse con l’espletamento del parto.