Raggruppamento di fibre muscolari o nervose che hanno origine, percorso e destinazione comuni. I f. vengono identificati con eponimi o in base alla sede anatomica (fascio di Goll e di Burdach, fascio spino-cerebellare ecc.).
Il complesso di cellule, alcune fuse a formare vasi, adibito al trasporto di soluzioni diverse, che si trova nelle piante dette vascolari. I f. percorrono i vari organi della pianta (fig. 1 e 2); sono evidenti nelle foglie laminari, nelle quali corrispondono alle nervature.
I f. sono costituiti da diversi elementi cellulari: le tracheidi, singole cellule molto allungate, morte, con parete significata; le trachee, fusioni longitudinali di molte cellule, con caratteri morfologici simili a quelle delle tracheidi, e come queste trasportano le soluzioni dei sali assorbite dal terreno o, nelle piante acquatiche, dall’acqua; le cellule cribrose, allungate, vive, con pareti di cellulosa; i tubi cribrosi, fusioni longitudinali di varie cellule, come le trachee, e con molti caratteri delle cellule cribrose. Gli elementi cribrosi servono al trasporto delle sostanze organiche elaborate dalla pianta stessa.
I f. sono semplici (fascio cribroso e fascio legnoso o vascolare propriamente detto, composto essenzialmente di tracheidi e trachee, presenti nella struttura primaria delle radici) o composti, quando risultano di una porzione cribrosa (floema o libro), e di una porzione legnosa (porzione vascolare o xilema o legno) (fig. 3 e 4). Anche i f. delle radici sono composti, poiché le porzioni cribrose si alternano regolarmente con quelle legnose in una cerchia. I f. composti sono collaterali, quando le due porzioni sono a contatto per un lato solo, bicollaterali (in poche piante), quando due porzioni cribrose abbracciano lo xilema, concentrici quando la porzione cribrosa è circondata completamente dalla legnosa (fascio perixilematico, per es. nei rizomi di Iris) o quando lo xilema è circondato da un anello di floema (fascio perifloematico, per es., in molte Felci). I f. vascolari sono spesso accompagnati da un cordone di fibre che circonda completamente il f. o lo costeggia soltanto in forma di doccia; il complesso si chiama fascio (o cordone) fibrovascolare.
I f. si originano da serie longitudinali di cellule meristematiche allungate (cordoni procambiali), che si trovano nell’estremità dei fusti e delle radici. I f. si dicono chiusi se nei fusti tutte queste cellule diventano elementi definitivi (tracheidi, trachee, parenchima legnoso, e rispettivamente elementi conduttori cribrosi, parenchima cribroso) e allora gli elementi dello xilema sono a diretto contatto con quelli del floema; questo tipo è caratteristico delle Felci e delle Monocotiledoni. Il f. è detto aperto se le due porzioni del f. sono separate da un sottile velo di cambio, costituito da alcune cellule del meristema embrionale; tali f. sono presenti soltanto nelle Gimnosperme e nelle Dicotiledoni. Nei cordoni procambiali il differenziamento dei tessuti non avviene contemporaneamente: i primi elementi che si differenziano in tessuti definitivi prendono il nome di primane: si hanno così le primane xilematiche o protoxilema, e le primane floematiche o protofloema. Nei fasci raggiati le primane sia xilematiche sia floematiche si differenziano all’esterno (protoxilema e protofloema esarco) e l’accrescimento dei f. avviene in direzione centripeta. Nei fasci collaterali, le primane floematiche sono esarche e l’accrescimento della porzione floematica è centripeto, mentre le primane xilematiche si differenziano internamente (protoxilema endarco) con accrescimento centrifugo. Accrescendosi, le due porzioni tendono a incontrarsi, divenendo f. chiusi o aperti a seconda che le due parti del f. arrivino a combaciare oppure no. Nei fasci concentrici la posizione delle primane non è costante nelle varie parti.
I f. si trovano quasi sempre soltanto nella struttura primaria del fusto e della radice; la loro disposizione nei vari organi (fusto, radice e foglia) è diversa e caratteristica per ognuno di questi.
Gli organi raggruppati come in un f. si dicono fascicolati (per es., i fiori dell’albero di Giuda). Sono dette radici fascicolate, quelle di una pianta la cui radice primaria è raggiunta o sorpassata dai suoi rami principali in lunghezza e robustezza: risultano così parecchie radici pressappoco eguali e più o meno ravvicinate. Si dicono fascicolate anche le radici caulogene che sorgono a ciuffo dalla base del fusto nelle piante la cui radice primaria ha vita fugace, come nelle piante bulbose.
Il cambio interposto tra la porzione legnosa e quella cribrosa dei fasci collaterali aperti si chiama cambio fascicolare.
Si chiama fascio di radiazioni (in particolare, f. di luce o luminoso, di raggi X, di radioonde, di elettroni, di neutroni ecc.) l’insieme delle radiazioni, ondulatorie o corpuscolari, emesse da una sorgente, puntiforme o estesa, procedenti lungo ben definite direzioni di propagazione. Per realizzare un f. di radiazioni si ricorre generalmente a opportuni dispositivi di collimazione e focheggiamento.
Negli acceleratori di particelle, fascio di particelle, l’insieme delle particelle che fluiscono in un acceleratore.
In geometria, fascio di rette, l’insieme di tutte le rette di un piano passanti per un punto P (fascio proprio; fig. 5A) o parallele a una retta data (fascio improprio, B). Fascio di piani, l’insieme di tutti i piani passanti per una retta a (fig. 6) o paralleli a un piano dato. Più in generale, in uno spazio (o in una varietà) di dimensione k, f. è ogni insieme semplicemente infinito di enti geometrici (rette, piani, curve, superfici ecc.) di dimensione k−1 giacenti in tale spazio e tale che, per un punto generico di esso passi uno e uno solo di quegli enti: per es., le coniche di un piano passanti per 4 punti non allineati A, B, C, D formano un f. (fig. 7). L’insieme dei punti comuni a tutti gli elementi del f. (quando esista) si dice varietà base del fascio: in un f. di rette si ha un punto base; in un f. di coniche si hanno 4 punti base; in un f. di piani una retta base.
Nella Roma antica, fascio littorio, l’insegna e strumento del potere coercitivo dei magistrati e simbolo del loro imperium. Di origine etrusca, consisteva in un f. di verghe di olmo e betulla, lunghe circa 1,50 m, tenute insieme da corregge rosse in cui era inserita, lateralmente o sopra, una scure. Era portato dai littori davanti ai magistrati romani: i re, poi i consoli, ebbero 12 littori coi f., il dittatore 24, il magister equitum e i pretori 6, i questori 5. Erano scortati da littori anche il pontefice massimo, le Vestali, i magistrati municipali (senza la scure). Durante la repubblica erano tolte le scuri dai f. nell’interno della città, poiché il potere del magistrato era qui limitato dal diritto di appello al popolo; dinanzi all’assemblea popolare, in riconoscimento della sua sovranità, il magistrato faceva abbassare i fasci.
Nel 1914 si denominarono Fasci di azione rivoluzionaria i gruppi di interventisti rivoluzionari ai quali aderì anche B. Mussolini, e Fasci di combattimento si chiamò il movimento fondato da Mussolini a Milano (1919), da cui trasse origine e nome il fascismo. F. indicò, dopo la costituzione del Partito nazionale fascista, sia ogni organizzazione locale del partito sia il partito stesso sia la Casa del Fascio cioè la sede, in ogni centro, dell’organizzazione del partito.
Associazione fondata nel 1919 per iniziativa di G. Gentile e di E. Codignola e formato da insegnanti medi che si opponevano al monopolio statale dell’istruzione. Vi aderirono G. Lombardo-Radice, A. Anile, M. Valgimigli, G. Prezzolini. Nel 1922 si avvicinò al fascismo, perdendo parte dei suoi membri. Alla fine dell’anno, il F. si trasformò in Gruppo di competenza per la scuola del PNF, ma visse pochi mesi; il suo programma fu adottato da Gentile come ministro della Pubblica Istruzione.
Movimento rivendicativo e politico, a carattere socialista, sorto in Sicilia tra contadini e minatori (1891-94) (➔ Fasci siciliani).
Raggruppamento di parlamentari di vari partiti costituitosi nel 1917 per coordinare le forze politiche desiderose di superare la grave situazione determinatasi dopo la disfatta di Caporetto e creare le condizioni per continuare la guerra fino alla vittoria. Ne fu ideatore e animatore M. Pantaleoni e vi aderirono oltre 150 deputati e 90 senatori, tra i quali I. Bonomi, E. Corradini, A. De Viti De Marco, L. Federzoni, A. Salandra. Perse ben presto gran parte della sua efficacia per i contrasti dovuti all’eterogeneità dei suoi aderenti.