Stato dell’Asia sud-orientale, nell’Indocina, confinante a N con la Cina, a O con il Laos e la Cambogia; è limitato a E e a S dal Mar Cinese Meridionale e dal Golfo di Thailandia.
Esteso per oltre 2000 km dalla Cina alla penisola di Ca Mau, il Vietnam è caratterizzato da due delta fluviali: a N quello del Fiume Rosso (Song Hong), nella regione del Tonchino, contornato di rilievi, a S quello del Mekong (Cuu Long), parte della Cocincina; e da una striscia litoranea montuosa, l’Annam, che si allarga negli Altopiani Centrali. Massima elevazione, tra il Fiume Rosso e il Fiume Nero (Song Da), i 3142 m del Fan Si Pan, mentre la Cordigliera Annamitica, nel centro del paese, supera spesso i 2000 m. Numerose e anguste piane si formano in corrispondenza delle foci fluviali lungo la costa, portando a un quarto circa del totale la superficie sotto i 200 m s.l.m. Principali emergenze idrografiche sono il sistema del Fiume Rosso, che condiziona tutta la piana settentrionale con le sue frequenti piene (anche per i letti fluviali pensili dovuti all’apporto di detriti) e la rete deltizia del Mekong, che presenta invece un fitto reticolo di canali e vaste aree paludose.
L’estensione in latitudine, la montuosità, la differente esposizione ai venti determinano la complessità climatica del paese, pur accomunato da precipitazioni abbondanti e concentrate nel periodo estivo, temperature elevate e moderate escursioni: nel Tonchino gli inverni scendono sotto i 5 °C anche in pianura (mentre la neve non è sconosciuta oltre i 1500 m), le piogge non superano i 1500 mm annui e le stagioni sono ben marcate; nella regione costiera centro-meridionale le temperature sono costanti (fra i 25° e i 30 °C), si raggiungono 4000 mm di pioggia e i tifoni caratterizzano i mesi estivi.
L’86,2% della popolazione è Viet (Kinh), discendente di civiltà sviluppatesi nell’attuale Tonchino in epoca preistorica, ascritte alla famiglia linguistica Mon- Khmer, e in seguito fortemente influenzate dalla Cina, di cui assimilarono a differenti livelli lingua, religione, cultura e costumi, per espandersi in tutto il V. entro la fine del 18° secolo. I Kinh hanno basato l’economia sulla coltivazione inondata del riso, i commerci e la manifattura, concentrandosi nelle aree planiziali. Molte delle altre 53 minoranze ufficialmente riconosciute abitano aree marginali cui vennero ridotte (Nam Dao, Cham), o in cui trovarono territori non ancora occupati (Tay, il maggior gruppo con l’1,9%, Hmong, Thai). Differente la situazione degli Hoa (cinesi), un tempo parte della classe borghese in tutto il paese e oggi ridotti all’1,1% della popolazione (8% a Ho Chi Minh) dopo la guerra tra V. e Cina nel 1979; e dei Khmer (cambogiani), compatti lungo la frontiera con la Cambogia e nel delta del Mekong (1,4% del totale). Le altre minoranze spesso soffrono di condizioni e opportunità notevolmente peggiori di quelle dei Kinh, nonostante la politica del V. sia attenta a rispettarne e proteggerne le prerogative.
La struttura demografica del paese ha subito sconvolgimenti profondi nel periodo delle guerre con la Francia, gli USA e la Cina: si stimano oltre 4 milioni di morti, 3 milioni di feriti e invalidi e quasi 1,5 milioni di rifugiati all’estero. Dopo la riunificazione, 4 milioni di persone furono trasferiti dalle città nelle aree abbandonate o appena colonizzate, iniziando una politica contraria all’urbanizzazione, ancora oggi seguita dal governo (28% di popolazione urbana nel 2008). Il V. presenta ampie zone rurali con densità superiori ai 1000 ab./km2 e un fittissimo reticolo di insediamenti. I centri urbani principali sono la capitale Hanoi (6,2 milioni di ab.) e Haiphong a N, Hue, Da Nang e Nha Trang nel centro, Ho Chi Minh (7,5 milioni, prima città del V.), Can Tho e Bien Hoa a S. L’incremento naturale della popolazione è stato controllato dal governo, fino ad arrivare all’1,1% del 2009, con un tasso di natalità pari al 17,7‰ e uno di mortalità del 5,8‰.
Lingua ufficiale è il vietnamita, con notevoli differenze regionali. Religione prevalente è il sincretismo cinese (buddhismo-taoismo-confucianesimo) integrato al culto degli antenati; minoranza cattolica (10%).
Uscito dalle guerre con un’economia devastata e disomogenea (risicoltura e industria pesante a N, piantagioni e commercio a S), il V. tentò la collettivizzazione, presto abbandonata, e dal 1986 avviò il doi moi («rinnovamento»): liberalizzazione dell’economia, investimenti stranieri e integrazione nell’economia globale verso un’economia di mercato socialista. Il reddito pro capite è in costante aumento (2900 dollari nel 2009), con un PIL pari a 92 miliardi di dollari, grazie a crescita sostenuta (7,5% nel 2000-08) e resistenza alle crisi internazionali.
Il settore primario occupa ancora il 51,8% della popolazione attiva, per il 20,7% del PIL (2009). Prima produzione il riso (35 milione di t nel 2007), di cui il V. è secondo esportatore mondiale; seguono caffè, tè, caucciù, anacardi e pepe tra le esportazioni, granturco, tuberi (patata, manioca, patata dolce), ortaggi; frutta. Le foreste hanno beneficiato d’interventi di ripristino e del blocco delle esportazioni di legname (1992): coprono oggi il 30% del territorio. L’allevamento è molto sviluppato (in particolare di suini e polli), ma su scala familiare. L’acquicoltura ha registrato una crescita esplosiva nel nuovo secolo, ponendo il paese ai primi posti al mondo; la pesca interna e marittima, con oltre 4 milioni di t di pesce pescato nel 2007, resta al servizio del mercato locale.
L’industria, avviata fin dagli anni 1950 dal governo nei settori metallurgico e meccanico, grazie alla disponibilità di carbone (45 milioni di t nel 2007) e minerali metalliferi, e chimico (fosfati), si è sviluppata e differenziata nell’ultimo ventennio (edilizia, tessile, abbigliamento e calzature, meccanica di precisione, elettronica), grazie anche a investimenti esteri (accordo con gli USA del 2002, ingresso nell’OMC nel 2006), occupando il 40,3% del PIL e il 15,4% della popolazione attiva (2009).
Il terziario (39,2% del PIL), dominato da servizi a gestione familiare (25,5% della popolazione attiva), si sta a sua volta trasformando. Il petrolio (13 milioni di t nel 2007, prima esportazione del V. per valore: 20% del totale) è in parte raffinato nel nuovo impianto in Quang Ngai (2009), e proviene da giacimenti sottomarini; assieme ai diritti di pesca, è al centro del contenzioso per il possesso degli arcipelaghi Paracelso e Spratly con gli Stati limitrofi. Importanti le centrali idroelettriche (Hoa Binh, 1.920 MW); dal 2004 è in costruzione una centrale nucleare.
La conformazione e il popolamento del V. congestionano la rete stradale, oltre 220.000 km (20% asfaltato), e ferroviaria (2700 km). Un nuovo asse autostradale seguirà un tracciato interno, evitando gli insediamenti costieri, mentre è in corso l’ammodernamento delle ferrovie e del trasporto pubblico urbano. I 6000 km di vie d’acqua interne si connettono ai porti (primi Haiphong, Ho Chi Minh, Da Nang). Aeroporti internazionali a Hanoi, Ho Chi Minh e Da Nang e Nha Trang servono il crescente turismo (4,2 milioni di ingressi nel 2007).
Il V. – denominazione assunta dall’Annam (➔) all’inizio del 19° sec. – fu progressivamente conquistato dai Francesi nella seconda metà dell’Ottocento e nel 1887 divenne parte dell’Indocina Francese. Dagli inizi del 20° sec. le autorità coloniali furono avversate da un forte movimento anticolonialista, all’interno del quale si costituì nel 1941 il Viet-minh (Lega per l’indipendenza del V.). Nato dall’alleanza fra i nazionalisti e i comunisti guidati da Ho Chi-minh, il Viet-minh condusse fino al 1945 la lotta contro le forze giapponesi di occupazione e l’amministrazione francese. Nel marzo 1945 i Giapponesi rovesciarono il governo collaborazionista francese e riconobbero l’indipendenza del V. sotto la sovranità dell’imperatore Bao Dai. Contemporaneamente le zone rurali del Nord furono teatro di un’insurrezione contadina, che permise l’avanzata del Viet-minh, fino alla conquista di Hanoi, nell’agosto 1945. Alla resa giapponese e all’abdicazione di Bao Dai fece quindi seguito la proclamazione della Repubblica Democratica del V. (RDV), con Ho Chi-minh come presidente. Il processo di edificazione del nuovo Stato fu tuttavia bloccato dalla rioccupazione francese: dalla fine del 1946, le forze della RDV furono impegnate in un aspro conflitto contro i Francesi. Dal 1949 la situazione venne resa più complessa dalla formazione di uno Stato del V. (con capitale a Saigon) sotto la sovranità di Bao Dai; alleato dei Francesi, questo ricevette, a partire dal 1951, crescenti aiuti anche dagli Stati Uniti. Nel 1954 la sconfitta francese a Dien Bien Phu aprì la strada agli accordi di Ginevra, che stabilirono un cessate il fuoco e la provvisoria divisione del paese lungo il 17° parallelo N: a N si ritirarono le forze della RDV, a S le truppe francesi e quelle dello Stato del Vietnam. Per i successivi 21 anni il V. rimase diviso lungo la linea provvisoria e le due zone del paese seguirono uno sviluppo profondamente diverso. A Saigon, nell’ottobre 1955, il filostatunitense Ngô-dinh-Diem depose l’imperatore Bao Dai e proclamò la Repubblica del V. divenendone presidente. Il regime autoritario, rigidamente cattolico e anticomunista di Diem alimentò un vasto movimento di ribellione nelle campagne del Sud. Il governo di Hanoi, riconosciuto nel 1950 dall’URSS e dalla Cina popolare, avviò invece il processo di edificazione di uno Stato socialista. Nel 1955 Ho Chi-minh lasciò la carica di presidente del Consiglio a Pham Văn Ðông, mantenendo quelle di presidente del partito comunista e capo dello Stato fino alla morte (1969); il Viet-minh fu sostituito nel 1955 dal Fronte patriottico. Nel frattempo il conflitto fra il Fronte di liberazione nazionale (FLN), coalizione di forze di opposizione a Diem, costituito nel 1960 sotto l’egemonia comunista, e il governo di Saigon aveva assunto un rilievo internazionale: a partire dal 1960, in aggiunta agli aiuti finanziari gli USA inviarono equipaggiamento e consiglieri militari nel V. del Sud. Ciò nonostante, Saigon non riuscì ad arrestare l’avanzata delle forze del FLN, sostenuto con armi e esperti militari dalla RDV. Sempre più screditato dalla diffusa corruzione e indebolito dalle sconfitte militari, nel novembre 1963 Diem fu rovesciato da un pronunciamento militare, sostenuto dagli stessi USA. Dopo una fase che vide il susseguirsi di colpi di Stato militari, nel 1965 si insediò al potere una giunta presieduta da Nguyên-van-Thiêu.
Nello stesso anno gli USA iniziarono massicci bombardamenti nel V. del Nord, che intervenne allora in appoggio al FLN, ricevendo a sua volta aiuti dall’URSS e dalla Cina. Ampie zone del V. vennero devastate dai bombardamenti statunitensi, che tuttavia non indebolirono la capacità di combattimento delle forze di liberazione, mentre in USA e nel mondo cresceva l’opposizione alla guerra. Nel gennaio 1968 i Nordvietnamiti lanciarono una offensiva generalizzata che spinse l’amministrazione statunitense a riconsiderare i termini del proprio coinvolgimento. Washington avviò una graduale diminuzione delle forze presenti nel V., mentre a Parigi iniziavano colloqui di pace. Ciononostante, negli anni successivi il conflitto conobbe un’ulteriore intensificazione raggiungendo il Laos e la Cambogia; nel corso del 1972 i bombardamenti statunitensi sul Nord ripresero con rinnovata violenza. Un accordo per il cessate il fuoco fu infine firmato nel gennaio 1973, ma i combattimenti nel Sud continuarono fino alla conquista di Saigon da parte delle truppe del governo rivoluzionario provvisorio e di quelle del Vietnam del Nord (aprile 1975; fig. 2). Nel 1976 fu proclamata la Repubblica Socialista del Vietnam. Lê Duan venne nominato segretario generale del partito comunista, mentre alla guida del governo fu confermato Pham Văn Ðông.
Dopo la riunificazione, oltre ai gravissimi danni provocati dalla guerra, il paese dovette far fronte agli squilibri esistenti fra le economie del Nord e del Sud, cui si aggiunsero i problemi sul piano internazionale. Il V. si trovò sempre più sottoposto all’influenza politica di Mosca. Nel dicembre 1978 le forze di Hanoi invasero la Cambogia dando vita a un regime filovietnamita, che resse il paese fino ai primi anni del 1990. Il grave deterioramento delle relazioni con Pechino che ne conseguì sfociò in un breve conflitto nel febbraio-marzo 1979; l’occupazione della Cambogia aggravò inoltre l’isolamento a livello internazionale. Una delle più drammatiche conseguenze della difficile situazione fu l’enorme esodo di profughi, prevalentemente di origine cinese.
Morto Lê Duan (1986), il nuovo segretario generale, Nguyên-van-Linh, promosse una riforma dell’economia che comportò l’introduzione di elementi di mercato. Nel 1991 Do Muoi, alla guida del governo dal 1988, subentrò a Nguyên-van-Linh, venendo a sua volta sostituito da Vo-van-Kiet come presidente del Consiglio. Nel 1992 una nuova Costituzione istituì la carica di presidente della Repubblica, alla quale fu eletto il generale Le Duc Anh.
Sul piano internazionale il riavvicinamento fra Cina e URSS permise a partire dal 1988 l’avvio di una soluzione della questione cambogiana, con il ritiro delle truppe vietnamite e la firma nel 1991 di un piano di pace. Questi sviluppi permisero un progressivo miglioramento delle relazioni con Pechino e inoltre lo sblocco degli aiuti da parte di molti paesi asiatici ed europei e la riapertura dell’accesso ai finanziamenti delle principali istituzioni internazionali. Nel 1995 il V. entrò a far parte dell’ASEAN. Nel 1997 Trân Duc Luong divenne presidente della Repubblica, mentre la carica di primo ministro fu assunta da Phan Van Khai e alla guida del Partito comunista fu chiamato Le Kha Phieu. Le attività del nuovo governo furono indirizzate soprattutto a limitare gli effetti della crisi economica; fu inoltre intensificata la lotta alla corruzione negli apparati del partito, al cui interno riprese forza l’ala conservatrice. Sul piano internazionale venne rafforzato il processo di integrazione regionale e furono potenziate le relazioni con la Cina. Anche i rapporti con gli USA registrarono un ulteriore miglioramento e nel 1999 Washington stabilì nuovamente una sede diplomatica in territorio vietnamita.
Il processo di riforma economica ha subìto un’accelerazione nei primi anni del 21° sec., dopo l’elezione (2001, riconfermato nel 2006) del nuovo segretario del partito Nong Duc Manh, esponente dell’ala riformista. Nel 2006 è divenuto presidente Nguyen Minh Triet e sono stati nominati anche un nuovo capo del governo e un nuovo presidente del Parlamento, nel quadro di una politica di ringiovanimento della classe dirigente. Nel 2007 il Paese ha fatto il suo ingresso nell’Organizzazione mondiale per il commercio. Nel 2011 è stato nominato presidente Truong Tan Sang, cui nel 2016 è subentrato Tran Dai Quang, seguito nel 2018 da Nguyen Phu Trong; dall'aprile 2021 presidente del Paese è l'ex primo ministro Nguyen Xuan Phuc e premier Phạm Minh Chính, mentre il presidente uscente Nguyen Phu Trong ha conservato unicamente la carica di segretario generale del Partito Comunista. Nel marzo 2023, a seguito delle dimissioni rassegnate da Nguyen Xuan Phuc, è stato eletto alla presidenza del Paese Vo Vang Thuong.
In ambito internazionale, nel quadro della distensione dei rapporti con gli Stati Uniti va segnalata la storica prima visita in Vietnam effettuata da B. Obama nel maggio 2016, nel corso della quale l'uomo politico ha annunciato la revoca dell'embargo sulla vendita di armi al Paese, dopo la sospensione del divieto per le armi da difesa navale già decisa nel 2014. Nel giugno 2019, dopo oltre tre anni di trattative, V. ed Unione europea hanno firmato un accordo di libero scambio, che - dopo l'approvazione del Parlamento europeo - permetterà di ridurre i dazi sui prodotti commerciati tra le due parti.
Dopo oltre un decennio di trattative, nel dicembre 2022 il Paese ha raggiunto con l'Indonesia un accordo sulla delimitazione della rispettiva zona economica esclusiva (ZEE).
Segnata dalla costante ricerca di un’armonia con l’ambiente naturale, e di un valore estetico e decorativo nel trattamento di materiali e strutture, l’architettura tradizionale del V. è caratterizzata da edifici generalmente sviluppati in orizzontale (ma sono diffusi torri o edifici a stupa a più piani), spesso articolati su un’ampia superficie; il legno è materiale costruttivo fondamentale, soprattutto nelle abitazioni, e laterizi e pietra sono riservati a edifici a destinazione religiosa o nobiliare.
L’architettura religiosa, al pari della vita spirituale locale, è il risultato di una combinazione di vari elementi ed è caratterizzata da una varietà di iconografie religiose: elementi che rivelano influenze derivate non solo dall’Asia sud-orientale e dalla Cina ma anche da stilemi autoctoni. Originali rielaborazioni di elementi cinesi caratterizzano anche le arti plastiche e decorative, elementi essenziali della produzione e della decorazione architettonica vietnamita. Edificio religioso è la pagoda buddhista (chua), da distinguere dal tempio (den), dedicato a personaggi illustri; il van miêu è il tempio confuciano. La pagoda più antica sembra risalire al 2° sec.: un complesso nel Dau, 35 km a N di Hanoi, ricostruito nel 14° sec., costituito da quattro templi dedicati alla pioggia, al tuono, alle nuvole, alla luce, e da una torre (Hoa Phong) in mattoni di tre piani, originariamente nove, di datazione incerta. Ad Hanoi sono tra le altre la Pagoda su una Sola Colonna (1049, sostenuta da un unico pilastro, restaurata); la Pagoda Tran Quoc (15° sec., ricostruita), e nei pressi la Pagoda dei Profumi, complesso (13° sec.) di vari edifici scavati nella roccia. Nella città sono anche il Tempio della Letteratura (1070), consacrato a Confucio e sede della prima università, e quello di Ngoc Son (della Montagna di Giada, 18° sec.). Importanti le pagode di Bac Ninh, (17°-18° sec., a più piani) e di Tay Phuong (ricostruita nel 1794, importanti sculture).
Hue, città imperiale, già capitale del V. (1802-1945), nella monumentale Cittadella Purpurea Proibita – caratterizzata da mura fortificate, cortili, palazzi, templi e mausolei imperiali (tra i quali il mausoleo di Tu Duc) – conserva la pagoda Thien Mu (17° sec.). Notevole l’antico centro storico di Hoi An (15°-19° sec.; ponte Giapponese coperto nello stile della pagoda, 16° sec.). Una forte impronta francese rivelano Hanoi e Ho Chi Minh City (Saigon), con edifici come la cattedrale di Notre Dame e il Palazzo della Posta (prog. G. Eiffel) a Ho Chi Minh, che conserva anche templi e pagode nel quartiere cinese; la cattedrale neogotica di San Giuseppe (1886) e il palazzo presidenziale (1906) ad Hanoi, dove sorge anche il monumentale Mausoleo marmoreo di Ho Chi Minh (1973-75).
La musica vietnamita è direttamente collegata a quella cinese, non solo nella concezione metafisica, ma anche nell’impianto delle scale, tutte – tranne due – pentafoniche. Le melodie, prevalentemente in metro binario, accolgono anche il metro ternario tipico della musica indiana. Come quelli cinesi, gli strumenti musicali vietnamiti sono distinti in 8 categorie. I più caratteristici sono il dàn bâu, strumento monocorde, e il dàn day, un particolare tipo di liuto. Dal punto di vista della fruizione, si distinguono quattro tipi di musica: quella delle minoranze (che adottano scale e strumenti diversi); quella popolare; la musica di corte, caratterizzata anche da un proprio sistema di notazione e appannaggio dei professionisti fin dal 10° sec.; infine la musica influenzata dalla tradizione occidentale.