Uso del paracadute e l’esercizio, sportivo o bellico.
Il paracadutismo è divenuto attività sportiva nel periodo immediatamente successivo al Secondo conflitto mondiale, traendo profitto dalle esperienze acquisite in azioni belliche e con l’impiego dell’enorme quantità di materiale residuato di guerra. Da allora, ebbero inizio e si sono via via intensificate esibizioni di lancio da grandi altezze, con l’apertura del paracadute ritardata il più a lungo possibile. Oggi il paracadutismo ha perso il tradizionale aspetto di rischio grazie a soluzioni tecniche e di sicurezza (apertura del p. a 400 m dal suolo, p. di emergenza in posizione dorsale, elevata preparazione atletica e tecnica ecc.) che hanno ridotto a percentuali bassissime gli incidenti. L’attività agonistica si svolge sotto l’egida della Fédération aéronautique internationale (FAI), che delega ai singoli aeroclub nazionali le proprie mansioni nei rispettivi territori di competenza. Dal 1951 si disputano i campionati del mondo. Le specialità classiche del paracadutismo sportivo prevedono prove di: a) precisione di atterraggio, individuale e di gruppo: il lancio viene effettuato da una quota di 800-1200 m, con apertura del paracadute entro 10 s.; il bersaglio da centrare sul terreno con il primo punto di contatto del corpo è costituito da un piatto elettronico; b) acrobazia o stile individuale: il lancio viene effettuato dalla quota di 2000 m, con apertura entro 28 s; è prevista l’esecuzione di figure obbligate durante la caduta libera; c) lavoro relativo: il lancio viene effettuato dalla quota di 2800 m, con apertura entro 35 s.; eseguita da squadre di 4 o 8 elementi, consiste nell’effettuare figure acrobatiche durante la caduta libera, mantenendo la stessa velocità relativa tra i componenti della squadra; d) lavoro relativo a paracadute aperto: il lancio viene effettuato da una quota di 2500-3000 m, da squadre di 4 o 8 elementi; è prevista l’esecuzione di figure a paracadute aperto secondo una sequenza di trasformazioni preordinata che deve essere effettuata nel più breve tempo possibile e senza errori; e) paraski: forma combinata di paracadutismo e di sci, con squadre di 3 elementi, consistente in un lancio di precisione di atterraggio e in una prova di slalom gigante, effettuati in zone montuose innevate e in pendenza.
Il paracadutismo militare, già attivo fin dalla Prima guerra mondiale in missioni isolate, ha trovato il suo massimo impiego tattico nella Seconda guerra mondiale, con il lancio di interi reparti combattenti. I paracadusti militari rientrano nella categoria delle truppe aviotrasportate. Le teorie d’impiego dei reparti paracadusti sono in continua elaborazione; comunque, essi hanno due compiti essenziali: come reparti di avanguardia in operazioni di trasporto aereo in grande stile, oppure come elementi che operano a piccoli nuclei isolati in operazioni di sabotaggio ecc. Durante la Seconda guerra mondiale l’esercito italiano disponeva di due divisioni di paracadusti, la Folgore (in seguito ricostituita come brigata) e la Nembo, che furono impiegate per lo più come normali divisioni e diedero prova delle loro capacità in Africa settentrionale.