Espressione con cui si nega, contrario di affermazione.
Il latino negatio corrisponde all’ἀπόϕασις della logica aristotelica, designante il giudizio che connette il soggetto e il predicato in un rapporto di esclusione. La n. può riguardare sia la copula (nel qual caso si ha il giudizio negativo vero e proprio) sia il predicato (e in questo caso si ha un cosiddetto giudizio infinito o di limitazione) e il soggetto. In G.W.F. Hegel la n. viene a costituire, in un complesso quadro logico-metafisico in cui è determinante la relazione finito-infinito, un elemento essenziale; è proprio infatti della natura del finito che esso debba negarsi in quanto finito determinato per passare in un’altra determinatezza di grado superiore (n. della negazione), in cui peraltro è conservata, sia pure ad altro livello, la positività del grado precedente; la n. rappresenta quindi il fattore essenziale nell’articolarsi del divenire, onde Hegel può parlare dell’«immane potenza del negativo».
Espressione, costituita da un avverbio, una congiunzione, un pronome o una locuzione avverbiale, che nega l’essere o un modo di essere di una cosa. La n. può essere assoluta (per es., ital. no, fr. non ecc.) o relativa, riferita cioè a un elemento della frase (non voglio risponderti; questo è un avvertimento, non una punizione; lo dici senza convinzione). In alcune lingue la n. del verbo può essere espressa da un affisso aggiunto alla radice o al tema verbale (per es., in turco, sevmek «amare», sev-me-mek «non amare»). Uno speciale tipo di n. è infine quello composizionale, per cui dalla voce positiva si forma, con l’aggiunta di prefissi, la corrispondente voce opposta (per es., in italiano sono negativi, pur con diverse sfumature semantiche, i prefissi in-, a-, anti-, dis-, s-: credulo, incredulo; morale, immorale, amorale; uguale, disuguale ecc.).
Per n. di una proposizione (simbolo ¬) si intende la proposizione contraria, cioè quella che è vera quando è falsa la prima. La n. non è perciò intesa come atto del negare ma anche come contenuto negato. Alla n. logica corrisponde, nell’algebra delle classi, il passaggio da un insieme A all’insieme complementare A´. Infatti, se A è la classe degli enti che godono dell’attributo A, l’insieme complementare A’ è la classe degli enti che non godono dell’attributo A. L’operatore ¬ (non) si associa alla funzione di verità Non (➔ funzione).
religione Teologia negativa (o apofatica) È così definita la corrente che nega di riferire a Dio gli attributi dell’esperienza sensibile e intellettiva umana dal momento che Dio è al di là di ogni concettualizzazione: Dio è invisibile, indicibile, insondabile, inaccessibile. La teologia negativa ebbe il suo esponente più noto nello Pseudo-Dionigi l’Areopagita (inizi del 6° sec.), che esercitò grande influsso sul pensiero orientale e occidentale, per es. su Maestro Eckhart e su Nicola Cusano.