La scomparsa definitiva delle mestruazioni, per cessazione della funzione ovarica. È preceduta e seguita da un periodo di durata variabile, caratterizzato da una complessa fenomenologia neurovegetativa, somatica e psichica che viene indicata come climaterio. L’esordio della m. varia nei diversi popoli (in Italia oscilla fra i 45 e i 53 anni). Esiste una m. artificiale precoce prodotta da interventi chirurgici o per terapia medica.
Il numero degli ovociti contenuti nell’ovaio diminuisce progressivamente con l’età della donna raggiungendo, intorno all’epoca della m., un livello criticamente basso, da cui consegue un’alterazione del normale ritmo del ciclo mestruale e il declino delle ovulazioni. Già 10 anni prima della m. si verificano cambiamenti nella funzione ipotalamica e modifiche dei livelli di gonadotropine, gli ormoni che controllano l’ovaio. In particolare si evidenzia un aumento dell’ormone follicolo stimolante (FSH, follicle stimulating hormone), che precede quello dell’ormone luteinizzante (LH, luteinizing hormone), e una parallela diminuzione degli ormoni ovarici (estradiolo e progesterone; v. fig.). Dopo l’ultima mestruazione i livelli di estradiolo si riducono del 90-95% rispetto alla vita fertile e la secrezione di progesterone scompare, mentre i livelli di FSH e LH aumentano nettamente, arrivando a essere 10-15 volte maggiori rispetto alla fase fertile. Negli anni che seguono la m., la situazione ormonale tende a rimanere stabile, presentando solo una lieve riduzione dei livelli delle gonadotropine nella fase più avanzata.
Il climaterio, inteso come periodo di transizione, può essere vissuto in una condizione di equilibrio psicofisico senza problemi particolari; nella maggior parte dei casi, tuttavia, è caratterizzato da un insieme variabile di disturbi che costituiscono una vera e propria sindrome. Secondo una classificazione tradizionale i disturbi della m. sono quelli legati alla carenza estrogenica e sono rappresentati da sintomi neurovegetativi (vampate, sudorazione, tachicardia, insonnia), psicologici (repentini cambiamenti dell’umore, ansia, depressione, modificazioni della libido) e da sintomi secondari alla distrofia della mucosa dell’apparato genitourinario. Mentre i primi insorgono al momento della m. e possono anche precedere l’ultima mestruazione, gli ultimi si collocano in senso temporale dopo alcuni anni dalla m. stessa (disturbi a medio termine) e si associano ad altri effetti legati alla mancanza degli estrogeni sia su altre mucose (occhi, naso, faringe) sia sulla cute.
Patologie collegate alla cessazione della funzione ovarica, che si manifestano dopo molti anni dall’insorgenza della m., sono la malattia cardiovascolare e l’osteoporosi. La cessazione della funzione ovarica con la conseguente diminuzione degli estrogeni, infatti, influenza numerosi fattori strettamente collegati a un aumento del rischio cardiovascolare: modificazioni in senso proaterogeno dei livelli dei lipidi e delle lipoproteine nel sangue, spostamento dell’equilibrio tra i fattori della coagulazione in senso protrombotico, peggioramento delle prestazioni del muscolo cardiaco e della funzione vascolare, aumento della pressione arteriosa, alterazioni del metabolismo glucidico. La connessione tra l’ipoestrogenismo menopausale e l’osteoporosi deriva dal fatto che gli estrogeni agiscono bloccando la demineralizzazione attraverso vari meccanismi: migliore assorbimento di calcio dall’intestino, inibizione della perdita di calcio dal tessuto osseo sia attraverso l’azione degli ormoni responsabili del metabolismo calcico sia attraverso un’azione diretta sulle cellule del tessuto osseo.
La principale terapia della m. è quella ormonale sostitutiva, che consiste nella somministrazione di estrogeni a dosaggi tali da poter raggiungere nel sangue i livelli della prima fase del ciclo mestruale, associati a un’adeguata dose di progestinici finalizzata al bilanciamento della stimolazione sull’endometrio da parte degli estrogeni. La terapia ormonale è sicuramente efficace nel risolvere i problemi tipici della m.: vampate, sudorazione, tachicardia, insonnia, disturbi dell’umore, secchezza vaginale. Essa cura genericamente anche i sintomi psicologici minori, soprattutto ove si associno a quelli caratteristici neurovegetativi.