In patologia, disturbo generico del trofismo di singoli tessuti o dell’intero organismo, congenito o acquisito, da cause varie e non sempre chiare (disturbi dell’apporto nutritivo, lesioni dei centri nervosi trofici ecc.).
Nel lattante si manifesta con aspetto sofferente, cute arida e poco elastica, sottocutaneo scarso, accrescimento deficiente o stazionario per cause d’origine materna (infettive, tossiche, alimentari ecc.); nei bambini di maggiore età, le manifestazioni di d. conseguono a malattie intestinali, endocrine, diatesiche ecc.
Malattia genetica che si eredita come autosomica dominante. I sintomi sono variabili e relativi all’età nella quale il paziente comincia a esprimere il fenotipo. Nei neonati, è caratterizzata da disturbi respiratori che portano alla morte se il neonato non riceve ventilazione assistita. Il fenotipo dei bambini è anche caratterizzato da ritardo mentale. Gli adulti possono presentare miotonia lieve (contrazioni muscolari ripetute) e debolezza muscolare, oppure solo la cateratta. Differenti membri della stessa famiglia possono esprimere inoltre fenotipi diversi.
La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia ereditaria che, prima dell’avvento della diagnosi molecolare, messa a punto negli anni 1990, aveva un’incidenza di circa 1 su 3500 nati di sesso maschile. Presenta una frequenza insolitamente elevata di mutazioni spontanee, pari a 104 nei gameti sia maschili sia femminili, superiore di 10-100 volte rispetto a quella presentata dalla maggior parte delle malattie genetiche. Poiché la malattia viene ereditata come carattere recessivo legato al cromosoma X, di regola solo i maschi sono colpiti e le femmine sono portatrici. I sintomi non sono facilmente evidenziabili alla nascita; generalmente dopo i 3 o 4 anni inizia ad apparire una debolezza muscolare che aumenta di gravità fino all’atrofia completa dei muscoli. Le analisi del sangue evidenziano livelli elevati di creatinachinasi (50-100 volte superiori alla norma), indice della distruzione del tessuto muscolare. La distrofia muscolare di Becker presenta un fenotipo simile ma è più benigna.
Il gene, le cui mutazioni sono responsabili di entrambe le forme di d., chiamato DMD, è stato mappato sul braccio corto del cromosoma X nel 1987 ed è il più grande conosciuto, occupando circa l’1% del cromosoma: è costituito da 2,5 milioni di paia di basi, comprende 79 esoni e codifica la distrofina, proteina (peso molecolare 427.000), abbondante nella muscolatura liscia e in quella scheletrica (nel sarcolemma). È formata da quattro domini; uno di essi, ricco di cisteina, lega un complesso di glicoproteine di membrana creando interazioni con la matrice extracellulare e con le proteine del citoscheletro. L’alterazione, o l’assenza, della distrofina è la causa della d. muscolare di Duchenne e di Becker: la diversa gravità delle due forme è connessa alla diversa quantità di distrofina presente nei muscoli dell’individuo affetto.