Complesso di strutture che mantiene in reciproca contiguità due o più superfici ossee.
Gli elementi scheletrici che costituiscono le a. possono essere mobili, semimobili o fissi; da ciò la tradizionale distinzione delle a. in anfiartrosi, diartrosi e sinartrosi. Le anfiartrosi (fig. A) sono le a. le cui superfici articolari hanno una maggiore individualità, sono rivestite di cartilagine e la parte ligamentosa assume l’aspetto di benderelle fibrose e di legamento interosseo.
Le diartrosi (fig. B) sono dotate di una cavità articolare, rivestita e delimitata da una membrana di scorrimento (membrana sinoviale). Le superfici articolari sono configurate in modo da consentire ampi movimenti reciproci. A volte particolari strutture fibroso-cartilaginee (menischi, orletti, dischi intrarticolari) migliorano le possibilità di contenzione dei capi articolari. L’apparato ligamentoso è costituito da una capsula continua, rinforzata da legamenti (legamenti periferici) e talvolta è completato da robusti legamenti profondi. L’a. a sella e l’ a. a troclea sono varietà di diartrosi.
Le sinartrosi (fig. C) sono articolazioni nelle quali la forma delle superfici ossee è tale da consentire un intimo contatto.
Le a. possono essere interessate da malattie (➔ artrite e artrosi), da malformazioni congenite (lussazione dell’anca, coxa vara e valga), lesioni traumatiche (lussazioni, distorsioni ecc.), artropatie di origine endocrina, metabolica, neuropatica ed emofilica. Le artropatie endocrine si osservano frequentemente in pazienti affetti da turbe endocrine, senza peraltro che sia dimostrato un rapporto diretto tra i due eventi. Le artropatie neuropatiche insorgono specialmente nella tabe e nella siringomielia, in rapporto, sembra, con disturbi trofici e della sensibilità propriocettiva. Tra le artropatie ematologiche la più frequente è quella emofilica, conseguente all’emartro, che si verifica per traumi lievi nella emofilia e in altre malattie emorragiche. Affezioni particolari sono l’idrartro (versamento sieroso, talora lievemente ematico, che si forma nella cavità di un’a. per effetto di un trauma o di infiammazioni, tumori ecc.) e i corpi mobili articolari (formazioni anormali, libere, nella cavità di un’a.; prendono origine da frammenti ossei, cartilaginei, di tessuto fibroso ecc. a seguito di eventi traumatici, flogistici o degenerativi; sintomo caratteristico è il blocco articolare, cioè l’improvviso arresto doloroso delle escursioni articolari). Le ferite articolari sono divise in 3 gradi: al primo si ascrivono quelle i cui margini si riaccostano immediatamente, al secondo quelle con margini beanti, al terzo quelle complicate da lesioni dei capi ossei articolari, e spesso da infezione della cavità articolare. Frequente è l’esito in anchilosi.
Il metodo d’indagine radiologica per lo studio delle a. è l’ artrografia che si attua iniettando in esse una sostanza di contrasto trasparente, per es. ossigeno ( artropneumografia o pneumoartrografia), od opaca ai raggi X, per es. sali iodici ( artrografia opaca) ed eseguendo successivamente radioscopia e radiografia. L’artrocentesi è la puntura del cavo articolare per dare esito al materiale liquido ivi contenuto; può essere eseguita a scopo diagnostico per permettere l’analisi del liquido raccolto, oppure a scopo terapeutico (svuotamenti, introduzione di medicamenti).
L’artroscopia è l’esame endoscopico di una grande a. (ginocchio, anca ecc.), per lo più seguita da prelievo di tessuto a scopo bioptico o da un intervento chirurgico ‘a cielo chiuso’ (asportazione di un menisco, di un corpo mobile articolare ecc.).
Il trattamento chirurgico delle a. comprende, tra l’altro, l’artrodesi, l’artroplastica, l’artrorisi, l’artrotomia, l’impianto di protesi (➔).
L’artrodesi è l’immobilizzazione con metodi chirurgici dei capi articolari di un’a.; si pratica nella cura di artropatie croniche fortemente invalidanti.
L’artroplastica consiste nel ripristino della mobilità articolare abolita o diminuita per cause patologiche, ottenuto tramite la separazione dei capi articolari e l’interposizione fra essi di lembi di particolari tessuti molli (lembi autoplastici), che favoriscono lo scorrimento delle superfici ossee.
L’artrorisi è l’intervento inteso a limitare l’ampiezza patologicamente esagerata delle escursioni di un’a. (per es. per paralisi flaccida dei muscoli) o il suo atteggiamento viziato in iperflessione (per es. per paralisi spastica).
L’artrotomia è un’incisione chirurgica della capsula articolare per evacuare versamenti (sierosi, ematici, purulenti) o per rimuovere frammenti ossei o corpi estranei presenti in un’articolazione.
In acustica, sinonimo di intelligibilità, indice numerico della bontà di ricezione acustica, indicante la percentuale di parole e sillabe comprese correttamente, rispetto al numero totale di parole o sillabe pronunciate.
In fonetica, disposizione delle parti mobili dell’apparato di fonazione (labbra, mandibola, lingua ecc.), per realizzare un dato fonema; anche la realizzazione stessa del fonema. I fenomeni che concorrono alla formazione dei fonemi, chiamati modi (o forme) di a., sono: occlusione, stretta, nasalità, sordità, sonorità ecc. L’area dell’apparato di fonazione in cui le parti mobili (o una parte mobile e una fissa) si pongono in rapporto reciproco di occlusione, di stretta o di apertura per ottenere la pronuncia di un fonema costituisce il luogo (o punto) di a.; l’articolatore è la parte dell’apparato di fonazione che contribuisce attivamente all’a. (labbro inferiore, lingua nelle sue parti, velo palatino, pareti della faringe, corde vocali).
In linguistica generale, strutturazione interna propria di ogni lingua. Un primo livello di a. è costituito dall’analisi dell’esperienza umana in significati diversi, ciascuno individuato da una specifica forma lessicale (lessema) o grammaticale (morfema); un secondo livello di a. è dato dallo strutturarsi di lessemi e morfemi in fonemi. Gli elementi dotati di significato si dicono perciò unità di prima a., i fonemi unità di seconda articolazione.