Idrocarburo non saturo avente formula CH≡CH. È un gas incolore che brucia all’aria con fiamma molto luminosa e calorifica; con aria (o ossigeno) forma miscele esplosive. A causa della presenza di un triplo legame presenta una spiccata reattività addizionando idrogeno, alogeni, acidi alogenati, acqua ecc.
Il primo processo di produzione di a. realizzato su scala industriale si basa sulla reazione fra il carburo di calcio (ottenuto riscaldando in un forno elettrico calce e una miscela di coke e antracite) e l’acqua:
CaC2 + 2H2O ⇄ Ca(OH) 2 + C2H2;
il processo richiede un elevato consumo di energia elettrica (circa 10 kWh per kg di a.). Successivamente si è sviluppato anche il processo di produzione di a. per pirolisi di idrocarburi (gas naturale, etano, benzine, gasoli ecc.), basato sulla maggiore stabilità alle alte temperature dell’a. rispetto ad altri idrocarburi; per evitare la decomposizione dell’a. occorre che il tempo di pirolisi sia estremamente breve (dell’ordine del millesimo di secondo) e che i prodotti della reazione vengano raffreddati con estrema rapidità (quenching). Anche la produzione dell’a. per pirolisi degli idrocarburi richiede un notevole consumo energetico; inoltre, la separazione dell’a. dagli altri componenti del gas prodotto (per assorbimento selettivo, per formazione di composti labili o per condensazione e successiva distillazione frazionata) è costosa.
L’a. è usato nella saldatura con la fiamma ossiacetilenica, nell’illuminazione, per la preparazione del nerofumo e come materia prima di numerosi derivati petrolchimici: acetaldeide, acetato di vinile, acrilonitrile, cloruro di vinile ecc.; per questi impieghi l’a. è stato sostituito in parte dalle olefine, ma la sostituzione non è mai stata totale poiché alcuni paesi, che mancano di petrolio ma che dispongono di carbone, hanno continuato a produrlo dal carburo. L’a. trova impiego, in ogni caso, nella preparazione di alcuni composti (per es., 1,4-butindiolo, cicloottotetraene) che non possono essere ottenuti dall’etilene.