tachimetro Strumento per la misurazione di velocità istantanea o media (in un dato intervallo di tempo). Si usa per le velocità angolari (per es., di alberi in rotazione), dalla cui misura si ottiene quella di velocità di avanzamento (velocità lineari); è il caso delle ruote nei veicoli terrestri per cui si ha il t. dell’auto, della moto ecc. Si hanno anche t. per velocità lineari.
I t. per velocità angolari sono meccanici, magnetici, elettrici od ottici. I t. meccanici più usati sono a forza centrifuga (fig. 1) e i cosiddetti cronometrici. Nei primi, un albero a, con masse eccentriche b, è reso solidale all’organo rotante e ruota con esso; per la forza centrifuga, le masse tendono ad allontanarsi dall’asse di a; alla coppia dovuta alle forze centrifughe si oppone la forza dovuta a una molla antagonista c: un indice d collegato a un meccanismo fornisce su una scala il valore della velocità.
I t. cronometrici consistono in una sorta di contagiri, periodicamente e automaticamente connesso all’organo rotante da un congegno a orologeria; il contagiri fornisce il numero di giri dell’organo rotante nell’intervallo di tempo di funzionamento e perciò la misura della velocità angolare media nell’intervallo stesso. I t. magnetici sono costituiti da un magnete permanente a (fig. 2), solidale all’organo rotante b che trascina, grazie alle correnti indotte, un disco o una coppa c di alluminio alla cui rotazione si oppone una molla d; intorno a c è disposto uno schermo f di materiale ferromagnetico che concentra il flusso magnetico generato dal magnete rotante; un indice e solidale con c fornisce su una scala il valore della velocità.
I t. meccanici e magnetici sono t. portatili o fissi. I t. portatili sono provvisti di un perno con una punta di gomma all’estremità; il perno, premuto in corrispondenza dell’asse dell’albero rotante, acquista la velocità angolare di quest’ultimo; sul perno può esserci anche una rotellina di gomma che, accostata lateralmente all’albero, misura la velocità periferica e quindi la velocità angolare. I t. fissi si collegano all’organo rotante o direttamente o con un alberino rigido o flessibile, stabilmente connesso all’albero (come nei t. magnetici per autovetture). I t. elettrici consistono di un piccolo generatore di tensione (generatore tachimetrico), montato sull’organo rotante, cui è collegato a distanza un voltmetro tarato (strumento indicatore). Sono t. elettrici i t. a impulsi, nei quali all’organo rotante è collegato un dispositivo che emette impulsi elettrici (per es., una ruota dentata in materiale ferromagnetico), la cui frequenza, legata a quella di rotazione, si misura con contatore elettronico operante in un dato intervallo di tempo. Nei t. ottici (fig. 3) un raggio di luce a, riflesso da un riferimento posto sull’albero b, è rilevato da una fotocellula c che invia impulsi di tensione v a un contatore elettronico; anche in questo caso gli impulsi f contati nell’unità di tempo sono proporzionali alla velocità angolare ω, il cui valore è visualizzato, per es., con un display a cristalli liquidi. Su tale principio si basa l’encoder. T. ottici sono anche gli stroboscopi (➔). I t. ottici (come quelli elettrici a impulsi) non disturbano l’organo rotante e quindi possono usarsi per misurare velocità di rotazione di organi con piccolissima potenza; si usano anche nei casi di difficile collegamento meccanico per il non facile accesso.
I t. per la velocità di avanzamento sono di vari tipi, a seconda che la misurazione sia fatta da un punto esterno, come nei radartachimetri (➔) o sul corpo in movimento, come nei veicoli terrestri. Per questi ultimi in genere si usano i t. per la velocità angolare, poiché, nota quella delle ruote, si ottiene quella lineare del veicolo, a essa proporzionale.
Anche per la velocità di cinghie, nastri trasportatori ecc. si usa un t. portatile con rotellina; la misura della velocità si può effettuare anche traguardando con dispositivi ottici due riferimenti posti sulla cinghia, sul nastro ecc. e misurando l’intervallo di tempo fra i due rilevamenti.