Disposizione delle forme viventi vegetali in più strati orizzontali, a seconda della statura, delle esigenze di luce, del bisogno d’umidità ecc. Per es., in un bosco si possono distinguere differenti strati: uno arboreo, dato dai rami degli alberi (nelle foreste tropicali umide possono esserci anche 3 strati arborei differenti); uno arbustivo formato da arbusti, suffrutici e individui giovani delle specie arboree, uno erbaceo costituito da specie sciafile nemorali; e uno muscinale. La s. è in rapporto principalmente col fattore luce: negli strati inferiori possono vivere solo piante adatte a un’illuminazione ridotta. Anche le radici e in generale le parti ipogee mostrano una s. in relazione alle esigenze specifiche delle specie in relazione all’umidità, le proprietà fisiche del suolo, la distribuzione e concentrazione di determinate sostanze nutritive ecc.
Processo attraverso il quale si formano le superfici che, a vari livelli gerarchici, suddividono le successioni sedimentarie. Queste, di spessore variabile da pochi millimetri ad alcuni metri, costituiscono le unità stratali fondamentali, le quali in ordine gerarchico crescente sono: lamine, gruppi di lamine, strati e gruppi di strati. Nell’uso comune il termine s. è anche, spesso, inteso come la forma di organizzazione interna degli strati e quindi dei principali tipi di strutture intrastratali.
Le superfici di s. sono considerate come il risultato di fasi di non deposizione o di cambiamenti improvvisi nelle condizioni di deposizione, e come tali non hanno spessore. Esse costituiscono delle superfici deposizionali, sulle quali si accumulano gli strati successivi e sono a tutti gli effetti delle superfici temporali, istantanee da un punto di vista geologico. Superfici di ordine minore presenti all’interno di uno strato sono le superfici di laminazione le quali, concettualmente simili a quelle di s., racchiudono al loro interno lamine e gruppi di lamine. Queste ultime si differenziano dagli strati per avere una granulometria relativamente più uniforme, per non essere ulteriormente scomponibili in unità più piccole, per avere un’estensione più limitata e per essersi formate in un lasso di tempo più breve.
Le superfici di s. possono essere nette o erosive quando evidenziano un cambiamento significativo nella litologia e nella tessitura dei sedimenti che esse racchiudono: viceversa risultano indistinte quando tali cambiamenti tendono ad attenuarsi. Nei casi più comuni queste superfici possono essere inoltre piane, ondulate o curve, continue o discontinue, e ancora parallele o non parallele tra loro (fig. 1). La classificazione riportata in figura può essere utilizzata soprattutto se non si lavora con estremo dettaglio: infatti, nei casi in cui la geometria delle superfici di s. risulta molto complessa, essa va determinata caso per caso, affinché ne scaturiscano le indicazioni necessarie per capire i processi che l’hanno prodotta. In effetti, gran parte delle geometrie degli strati, e quindi delle superfici di s., è legata a forme di fondo originarie e alla combinazione tra processi di accumulo e di erosione che si verificano nei diversi ambienti sedimentari. Queste forme di fondo sono strutture trattive prodotte da correnti unidirezionali (correnti fluviali, marine) e oscillatorie (moto ondoso) che muovono i sedimenti sul fondo. In funzione delle loro dimensioni granulometriche e della velocità e profondità del flusso, tali sedimenti presentano caratteristiche increspature chiamate, in base alle loro dimensioni, ripple, megaripple, dune, barre, onde di sabbia ecc., la cui migrazione e sovrapposizione determina la formazione della maggior parte dei diversi tipi di s. che si possono riscontrare nelle successioni sedimentarie.
In generale viene definita: s. obliqua o incrociata, quella rappresentata da strati e lamine oblique a piccola o a grande scala che sono prodotte da processi trattivi di vario tipo e di diversa origine (fig. 2); i due principali tipi di s. obliqua (tabulare e concava) sono legati alla migrazione di forme di fondo (ripple e dune), rispettivamente a creste rettilinee e sinuose-discontinue (in particolare, gli schemi in fig. E e F si riferiscono a s. tipiche dell’ambiente di spiaggia sommersa, rispettivamente superiore e inferiore); s. gradata, quella che definisce strati a base netta e/o erosiva entro i quali la granulometria dei sedimenti passa da quella più grossolana alla base a quella più fine al tetto; tipi di s. di questo genere sono comuni nei depositi di flussi gravitativi, subaerei e subacquei e in quelli generati da onde di tempesta; s. orizzontale, quella caratterizzata da superfici orizzontali e parallele tra loro che delimitano strati e lamine anch’essi paralleli alle superfici che li racchiudono. Strati e lamine si formano a seguito di processi trattivi che operano all’interfaccia acqua-sedimento: questa struttura è molto comune nelle sabbie fini e nei silt grossolani che sono deposti attraverso il processo di decantazione-trazione.
La configurazione geometrica assunta, a media e a grande scala, da un gruppo di strati e quindi le rispettive superfici di s., rispetto ad altri strati, sia verticalmente che lateralmente definiscono le forme di accrezione. Si parla di: accrezione verticale o aggradazione, quando le superfici di s. sono parallele a quella orizzontale originaria; accrezione frontale o progradazione e accrezione laterale, quando la s. si sviluppa lungo superfici inclinate rispetto all’orizzontale. Il primo caso è quello tipico delle spiagge e dei delta in avanzamento verso il mare; il secondo dei canali fluviali e di marea meandriformi, dove la s. si sviluppa lateralmente rispetto alla direzione e al verso del deflusso principale del canale.
S. sociale Distribuzione differenziale, su scala di superiorità o inferiorità relativa, delle unità dei sistemi sociali, siano questi società nel loro insieme o varie altre categorie sociali. Il concetto di ‘prestigio’ relativo costituisce il termine di riferimento più generale per questa distribuzione differenziale degli status. Il prestigio può essere, a sua volta, rapportato alla stima socialmente diffusa, al conseguimento di particolari risultati, a posizioni relative di responsabilità e potere nell’organizzazione della collettività (in particolare dello Stato), all’appartenenza a determinati gruppi (come ministri del culto, artisti, scienziati e simili), al grado di ricchezza, con la relativa possibilità di accedere a certi modelli di consumo prestigioso, a opportunità di varia natura e simili.
Le più importanti forme di s., almeno al livello della società nel suo insieme, sembrano essere state quelle in cui la differenziazione delle popolazioni in strati di prestigio, prerogative, privilegi e responsabilità differenti si basava sulla continuità intergenerazionale, quelle cioè in cui uno status superiore e/o inferiore era, in misura determinante, socialmente ereditato attraverso la consanguineità e la parentela. Il termine mobilità è ordinariamente usato, da questo punto di vista, per designare i processi di cambiamento di status da parte di membri di una generazione nei confronti dei genitori e di altri ascendenti.
Agli inizi del 20° sec. si è sviluppata una vivace controversia, in parte motivata da considerazioni ideologiche, intorno al problema se la s. si sia sviluppata attraverso la differenziazione interna di comunità già esistenti, oppure attraverso l’imposizione di una dominazione esterna. Malgrado la rilevanza storica dei casi di dominazione esterna (la Grecia antica, l’Impero romano, l’India), si può comunque affermare che la s., in un grandissimo numero di casi (di ogni epoca), è l’effetto di processi di differenziazione interni e relativamente spontanei, che sembrano essersi sempre associati allo sviluppo di un qualche tipo di ‘centri’, nel senso proposto da E. Shils, ovvero che possono avere natura prevalentemente politica o religioso-culturale, o entrambe, intimamente intrecciate tra loro. Le forme socialmente più rilevanti di s. variano secondo l’importanza che la società attribuisce ai ‘beni’ le cui quote vengono inegualmente distribuite. Se il bene più ambito è la ricchezza, si parlerà di società economicamente stratificata; se le gerarchie sociali sono ordinate in base al potere o all’autorità, si parlerà di società politicamente stratificata; se i membri della società sono differenziati in gruppi professionali, a ciascuno dei quali compete una quota diversa di prestigio e valutazione sociale, si parlerà di società professionalmente stratificata.
Concretamente ogni società in un determinato periodo storico risulta stratificata in base a una specifica combinazione di questi tre principi. Poiché il sistema di s. esercita una funzione decisiva nel determinare il comportamento sociale, esso viene quasi sempre assunto nella ricerca empirica come variabile indipendente, attraverso l’individuazione di uno o più indicatori che consentano di classificare in strati la popolazione.