sorbo Nome comune di varie specie di piante del genere Sorbus e in particolare di Sorbus domestica (v. fig.), arbusto, o albero, delle Rosacee, alto fino a 20 m, con foglie imparipennate a 6-10 paia di segmenti, bianco-pubescenti inferiormente, con piccoli fiori bianchi riuniti in grappoli corimbiformi. È spontaneo in varie regioni del Mediterraneo (Spagna, Italia, regione balcanica ecc.), nell’Europa centrale è stato introdotto nel Medioevo. Si coltiva in molte varietà, per i frutti mangerecci (sorbe), piccoli pomi, di 2-4 cm di diametro, ovoidali o piriformi, di color bruno porporino. Le sorbe maturano in epoche diverse da agosto a febbraio, si raccolgono acerbe e si lasciano maturare per azioni batteriche; contengono zucchero invertito, acido malico e quando sono ipermature anche alcol e aldeide acetica; sono un po’ astringenti e servono anche per la preparazione del sidro.
Nei frutti del s. selvatico (e anche nelle ciliegie, nelle mele, nelle pere, nelle prugne, nelle nespole ecc.) si trova il sorbitolo, alcol esavalente, CH2OH(CHOH)4CH2OH, solido cristallino incolore, di sapore dolciastro, esistente in due forme otticamente attive, solubile in acqua. Industrialmente si ottiene per idrogenazione catalitica o per riduzione elettrochimica del glucosio, del saccarosio o del maltosio. Pur avendo potere calorico identico al saccarosio e potere edulcorante inferiore (circa 0,5 volte), il s. viene impiegato come dolcificante nei prodotti per pazienti sofferenti di diabete insulino-dipendente in quanto, una volta ingerito, si trasforma in fruttosio senza provocare pertanto aumenti nei valori della glicemia.
L’acido sorbico, acido alifatico contenente due doppi legami, di formula CH3CH=CHCH=CHCOOH, è presente nelle sorbe non mature; polvere cristallina, poco solubile in acqua, a differenza dei suoi sali, è usato nella preparazione di resine alchiliche modificate, di oli essiccativi, come intermedio nella sintesi di numerosi composti, come fungicida. Nell’industria alimentare si usa (anche sotto forma di sali o di esteri) per inibire la crescita di muffe, di lieviti (nei formaggi, nelle margarine, nelle conserve alimentari, negli sciroppi o negli involucri destinati ad avvolgere gli alimenti stessi).