Organo membranoso che, a guisa di sacco, riveste il cuore e l’origine dei grossi vasi. Consta di due porzioni intimamente connesse: una esterna, fibrosa, e detta appunto p. fibroso, in rapporto lateralmente con le due pleure e in basso aderente al diaframma; l’altra, interna, denominata p. sieroso (o anche p. propriamente detto) perché, analogamente alle altre membrane sierose (pleura, peritoneo), è costituita da due esili foglietti: uno ‘parietale’, che riveste intimamente la superficie interna del p. fibroso, e uno ‘viscerale’, che è la continuazione del precedente e che riveste la superficie esterna del cuore. Tra questi due foglietti del p. sieroso è compreso uno spazio virtuale contenente pochi centimetri cubi di un liquido sieroso e citrino che, in condizioni morbose (pericarditi essudative), può aumentare notevolmente. Le arterie pericardiche costituiscono i rami arteriosi che irrorano il p.; derivano dalla porzione toracica dell’aorta e dell’arteria mammaria interna. L’arteria pericardiacofrenica è il ramo dell’arteria mammaria interna che segue il nervo frenico e si ramifica nello spessore del diaframma, contribuendo alla sua irrorazione.
In patologia, la pericardite rappresenta ogni processo infiammatorio a carico del p.: in base ai caratteri dell’essudato se ne distinguono varie forme. Alcune di queste hanno decorso acuto: la pericardite secca (o fibrinosa) e il gruppo delle pericarditi essudative umide, rappresentate dalla pericardite sierofibrinosa (che è la forma più frequente e che rappresenta di solito uno stadio evolutivo della pericardite secca), quella purulenta e quella emorragica; altre forme hanno andamento cronico e portano di regola alla formazione di aderenze, parziali o totali, tra i due foglietti del p. e talvolta tra p. e organi vicini. La pericardite, in forma clinica primitiva, cioè con significato di manifestazione morbosa a sé stante, è rara; di solito è secondaria ad affezioni di organi vicini, a malattie generali, a traumi, metastasi tumorali. Le diverse forme possono manifestarsi con differente sintomatologia. Nella forma secca il segno fondamentale è rappresentato da sfregamenti pericardici; nelle forme essudative umide si ha affievolimento dei toni cardiaci, dispnea, disfonia, disfagia. Gli esami radiologici facilitano spesso la formulazione diagnostica. Il trattamento delle pericarditi mira soprattutto a curare la malattia fondamentale. La pericardiosinfisi costituisce l’aderenza dei due foglietti pericardici, esito di una pericardite adesiva (➔ concretio cordis).
Tra gli interventi chirurgici che interessano il p.: la pericardiectomia è l’escissione e l’asportazione del sacco pericardico in caso di pericardite costrittiva, al fine di liberare il cuore dalle aderenze che gli impediscono una funzionalità regolare. La pericardiolisi è la sezione delle aderenze che in caso di pericardite costrittiva si stabiliscono tra i due foglietti pericardici e tra questi e i tessuti circostanti. La pericardiorrafia è la sutura del sacco pericardico. Viene eseguita in caso di lesioni traumatiche o nel corso di interventi sul cuore per ricostruire la continuità del p. interrotta dalla pericardiotomia. La pericardiostomia è l’apertura all’esterno del sacco pericardico, al fine di drenare il liquido pericardico. La pericardiotomia è l’incisione del sacco pericardico al fine di asportare corpi estranei o formazioni patologiche intrapericardiche o di scoprire il cuore, nel corso di interventi di chirurgia cardiaca. La pericardiocentesi (o puntura pericardica) si effettua a scopo diagnostico o terapeutico. Nel primo caso si esegue per l’esame chimico-fisico e batteriologico del liquido pericardico, nel secondo per evacuare il liquido.
Negli Artropodi, e in particolare negli Insetti, si chiama p. o seno pericardico la cavità, delimitata da diaframmi fibro-muscolari, che circonda il vaso dorsale o cuore. Lo stesso no;me si dà all’insieme dei diaframmi sopraddetti.