Nella tecnica, nome di alcuni impianti o apparecchi mediante i quali si può effettuare una ripartizione di tipo idrico o elettrico.
Partitore (o divisore) di tensione Dispositivo destinato a suddividere una tensione elettrica in due (o più) parti secondo un rapporto fissato. L’uso più comune di tale circuito si ha assumendo una di tali parti per tensione d’uscita e considerando la tensione da dividere come tensione d’ingresso: il quadripolo così formato risulta essere un attenuatore a impedenza non costante. Nel caso più semplice, il p. resistivo semplice, si tratta (fig. A) di un circuito composto da due resistori R1 e R2 in serie fra loro, al quale è applicata la tensione da dividere V. La tensione d’uscita V0 è prelevata ai capi di uno dei resistori; se, per esempio, questo è R2, applicando al circuito la legge di Ohm si riconosce che è: V0 = VR2/(R1+R2). Il p. resistivo viene comunemente impiegato per dividere o alterare non solo tensioni continue, ma anche tensioni alternate o comunque variabili; in questi ultimi casi talvolta si usano, come elementi del p., condensatori (p. capacitivo semplice), per cui si ha: V0 = VC1/(C1+C2), essendo C1, C2 le capacità di due condensatori disposti in serie, oppure si usa l’autotrasformatore (p. induttivo). I valori prima indicati per la tensione d’uscita valgono solo se la corrente erogata in uscita è trascurabile rispetto a quella che scorre negli elementi del p.; in caso contrario occorre tenere opportunamente conto della caduta di tensione che la corrente d’uscita provoca in alcuni degli elementi del p. stesso. Se uno degli elementi costitutivi è di valore variabile, il rapporto di partizione, e quindi la tensione d’uscita, sono naturalmente anch’essi variabili (p. a variazione continua o p. variabile). Un particolare tipo di p. variabile è quello potenziometrico (fig. B), nel quale i due elementi costitutivi, entrambi variabili, sono i due tratti R1 e R2 in cui un potenziometro R è diviso dal suo cursore: la tensione d’uscita può essere fatta variare con continuità fra i valori 0 e V. Nel caso in cui la tensione da ripartire è rapidamente variabile, è necessario tener conto delle capacità parassite dell’elemento resistivo di ingresso R1, che possono essere schematizzate con la sola capacità C1. In questo caso il p. deve essere compensato (fig. C), e dovrà essere aggiunta una capacità C2 in parallelo all’elemento resistivo verso terra R2, scelta in modo che la tensione di uscita non sia distorta rispetto a quella di ingresso: C1R1 = C2R2. Una particolare classe di p. compensati sono quelli cosiddetti per alta tensione, impiegati nelle prove su apparecchiature elettriche sottoposte ad alte tensioni rapidamente variabili, per es., le prove a impulso sui trasformatori. In questo caso le dimensioni dei p. sono tali che bisogna tenere conto sia delle capacità parassite tra le varie parti dell’elemento resistivo, sia delle capacità parassite verso terra delle singole parti, sia dell’induttanza propria presente nella resistenza. Una compensazione dell’effetto delle capacità parassite può essere fatta schermando il p. ohmico con delle capacità connesse in vari punti della resistenza affinché la ripartizione capacitiva della tensione risulti uguale a quella resistiva.