Stato dell’Europa settentrionale, affacciato al Mar Baltico e al Golfo di Finlandia. Confina a E con la Russia, a S con la Lettonia, mentre dagli altri lati è bagnata dal mare. Appartengono all’Estonia diverse isole, delle quali le maggiori sono Saaremaa (2709 km2) e Hiiumaa (965 km2).
Zona periferica del bassopiano russo, l’Estonia è regione pianeggiante nel settore settentrionale, più accidentata in quelli orientale e meridionale, costituiti da collinette moreniche – la cui altezza si aggira sui 300 m – coperte di boschi e praterie. Questi rilievi, con i solchi fluvio-glaciali e numerosi piccoli specchi d’acqua, anch’essi di origine glaciale, caratterizzano il paesaggio dell’Estonia meridionale. I fiumi principali sono l’Ema, che mette in comunicazione il Lago Võrts con il Lago dei Ciudi (o Lago Peipus), e il Narva, sul quale corre il confine nord-orientale. Il clima è temperato-umido.
La popolazione è costituita da Estoni (68,6%), etnicamente e linguisticamente appartenenti a una frazione dei Finni baltici, Russi (25,7%), Ucraini (2,1%) e Bielorussi (1,2%). Il numero degli abitanti, che fra gli anni 1950 e 1980 ha registrato un sensibile incremento grazie all’immigrazione provocata dall’industrializzazione del secondo dopoguerra, è oggi nuovamente sceso. Dall’ultimo decennio del 20° sec., infatti, i profondi mutamenti politici, economici e sociali avvenuti nel paese hanno influito notevolmente sulla situazione demografica: l’effetto combinato della diminuzione del tasso di natalità (10,8‰ nel 2008), di un tasso di mortalità pressoché stabile (13,3‰) e dell’emigrazione, in costante aumento durante gli anni 1990, ha determinato una dinamica demografica negativa (−0,6% negli anni 2008-09). Gli abitanti risiedono per lo più in piccoli centri urbani. Le maggiori città sono Tallinn, la capitale, e Narva, poli industriali, e Tartu, importante centro culturale.
Paese agricolo fino alla Seconda guerra mondiale, l’Estonia ha avuto poi uno sviluppo notevole anche nel settore energetico e industriale, soprattutto con la scoperta e il conseguente sfruttamento degli scisti bituminosi della regione nord-orientale. Le condizioni economiche si erano andate trasformando nel ventennio 1921-40 soprattutto per la riforma agraria che espropriò (1919) i grandi possessi, creando una riserva fondiaria statale, che fu divisa per quattro settimi tra nuovi proprietari e il resto tra gli antichi affittuari; con l’annessione all’URSS si ebbe una riforma assai più radicale, che portò alla collettivizzazione delle terre. Dalla proclamazione dell’indipendenza, il governo estone ha provveduto a eliminare gli ostacoli al commercio con l’estero e le restrizioni quantitative alle importazioni, e ha favorito la privatizzazione delle imprese esistenti. La riorganizzazione dell’economia dopo il crollo sovietico ha avuto un buon esito, come dimostra anche l’ammissione dell’Estonia all’Unione Europea (2004) e l'adozione della moneta unica (1° gennaio 2011), grazie alla quale l'Estonia è divenuta il diciassettesimo paese dell'eurozona.
Gli scisti bituminosi, il metano, i giacimenti di torba e di fosforite forniscono la materia prima alle industrie petrolchimiche e chimiche, mentre le foreste alimentano le industrie del legno e della carta; sono queste (unitamente ai comparti meccanico, tessile e calzaturiero) le attività produttive maggiormente sviluppate. L’agricoltura e l’allevamento riforniscono l’industria alimentare e quella conserviera. Lungo le coste, oltre alla pesca, prosperano le attività portuali e i cantieri navali, e dai principali porti (Tallinn, Narva, Paldiski, Haapsalu) si diramano cospicui traffici commerciali, i quali, a partire dall’ultimo decennio del 20° sec., hanno visto il sempre maggiore coinvolgimento degli Stati dell’Unione Europea, in particolar modo della Finlandia e della Svezia, come principali partner.
Il settore terziario contribuisce con oltre il 70% alla formazione del PIL: già sviluppato prima dell’indipendenza, ha conosciuto un ulteriore potenziamento grazie alla crescita del turismo e all’incremento dei capitali esteri, che hanno favorito anche la realizzazione di moderne infrastrutture. La rete stradale (circa 17.000 km, di cui 13.384 asfaltati) e quella ferroviaria (oltre 1000 km) sono ben sviluppate; le vie navigabili interne si estendono per più di 520 km.
Gli Esti, menzionati da Tacito, si affacciarono sul Baltico forse già prima dell’inizio della nostra era. Attraverso il loro territorio passava nel 9° sec. la via dei Variaghi verso Novgorod e Kiev, e nel 1030 il principe russo Jaroslav fondò sul luogo dell’insediamento estone di Tartu la fortezza di Jur′ev. Nel 1217 l’Estonia meridionale cadde nelle mani dell’ordine dei Portaspada, fondato nel 1202, sostenuto da Alberto vescovo di Riga, alleatosi poi con Valdemaro II di Danimarca per la conquista del paese. Nel 1237 i Portaspada si fusero con l’Ordine dei Cavalieri teutonici, che nel 1346 acquistò dalla Danimarca i diritti sovrani sull’Estonia settentrionale. Entrate le città baltiche nell’orbita della Hansa, si andò formando anche in Estonia uno strato dominante tedesco, composto di una classe mercantile cittadina e di una sempre più forte nobiltà terriera. Con la secolarizzazione dell’Ordine teutonico (1525) ebbe inizio la penetrazione luterana; ma in Livonia si mantenne in vita un ramo del vecchio ordine cavalleresco fino al 1561, quando l’Estonia settentrionale passò sotto la sovranità svedese e sulla costa baltica si aprì un lungo periodo di lotte fra Polonia, Russia, Svezia. Quest’ultima nel 1660 ebbe anche la sovranità sull’Estonia meridionale.
Nel 1721 la Svezia cedette a Pietro il Grande le province baltiche; i successivi due secoli furono caratterizzati dalla preponderanza dei baroni balto-tedeschi, che ridussero la popolazione agricola estone nelle più dure condizioni di servitù. Solo nella seconda metà del 19° sec. si andò sviluppando un movimento di emancipazione dei contadini.
La lotta contro il germanesimo e il russismo continuò fino alla fine della Prima guerra mondiale. Con il crollo russo (1917) un Consiglio nazionale estone assunse il governo del paese; nel 1920, dopo la pace di Tartu, la Russia ne riconobbe l’indipendenza. Nel ventennio fra le due guerre mondiali, l’Estonia, rafforzata all’interno dalla riforma agraria che colpì duramente la nobiltà balto-tedesca, affidò alla Società delle Nazioni, nonché a una politica di stretta neutralità fra Mosca e Berlino, il mantenimento della propria indipendenza. Nel 1934 entrò nell’Intesa baltica con la Lituania e la Lettonia; dopo l’accostamento russo-tedesco del 1939, i tre paesi finirono nella sfera d’influenza sovietica. All’installazione delle prime basi militari dell’armata rossa, seguì la formazione di un governo fantoccio, la firma di un patto di reciproca assistenza con la Russia e l’inglobamento tra le repubbliche socialiste sovietiche (1940). Dopo un periodo di occupazione tedesca (1941-44), l’Estonia tornò poi a far parte dell’URSS fino al 1991, quando questa ne riconobbe l’indipendenza.
Anche se Mosca ha continuato a essere uno dei principali partner commerciali del paese, la volontà di sottrarsi all’influenza russa ha alimentato la tendenza a una rapida integrazione in senso occidentale: l’Estonia è membro del Consiglio degli Stati del Mar Baltico dal 1992 e del Consiglio d’Europa dal 1993; nel 2004 è entrata nell’Unione Europea e nella NATO; dal 2007 è inclusa nell’area Schengen. Dalle prime elezioni politiche successive all’indipendenza, al governo si sono alternate coalizioni di centrodestra e di centro. L. Meri è stato il primo presidente della Repubblica (1992-2001), seguito da A. Ruutel (2001-06), e T.H. Ilves dal 2006, riconfermato per un secondo mandato nel 2011. Le elezioni parlamentari del 2011 e del 2015 hanno confermato al governo il Partito riformista estone, che nel marzo 2014 ha formato una coalizione con il Partito socialdemocratico e i conservatori e scelto come premier T. Rõivas, sfiduciato dal Parlamento nel novembre 2016 dopo lo scioglimento della coalizione tripartita; nello stesso mese l'incarico di formare un nuovo governo è stato affidato al leader centrista J. Ratas. Nell'ottobre 2016 è stata eletta presidente del Paese K. Kaljulaid, che è subentrata a Ilves. Alle elezioni politiche svoltesi nel marzo 2019 ha ottenuto la maggioranza relativa il Partito riformista di centrodestra (28,8% voti), mentre il partito centrista del premier uscente Ratas è rimasto pressoché stabile (23,1%), e una netta affermazione ha registrato il partito populista di estrema destra Eesti Konservatiivne Rahvaerakond (EKRE), che ha visto un netto incremento di consensi (dall’8,7 del 2015 al 17,8%). Le consultazioni europee svoltesi nel maggio successivo hanno sostanzialmente confermato tali risultati, con i riformisti prima forza politica del Paese (26,2%), seguiti dai socialdemocratici (23,3%), mentre EKRE si è collocato solo al quarto posto (12%), preceduto dai centristi dell'Eesti Keskerakond (14,4%) del premier Ratas. Nel gennaio 2021, dopo le dimissioni di Ratas rassegnate in ragione di uno scandalo per corruzione che ha coinvolto il suo partito, gli è subentrata nella carica - su nomina della presidente Kaljulaid e dopo la ratifica del Parlamento - K. Kallas, leader del Partito riformista estone, mentre dall'ottobre dello stesso anno A. Karis esercita la carica presidenziale. Le elezioni politiche svoltesi nel marzo 2023 hanno registrato l'affermazione del partito della premier, che ha ottenuto il 31,4% dei consensi raggiungendo nel mese successivo un accordo con il Partito democratico e le forze centriste per la formazione di un nuovo esecutivo.
Dal 1° luglio al 31 dicembre 2017 l'Estonia ha assunto la presidenza del Consiglio dell'Unione Europea.
L’estone appartiene al gruppo balto-finnico della famiglia linguistica ugrofinnica. Si è separato dal finnico comune in epoca relativamente recente. Nella fonetica si notano un complicato sistema di alternanze quantitative e il graduale estinguersi dell’armonia vocalica. Si distinguono due principali varietà: quella settentrionale, o di Tallinn, che sta a base della lingua letteraria, e quella meridionale, o di Tartu.
La letteratura estone in origine ebbe esclusivamente carattere popolare orale: canti, racconti, fiabe, indovinelli, proverbi, scongiuri ecc., che costituiranno nell’Ottocento il nucleo dell’epopea nazionale Kalevipoeg, poema perfezionato e pubblicato tra il 1857 e il 1861 dal medico F.R. Kreutzwald. I primi testi scritti in estone compaiono nel 16° sec. in connessione con la riforma luterana. Nel 17° e 18° sec. continua la tradizione della letteratura religiosa (per es., le 36 prediche di G. Müller), ma non mancano sforzi di sistemazione teorica della lingua letteraria, suddivisa nei gruppi dialettali settentrionale e meridionale. Del 1739 è la traduzione completa della Bibbia a opera di A.T. Helle, che getta le basi di una lingua letteraria unitaria poggiante sul nord-estone. Nel Settecento si ebbero tentativi di creazioni poetiche a contenuto non religioso: a tale filone appartiene la lamentazione di 32 strofe di K. Hans (17°-18° sec.).
Una vera e propria letteratura estone ha inizio solo con l’Ottocento. Si imposero, con narrativa o poesia d’ispirazione popolare, P.A. Mannteuffel, J. Sommer (entrambi 18°-19° sec.) e K.J. Peterson (1801-1822), che fu il primo autentico poeta della letteratura estone moderna. Nel 1838 viene costituita a Tartu la Õpetatud Eesti Selts («Società erudita estone»), che caldeggiò la raccolta e la scelta di materiale per il Kalevipoeg. Sulla scia del fervore nazional-romantico si situa l’opera della poetessa L. Koidula, alla quale vanno associati per analogia di ispirazione il drammaturgo J. Kunder e i poeti, anche epici, Jakob Liiv (1859-1938) e J. Tamm.
Nel secondo Ottocento si affaccia, tra i narratori, la questione sociale: nelle opere di J. Pärn è presente l’ideologia del cosiddetto libero contadino. Negli anni 1890 si aprono la strada anche in Estonia le concezioni realistiche. Un pioniere ne è Juhan Liiv (1864-1913), prosatore vigoroso quanto fine lirico; gli possono essere accostati, sempre sul terreno del realismo: A. Kitzberg, drammaturgo; E. Vilde, romanziere; A. Haava, poetessa.
Nel 1905 si forma il gruppo letterario Noor Eesti («Giovane Estonia»), programmaticamente aperto a un fecondo contatto con la cultura europea; fra i maggiori esponenti spicca il poeta neoromantico e impressionista G. Suits, autore di Elu tuli («Fuoco di vita», 1905). Nella prosa, la cultura neoromantica della forma è rispecchiata dal romanzo giovanile di F. Tuglas Felix Ormusson (1915) e dal romanzo breve di A. Hansen Tammsaare Nooreed hinged («Giovani anime», 1909). Il gruppo Noor Eesti si sciolse nel 1917: subito, però, ne fu fondato un altro, detto Siuru; allo stile neoromantico subentrarono tendenze espressioniste e futuriste. Animatori ne furono i poeti M. Under, il prosatore A. Gailit, nonché F. Tuglas, con le novelle fantastiche Saatus («Sorte», 1917). Nell’ambito di Siuru pubblicò anche il poeta J. Barbarus. Nell’epoca dell’indipendenza si rinvigorisce l’ondata cosiddetta neorealista, ma raggiungono la piena maturità anche molti dei neoromantici: A. Hansen Tammsaare dà alla stampa Tõde ja õigus («Verità e diritto», 5 vol., 1926-33), mentre F. Tuglas scrive il roman;zo Väike Illimar («Il piccolo Illimar», 1937).
Dal 1940 le tragiche occupazioni sovietiche, poi naziste e dal settembre 1944 nuovamente sovietiche determinarono in Estonia anche la fine di una libera espressione artistica e letteraria. Una folta parte degli scrittori scampati alla deportazione e ai massacri fu costretta all’esilio, in particolare in Svezia, dove venne fondata la rivista Tulimud («Terra bruciata»), diretta da B. Kangro, organo letterario degli estoni emigrati. Lungo la seconda metà del Novecento, le figure più rappresentative furono il diarista di viaggi J. Smuul; J. Kross, prigioniero politico in Russia (1946-54), poeta e traduttore, autore di numerosi romanzi, tra i quali spiccano Professor Martensi ärasõit («La partenza del professor Martens», 1984) e Keisri hull (1978; trad. it. Il pazzo dello zar, 1994); E. Niit, moglie di Kross, poetessa e traduttrice; A. Valton, autore di novelle.
L’indipendenza dell’Estonia dall’agosto 1990 ha determinato un vivace rinnovamento della produzione artistica e letteraria, sempre più aperta a stimolanti contatti con la cultura europea e internazionale, anche d’avanguardia. Tra gli autori di maggior spicco: il poeta J. Kaplinski, le poetesse V. Luik, D. Pareva, e E. Mihkelson, autrice anche del romanzo Ahasveeruse uni («Il sogno di Assuero», 2001); i prosatori M. Unt, A. Reinla, M. Mutt e l’eclettico A. Kivirähk, che si misura con più generi di scrittura creativa. Un buon successo ha ottenuto in Europa il romanzo Piiririik (1993; trad. it. Terra di confine, 1996) di E. Tode (pseudonimo dello scrittore e poeta T. Õnnepalu), il quale con lo pseudonimo di A. Nigov ha pubblicato l’autobiografico Harjutused («Esercitarsi», 2000).
Soltanto dalla seconda metà del 19° sec. si sviluppò in Estonia un’architettura monumentale autoctona. Dal 13° al 17° sec. erano stati predominanti nel paese gli influssi soprattutto tedeschi, anche grazie alla presenza di architetti stranieri, mentre dal 18° sec. fu importante l’influenza russa (palazzo Kadriorg, progettato da N. Michetti e finito da M. Zemzov, 1718-23). Lo stile neoclassico dominò l’architettura dalla seconda metà del secolo fino alla prima metà del 19°, come dimostra la riedificazione di Tartu dopo l’incendio del 1775; successivamente presero piede gli stili storici, con edifici neogotici e neoromanici, ispirati dall’attività di architetti dalla Germania settentrionale e dal Baltico. Ai primi del 20° sec. fu eretto il teatro con la sala dei concerti dell’associazione Wanemuine a Tartu, su disegno del finlandese A. Lindgren. L’architettura finlandese fece scuola e molti edifici furono costruiti da architetti estoni su esempi finlandesi. E. Habermann ed E. Johanson eressero, in parte sulle fondamenta dell’antico castello dell’Ordine teutonico, l’edificio più originale dell’Estonia, il palazzo del Parlamento. Accanto a una corrente d’indirizzo classicheggiante, sussiste una tendenza progressista e originale, volta sia a modernizzare l’antica tradizione baltica, sia a creare nuove forme. Una tendenza funzionalista, ancora ripresa nell’architettura degli anni 1950, ebbe un rilancio nel 1960-70 (T. Rein, V. Künnapu, T. Kaljundi); a partire dagli anni 1980 si evidenzia un approccio postmodernista.
Nella pittura del 19° sec. emerge J. Köhler-Viljandi, professore nell’Accademia di Pietroburgo, autore di ritratti e quadri storici. Vanno ricordati anche i paesaggisti K.L. Meibach e O. Hoffman, che rappresentò la vita dei contadini. Mentre questi pittori lavorarono all’estero, per lo più a Pietroburgo, la generazione successiva si stabilì in patria. Ricordiamo A. Laipman, ritrattista e paesaggista, e P. e K. Raud. I pittori attivi all’inizio del 20° sec. ebbero per lo più educazione parigina: così il paesaggista K. Mägi e il ritrattista N. Triik, notevole anche per l’opera grafica; precursore delle tendenze cubiste e futuriste fu A. Vabbe.
Fra gli scultori va ricordato il neoclassico A. Weizenbeg. Contro tale tendenza reagì A.H. Adamson, naturalista, autore di monumenti commemorativi della guerra di liberazione; ricordiamo poi J. Koort, ispirato a É.A. Bourdelle, W. Melnik, A. Starkopf, autore di monumenti commemorativi di prevalente ispirazione architettonica.
Nell’ambito delle nuove tendenze, è da citare T. Vint, grafico e teorico, che dalla metà degli anni 1960 ha incoraggiato la riscoperta dei protagonisti dell’avanguardia estone degli anni 1920. Le tendenze cubo-costruttiviste di questa avanguardia hanno influenzato l’opera di L. Lapin, che si inserisce poi nella soc-art (➔ Russia). Negli anni 1980 è emersa una tendenza al recupero della tradizione romantica nazionale (L. Sarapuu, J. Arro). Il clima vivace legato alla riconquistata indipendenza ha trovato espressione nelle performances di S.-T. Annus, R. Kurvitz e J. Toomik. Da quelle legate all’attività con il Gruppo T, attivo nella prima metà degli anni 1990, E.-L. Semper si propone come protagonista dei suoi video, incentrati sull’espressione del dolore e dell’orrore.
Importante l’attività espositiva di istituzioni quali, per es., il Museo estone d’arte e il Centro per l’arte contemporanea Soros, ambedue a Tallinn.