Condizione in cui gli organi genitali, e perciò i gameti dei due sessi, si trovano in uno stesso individuo. La condizione opposta si chiama dioicismo o dei sessi separati o gonocorismo. L’e. si trova come condizione normale in molti animali (Oligocheti, Irudinei, Turbellari, Trematodi, Cestodi, Tunicati, Molluschi, Crostacei ecc.), oltre che in molte piante.
Si distingue l’e. sufficiente, in cui è possibile l’autofecondazione, dall’ e. insufficiente (più comune), in cui questa non avviene. Le cause principali che possono rendere insufficiente l’e. sono tre: disposizioni anatomiche degli organi genitali atte a impedire o a rendere difficile l’incontro dei gameti di uno stesso individuo (es. lombrichi); incapacità dei gameti provenienti dallo stesso individuo, che pure si incontrano, a reagire fra di loro e a fecondarsi (autosterilità dovuta a cause biochimiche per es. alcuni Tunicati); diverso periodo in cui maturano le cellule germinali dei due sessi. Nei due primi casi ( e. contemporaneo) l’individuo funziona contemporaneamente da maschio e da femmina; nel terzo ( e. successivo) funziona in un primo periodo della sua vita da maschio e poi da femmina ( e. proterandrico per es. Crostacei Cimotoidi), o, più raramente, viceversa ( e. proteroginico per es. alcuni Molluschi Polmonati). Vi sono anche casi di alternanza di fasi maschili e femminili che si susseguono (per es. ostriche).
Oltre a questi casi di e. completo, se ne conoscono molti, negli animali e nelle piante, di e. incompleto o rudimentale, sia come carattere costante di talune specie (per es. rospi) sia come fenomeno eccezionale che compare in alcuni individui appartenenti a specie normalmente gonocoristiche.
In patologia umana, e. vero, condizione di presenza contemporanea nello stesso individuo del testicolo e dell’ovaio, oppure di un organo costituito da tessuto ovarico e da tessuto testicolare.
L’e. (comunemente si usa il termine androginia) in figure mitiche, divine, o in prodotti della speculazione teologica occidentale e orientale (gnosi, taoismo, buddhismo) rivela una tendenza del pensiero mitico-religioso a ravvisare nel mondo superumano, o semplicemente extraumano, la caratteristica di una ‘totalità’ indifferenziata, considerata a seconda dell’orientamento religioso come bene perduto o come condizione negativa superata dall’uomo. La differenza tra i sessi deve aver costituito uno dei fatti degni della maggiore considerazione fin dalle origini, e non v’è dubbio che sia stato uno dei primi fenomeni che abbiano manifestato e reso evidente all’uomo la diversità stessa, dandogli modo contemporaneamente di poter valersi dell’e. come simbolo esprimente l’indifferenziato, e questo si riscontra soprattutto nelle figure sovrumane e nelle divinità che sono poste all’origine di sviluppi teogonici e cosmogonici. Quando l’e. non è esplicitamente dichiarato, si possono tuttavia scorgere tratti di un orientamento similare nella concezione di coppie o sizigie divine indissolubili, nelle quali un termine è maschile e l’altro femminile.
L’e. è comunque un simbolo operante anche a livelli più primitivi, allorché si parla di esseri eccezionali che hanno mutato sesso o una volta per tutte o in una serie di continue metamorfosi (nella mitologia greca, per es., rispettivamente Ceneo e Tiresia), o quando una figura divina o mitica presenta qualche tratto opposto a quelli dai quali è sessualmente caratterizzato (Imeneo; Eracle presso Onfale, Achille a Sciro ecc.).