Fuoruscita del sangue dai vasi sanguiferi o dal cuore. L’e. si dice interna quando il sangue stravasato si versa in una cavità naturale del corpo (peritoneo, pleure, meningi); esterna, quando si ha versamento all’esterno del corpo, direttamente per soluzione di continuo dei tegumenti, o indirettamente quando il sangue si versa in una cavità comunicante con l’esterno (tubo digerente, bronchi, vie urinarie). A seconda del vaso da cui deriva, l’e. si distingue in: arteriosa, venosa, o capillare. Emorragie particolarmente cospicue possono richiedere la reintegrazione della massa circolante con somministrazioni parenterali di soluzione isotonica, plasma o, meglio, con la trasfusione di sangue.
Le conseguenze dell’e. sono in rapporto con la sua quantità e con la rapidità con cui si è svolta. Le perdite brusche e copiose provocano l’instaurarsi del cosiddetto shock. La cura tende a ovviare le cause, a reintegrare la massa circolante, a prevenire e a combattere lo shock.
E. cerebellare Versamento di sangue nel cervelletto. Il quadro clinico è molto grave, anche per la frequenza della compressione del tronco encefalico: dominano il vomito, la vertigine, l’atassia, la cefalea occipitale. E. cerebrale Versamento di sangue nel parenchima encefalico con la formazione, quasi sempre, di un focolaio unico, costituito da sangue in varia fase di coagulazione e di frustoli di tessuto nervoso necrotico. Può verificarsi in una qualsiasi zona dell’encefalo, più frequentemente negli emisferi e anche nelle regioni assiali (mesencefalo, ponte, bulbo). La raccolta ematica può rimanere inglobata nello spessore del tessuto, oppure aprirsi nei ventricoli. Quasi sempre determina perdita della coscienza, stato di coma, deviazione coniugata del capo e dei globi oculari. Se l’esito letale non interviene rapidamente, si manifesta il quadro dell’emiplegia associato eventualmente a segni di focolaio. La terapia deve essere indirizzata a sostenere e a equilibrare le condizioni cardiocircolatorie, eventualmente a intervenire sul circolo cerebrale, eliminando gli spasmi e, in un secondo tempo, l’edema.
E. del neonato Manifestazione emorragica spontanea che può presentare il neonato, dal 2º al 4º giorno di vita. Tali e. sono attribuite a una condizione di ipoprotrombinemia per fisiologica carenza di vitamina K, associata a particolari fattori morbosi (traumi da parto, sifilide congenita, infezioni). E. subaracnoidea Versamento di sangue negli spazi subaracnoidali, consecutivo alla rottura di un vaso, per lo più da aneurisma o da angioma, ma spesso anche da trauma, più raramente da ipertensione arteriosa, da tumore intracranico, da diatesi emorragica. Il quadro, a insorgenza improvvisa, sovente dopo sforzo, è quello di una più o meno grave sindrome meningea, con liquor emorragico. La terapia, previo studio neuroradiologico, è neurochirurgica.