effètti speciali Tecniche o trucchi scenici utilizzati in ambito cinematografico per creare un'illusione di realtà. Prima dell'era digitale gli e.s. riguardavano gli aspetti meccanici e plastici (come le riproduzioni della realtà in scale differenti o l'esplosione di un edificio) oppure ottici e fotografici (come la simulazione del volo umano). Negli ultimi anni, con il passaggio al digitale, l'immagine e il sonoro finali sono il risultato di un'elaborazione al computer ottenuta in fase di postproduzione.
Approfondimento di Gianni Rondolino
Nel corso degli anni nel mondo del cinema sono stati messi a punto differenti processi tecnici per modificare l'immagine filmica, facendole assumere forme e significati che vanno ben oltre la semplice funzione riproduttiva della realtà fenomenica. L'immagine elaborata successivamente alla ripresa filmica (oppure, come avveniva prima delle tecniche digitali e computerizzate, composta da elementi ottenuti artificialmente) acquista una dimensione particolare e si ottengono effetti spettacolari, impossibili da raggiungere con la tecnica cinematografica tradizionale. Il risultato finale è il frutto di un intervento o di più interventi sia al momento della ripresa filmica sia nella fase successiva, detta postproduzione. In quest'ultimo caso si tratta di effetti speciali in senso stretto; nel primo, di effetti ottenuti con la tecnica del trucco meccanico od ottico, secondo una prassi in uso sin dalle origini del cinema.
Già alla fine dell'Ottocento, l'apparecchio cinematografico che i fratelli Lumière avevano inventato e diffuso cominciò a essere usato non soltanto per riprodurre la realtà in movimento, ma anche per produrre una realtà fittizia, fantastica, ottenuta con l'uso di alcuni trucchi che la stessa cinecamera consentiva, primo fra tutti il cosiddetto fermo immagine, cioè l'interruzione della ripresa, che consentiva l'apparizione o la sparizione istantanea e irrealistica di oggetti e persone. Di questi trucchi fu maestro indiscusso G. Méliès, il vero inventore dello spettacolo cinematografico, lontano dal semplice documentarismo alla Lumière.
In questa direzione si mossero nei decenni seguenti altri registi che realizzarono film in cui i trucchi, ottenuti durante le riprese o successivamente in fase di montaggio, costituivano l'elemento spettacolare di maggior presa sul pubblico. Di qui il successo di molti film appartenenti ai generi fantastico, fantascientifico, dell'orrore, nei quali la realtà filmica non corrispondeva, se non in minima parte, alla realtà fenomenica, essendo molte le possibilità tecniche per deformarla o sostituirla con una realtà fittizia, più affascinante e spettacolare.
Se fino alla seconda metà del Novecento l'uso degli effetti speciali non si discostò di molto da quanto era stato fatto in precedenza, se non per una maggiore scioltezza tecnica e una più attenta efficacia spettacolare, verso la fine degli anni Settanta l'avvento del cinema digitale e computerizzato ha consentito di abbandonare progressivamente i vecchi trucchi, sia pure aggiornati e perfezionati, e di utilizzare l'immagine digitale in sostituzione di quella analogica, con risultati spesso sorprendenti.
È evidente che, non limitandosi più alla riproduzione cinematografica del reale e alla sua manipolazione in fase di ripresa o di montaggio, ma potendo usufruire di tecniche nuove che consentono la produzione di immagini virtuali, libere da ogni condizionamento 'realistico', si possono ottenere situazioni fantastiche, fantascientifiche, dell'orrore, con paesaggi, figure, mostri e personaggi computerizzati, altrimenti irrealizzabili. Di qui il fascino non solo di certi film 'fantastici' in senso lato, ma anche di film d'avventura o storici, in cui la realtà è ricostruita con efficacia e verosimiglianza senza dover ricorrere a scenografie grandiose o a masse di comparse: bastano le immagini virtuali a dare il senso della vastità degli spazi o della quantità delle persone, degli animali o degli oggetti che partecipano alla scena. Di tali immagini, inoltre, si può fare uso anche in film dei generi più diversi, con notevole risparmio di mezzi e di denaro.
Con la diffusione sempre più capillare degli effetti speciali, cioè con l'avvento delle immagini digitali, il rapporto tra lo schermo e il pubblico si è andato sempre più modificando. Oggi la tecnica ha quasi soppiantato gli altri elementi del film, dalla storia ai personaggi, dall'ambientazione alla recitazione; si assiste, in un certo cinema, al prevalere del fattore fantastico su qualsiasi altro, al predominio della meraviglia e della sorpresa, che per la loro natura colpiscono la sensibilità del pubblico più di altre componenti dello spettacolo.
Di qui, un mutamento della narrazione filmica e della drammaturgia cinematografica, che in taluni film di successo sono costruite non tanto sullo sviluppo della vicenda e sul carattere dei personaggi, quanto proprio sugli effetti speciali. Di qui, la libertà dei registi e degli spettatori nel costruire e nel vedere una realtà 'irreale' o 'iperreale', fuori dalle regole della realtà fenomenica, quindi tendenzialmente più affascinante, aperta a varie interpretazioni. Di qui, infine, un modello cinematografico nuovo, molto distante da quello del cinema delle origini (rimasto sostanzialmente inalterato per decenni), che punta su una differente dimensione del tempo e dello spazio: non più ancorata alla vita quotidiana e all'esperienza concreta di ciascuno, ma rivolta a un futuro (e anche a un presente e a un passato) la cui immagine può mutare di continuo con il mutare delle tecniche della rappresentazione filmica. Ovviamente non tutto il cinema contemporaneo si rifà a un tale modello, anzi la sua applicazione è, anche per ragioni finanziarie, alquanto ridotta. Tuttavia, si può affermare che l'uso degli effetti speciali, resi dalle nuove tecnologie ancora più 'speciali', non solo ha modificato la fruizione dello spettacolo cinematografico (anche di quello più tradizionale), ma ha anche aperto prospettive future di grande interesse.