stimolatore Apparecchio capace di sollecitare una funzione organica (contrazione muscolare, cardiaca ecc.). Concettualmente, è un dispositivo semplice, consistente in una sorgente di energia in contatto elettrico con il tessuto interessato, un dispositivo di controllo dell’intensità dello stimolo o un circuito interruttore, avente la funzione di evitare danni ai tessuti in conseguenza di livelli di energia troppo elevati. I principali tipi di s. rientrano in 4 categorie a seconda del loro grado di invasività. Possono essere: totalmente esterni con elettrodi applicati alla pelle; con elettrodi di stimolazione interni a contatto con l’organo interessato e connessi allo s. attraverso connettori isolati che penetrano attraverso la cute; impiantati internamente ma con sorgente di energia esterna, accoppiata attraverso una bobina al dispositivo interno; totalmente impiantati. I dispositivi impiantati vengono generalmente utilizzati quando, come nei pacemaker cardiaci, alcune funzioni debbano essere sostituite e debba essere consentita l’autonomia del paziente; gli altri quando l’utilizzazione dello s. debba avvenire in un tempo limitato (per es., in ambiente ospedaliero), o per la realizzazione di terapie analgesiche, o ancora quando si voglia permettere un intervento più agevole e diretto sui parametri che caratterizzano lo stimolo. È opportuno, in molti casi, anche un monitoraggio del sistema stimolato per evitare interferenze dannose fra lo stimolo artificiale e un’eventuale attività elettrica intrinseca (➔ pacemaker). Per quanto riguarda i connettori fra circuito ed elettrodi, è necessario che essi presentino adeguate caratteristiche non solo elettriche ma anche meccaniche, in modo da resistere a sollecitazioni di vario tipo.
Nel caso di s. totalmente impiantabili riveste particolare importanza il tipo di generatore di energia, che deve presentare caratteristiche di lunga durata, stabilità e affidabilità. I più comuni tipi di generatori utilizzati nel caso di s. impiantabili sono quelli al litio; tuttavia si sono sperimentate anche sorgenti di energia nucleari, elettromeccaniche e biogalvaniche. Un altro aspetto rilevante riguarda il rivestimento protettivo che, nel caso di s. impiantabili, è costituito da una scatola metallica, di titanio o acciaio inossidabile, ermeticamente chiusa. Nel caso di s. esterni, le specifiche che debbono essere soddisfatte dal rivestimento protettivo sono sostanzialmente diverse e riguardano più che altro la capacità di resistenza agli urti e di protezione del dispositivo dal contatto accidentale con i liquidi. Nel caso in cui il contenitore dello s. debba essere indossato dal paziente, esso deve presentare anche requisiti aggiuntivi di resistenza alla traspirazione, all’umidità e alla temperatura, nonché alle varie sollecitazioni dovute al dispositivo di fissaggio al corpo.
La stimolazione elettrica è stata utilizzata anche per la cura di disordini del sistema nervoso centrale (epilessia, psicosi). Di lunga data è anche la stimolazione del sistema nervoso periferico, principalmente per alleviare dolori agli arti, e l’elettrostimolazione del sistema neuromuscolare. Applicazioni ulteriori si sono avute nella stimolazione dell’orecchio interno (con s. cocleari) e dei tessuti molli, in cui si è constatata una modesta accelerazione dei processi di cicatrizzazione (piaghe da decubito, interventi chirurgici ecc.).
Un caso particolare di stimolatore è quello retinico intermittente o fotostimolatore (➔).