Termine comunemente usato per indicare la vitamina B2:
La r. cristallizza in aghi giallo-arancio di sapore amaro che fondono a circa 280 °C, sono poco solubili in acqua, alcol, piridina e insolubili negli altri solventi organici; in soluzione la r. è fotonsensibile e per azione della luce si decompone in lumiflavina o in lumicromo. La r. è sintetizzata dalle piante verdi e da un gran numero di microrganismi. Per gli animali superiori rappresenta un fattore di accrescimento. La carenza di r. nell’uomo provoca lesioni distrofiche della lingua, fissurazioni degli angoli della bocca, alterazioni oculari (corneali, congiuntivali e palpebrali; disturbi della visione crepuscolare e di quella cromatica). La r., esterificata sul carbonio 5′ con una molecola di acido fosforico o di adenosindifosfato, costituisce parte dei gruppi prostetici rispettivamente del flavinmononucleotide (FMN) e del flavinadenindinucleotide (FAD). È proprio grazie alla sua attività biochimica di cofattore enzimatico di numerosi enzimi della classe delle ossidoreduttasi che la r. esplica la sua funzione vitaminica.
Negli alimenti in cui è contenuta, la r. non si trova come tale, ma sotto forma di FMN o FAD, che sono a loro volta associati agli enzimi che li utilizzano. La digestione proteica porta alla liberazione dei gruppi prostetici FMN e FAD che danno origine alla r., la quale è poi assorbita dall’intestino tenue nella cui parete viene coniugata con acido ortofosforico o con ADP, dando nuovamente luogo a FMN e FAD. Alimenti particolarmente ricchi di vitamina B2 sono il fegato di bue e di maiale, le uova, il latte, l’orzo bollito e i lieviti. Il fabbisogno giornaliero necessario per il corpo umano è valutato intorno a 1-2 mg.