Malattia infettiva degli equini, dovuta a un microrganismo specifico, Pseudomonas mallei. Fonti di infezione sono urine, feci, secrezioni mucose e lesioni aperte di animali malati; il contagio avviene attraverso soluzioni di continuo della cute o della mucosa, ma è possibile anche per via inalatoria o digestiva. La sintomatologia, a decorso acuto o cronico, è caratterizzata dalla formazione di lesioni nodulari negli organi interni e da papule o nodi ulcerativi della pelle, del sottocutaneo e delle mucose delle vie respiratorie e dalle conseguenti, tipiche cicatrici stellari; possono coesistere febbre, cachessia, disturbi a carico dei vari organi e apparati. L’esito è spesso letale. Nell’asino e nel mulo la m. assume carattere acuto rapidamente mortale, nel cavallo può durare anche parecchi anni. L’infezione morvosa non lascia immunità postuma, quindi l’immunizzazione preventiva non ha carattere pratico. La profilassi è regolamentata da precise disposizioni sanitarie che contemplano, tra l’altro, l’uccisione e la distruzione degli equini infetti. Per la diagnosi della m., tra le varie prove di laboratorio, è assai utile l’intradermoreazione alla malleina.
La malleina è l’antigene del bacillo della m.; si utilizza a scopo diagnostico, basandosi sul fatto che il bacillo morvoso determina nell’organismo infetto un particolare stato di sensibilità verso le tossine da esso elaborate. Si ricava da colture di Malleomyces mallei e viene inoculata o nel connettivo sottocutaneo, o nella palpebra o, più comunemente, instillata nel sacco congiuntivale (oftalmoreazione). La reazione è positiva quando determina nell’animale ipertermia, tremori muscolari, anoressia e processi infiammatori nel punto di inoculazione.
Nell’uomo la m. è rara, e si presenta quasi esclusivamente in individui che per ragioni di lavoro abbiano contatti con gli equini. Può avere decorso acuto e cronico; nel primo caso può essere rapidamente mortale; nel secondo, la guarigione è possibile, ma la mortalità è elevatissima.