Bacino del Mare Mediterraneo, fra la penisola italiana a occidente e la Penisola Balcanica a oriente. Occupa la depressione tra l’Appennino e le Alpi Dinariche, è lungo circa 800 km e largo da 90 a 220 km; si estende tra 40° e 46° lat. N e tra 12° e 20° long. E, con una superficie di circa 132.000 km2 e una profondità massima di 1220 m circa. Comunica con il Mediterraneo attraverso il Canale di Otranto e si spinge in direzione SE-NO fino ai golfi di Venezia e di Trieste. La costa occidentale si presenta, quasi ovunque, unita e piatta, tranne alcune sporgenze (Delta del Po, promontori del Conero e del Gargano). Il profilo costiero di quella settentrionale è interrotto dalla laguna di Venezia, di Marano e di Grado e dal Golfo di Trieste.
La costa orientale, nel tratto compreso fra il Golfo di Trieste e il confine tra Montenegro e Albania, è totalmente diversa: la prossimità al mare dell’altopiano carsico istriano prima e poi dei rilievi dinarici, allineati in solchi paralleli, forma un seguito di promontori e penisole, allungati da SO a NE (Istria, penisole di Zara e di Sabbioncello). Isole allungate parallelamente alla costa e sciami di isolette e scogli si estendono per un lungo tratto e, per la natura prevalentemente carsica della regione costiera, mancano, per diverse centinaia di km, fiumi che portino materiale detritico di alimentazione alluvionale. Con la costa albanese, ricompaiono le forme piatte, cimose litorali di pianure alluvionali e lagunari; salvo il Golfo di Valona, non si trovano luoghi facilmente accessibili a navi di alto pescaggio. La salsedine (tranne che nel Golfo di Venezia, presso il Delta del Po e in generale lungo le coste italiane e albanesi, dove l’afflusso delle acque fluviali mantiene l’acqua più dolce) oscilla intorno al 38,5‰ (maggiore di quella del Mar Ionio).
Le acque dell’A. presentano una notevole uniformità di composizione e di densità per cui il calore si propaga per moti convettivi dalla superficie fino a grande profondità. Per quanto riguarda le correnti, si può notare la presenza costante di una corrente ascendente dal Canale di Otranto lungo la costa orientale, la quale si espande verso il centro del bacino, nella zona del Gargano; una corrente discendente, invece, si forma lungo la costa occidentale a S di Ancona. Lungo la spiaggia veneta è nota da secoli l’esistenza di una corrente litoranea con direzione da N a S, la quale però ha vario comportamento davanti alle coste romagnole, ove di frequente si forma un vortice autonomo che può spingere le acque del Po fino alle coste istriane. I venti dominanti nel bacino adriatico sono la bora (NE) e lo scirocco (SE); frequenti sulle coste italiane sono anche il maestrale (NO) e sull’Albania il libeccio (SO). Nel bacino settentrionale l’A. ha maree più marcate del resto del Mediterraneo.
Sull’A. è il maggior porto italiano, Trieste, che dalla metà degli anni 1990 ha tolto a Genova il tradizionale primato (nel 2005 movimento commerciale di 48 milioni di t). Degli altri scali italiani adriatici risultano particolarmente dinamici quelli di Venezia, Ravenna (il cui movimento è quasi soltanto petrolifero), Ancona, Bari e Brindisi; gli ultimi tre, interessati anche da un notevole traffico di passeggeri in quanto capolinea di traghetti per la Grecia e la Croazia.
Tra i porti dell’opposta sponda, i più attivi sono quelli albanesi di Durazzo e Valona, quelli croati di Spalato e Fiume e quello sloveno di Capodistria che ha intrapreso, dall’anno 2000, un’operazione di consorzio con quello di Trieste. Essendo l’A. sede di intensi traffici, appare sempre più pressante la realizzazione del corridoio adriatico, asse infrastrutturale concepito per i trasporti intermodali (e dunque insieme di vie ferrate, stradali e marittime) tra i porti del Mezzogiorno e della Grecia e i valichi delle Alpi Orientali. Tale corridoio, già contemplato nel Piano generale dei trasporti italiano del 1986, nel 2002 è stato inserito dal Parlamento Europeo tra i progetti considerati prioritari, mentre alcune regioni adriatiche italiane, prime fra tutte Emilia-Romagna e Marche, hanno costituito un ufficio di coordinamento con sede in Ancona e hanno avanzato all’Unione Europea richiesta di cofinanziamento per procedere allo studio di fattibilità.
Fra i traffici adriatici, a partire dall’ultimo decennio del Novecento, va annoverato anche quello dei migranti clandestini (dai paesi della Penisola Balcanica e del Vicino Oriente) che, praticato senza alcuna misura di sicurezza, ha dato luogo a molti incidenti e naufragi, con centinaia di vittime. Ad alimentare tale traffico sono stati per parecchi anni essenzialmente gli Albanesi, ai quali si sono poi aggiunti i Curdi di Turchia.
Dal punto di vista ecologico l’A., un tempo di gran lunga il più pescoso tra i mari italiani, ha subito da diversi decenni un depauperamento rilevante della sua fauna ittica, a causa dell’eccessivo sfruttamento e di gravi fenomeni di inquinamento idrico. Resta tuttavia un bacino in cui la pesca è largamente praticata, e almeno quattro delle regioni italiane che vi si affacciano figurano tra quelle che maggiormente contribuiscono alla formazione del pescato nazionale: Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Puglia. Notevole è anche la produzione dell’acquicoltura, in aumento, oltre che nell’area tradizionale delle Valli di Comacchio, pure in varie altre sezioni costiere. Assai più modesta è la produzione peschereccia e acquicola degli altri paesi rivieraschi. L’attività industriale è stata per lungo tempo assai ridotta lungo la riva balcanica e, per quanto riguarda quella italiana, limitata alla sezione settentrionale. Tuttavia, a partire dagli anni 1970, il mutamento dell’apparato manifatturiero italiano, che ha privilegiato il modello della piccola e media impresa e dell’industrializzazione diffusa, ha preso le mosse proprio dalle regioni adriatiche settentrionali (Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna), ha gradualmente interessato le Marche e l’Abruzzo teramano e ha cominciato a manifestarsi in altre aree abruzzesi e in Puglia, estendendosi proprio lungo l’A., per cui è stato talora indicato, oltre che come modello NEC (Nord-Est/Centro), anche come modello adriatico, prodotto di una ‘via adriatica allo sviluppo’.
La costa adriatica italiana continua, inoltre, a essere sede privilegiata, in particolare per quanto concerne l’Emilia-Romagna, delle più frequentate stazioni balneari, apprezzate da turisti sia italiani sia stranieri (soprattutto tedeschi). Il turismo è tornato anche ad affollare le coste dalmate, dopo la parentesi negativa della prima metà degli anni 1990, dovuta agli scontri armati tra Croati e Serbi, avvenuti in un retroterra assai vicino.