Sostenitore, nei sec. 16°-18°, della libertà di pensiero filosofico e religioso, e in particolare, durante l’Illuminismo, anche dell’emancipazione dalla fede e dalla morale cristiana.
Il termine si diffonde il più delle volte in contesti polemici nei confronti di posizioni non conformiste o di critica verso tradizionali scale di valori, istituzioni ecc. Raro nel 16° sec., è usato piuttosto nell’ambito delle polemiche teologiche e religiose per indicare gruppi non conformisti che si appellavano alla libera e diretta ispirazione dello Spirito divino, negando anche l’oggettività delle norme morali; in G. Calvino il termine indica, allo scopo di denunciarli, atteggiamenti di opposizione al regime teocratico da lui instaurato a Ginevra. Più complesso e sfuggente a una definizione omogenea il fenomeno libertino nel Seicento. Esso non ha rapporti diretti con le varie polemiche tra Chiese riformate; li ha invece con la tradizione umanistica, con le nuove filosofie rinascimentali della natura, con l’insegnamento di moralisti come M. di Montaigne e P. Charron e il loro richiamo a una misura umana che rifiuta le filosofie dogmatiche e l’intolleranza religiosa e indica ambiti mondani, etici e politici, della riflessione filosofica; vi è infine, sullo sfondo, la crisi ormai aperta del mondo aristotelico-scolastico.
Il libertinismo del Seicento ha il suo centro in Francia e si manifesta in una varietà di atteggiamenti. Non solo vi sono le forme del libertinismo morale degli esprits forts, che sembrano trovare nell’opera di T. de Viau le più significative espressioni letterarie, ma anche all’interno di quello che è stato chiamato ‘libertinismo erudito’ gli orientamenti e i gusti sono assai diversi: vi è la rivalutazione di Epicuro, di cui è protagonista P. Gassendi, promotore di una filosofia non dogmatica e di una ragione scettica ed empirica, e vi è l’atteggiamento del saggista F. de la Mothe le Vayer, in cui l’erudizione rinascimentale diviene gusto marcatamente scettico che insiste sulla diversità di opinioni e costumi, sulla critica delle tradizioni religiose, e promuove, sulla scorta di Montaigne e Charron, un ideale di vita mondano; vi è la posizione deistica dell’autore dei Quatrains du déiste, la ricerca erudita di un G. Naudé, la difesa delle passioni di un C. De Saint-Evrémond, il romanzo filosofico-utopistico di Cyrano. Pur nella differenza nei contenuti e negli interessi individuali, emergono motivi comuni nella valorizzazione di un tipo di conoscenza tutta legata al particolare concreto, nella difesa di un uso non dogmatico della ragione (che rinuncia a sistemi chiusi e costruzioni metafisiche), nella proposta di idee di tolleranza religiosa (che giunge fino a posizioni deistiche), nella valorizzazione di un’etica mondana con forte recupero di suggestioni epicuree. Sono motivi che ritornano nel Settecento arricchiti da altre esperienze di cultura, come quelle emerse dalle polemiche attorno a Spinoza e al valore delle Sacre Scritture, o dalle battaglie per la tolleranza religiosa e per il primato di una religione naturale e razionale (con l’opera di P. Bayle e dei deisti inglesi); mentre si affermava la filosofia empiristica (con l’apporto inglese) e si affinavano gli strumenti della critica storica. Negli ultimi decenni del Seicento molti degli orientamenti libertini passano in forme di cultura che si svolgeranno pienamente in età illuministica.