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Epicuro

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Filosofo greco (Samo 341 - Atene 270 a. C.). Fondatore di una delle più importanti scuole filosofiche dell'età ellenistica, detta il "Giardino" (perché aveva sede in un giardino attiguo alla sua casa). Della sua opera, amplissima (essa comprendeva quasi 300 titoli), restano i frammenti di circa 9 libri (erano in tutto 37) del Περὶ ϕύσεως, tre lettere che ne riassumono la dottrina (a Erodoto, Meneceo e Pitocle), le Kύριαι δόξαι ("Massime capitali"), tarda raccolta di massime, uno gnomologio e frammenti di varia ampiezza. Nel suo pensiero, l'interesse dominante è per la vita pratica, e all'etica vanno subordinati nel sistema la fisica e la logica.

Vita e pensiero

Discepolo del platonico Panfilo, poi del democriteo Nausifane, aprì poco dopo i trent'anni una propria scuola a Mitilene; da qui passò a Lampsaco e infine (dal 306) ad Atene, scegliendo un giardino a sede della scuola (lui e i discepoli saranno detti perciò "filosofi del giardino"). Volendo scoprire il fine cui l'uomo tende come animale, E. trova che questo è il piacere, non come godimento sensuale, ma come moto regolato, εὐστάϑεια, equilibrio dell'essere con sé medesimo, che eviti le lacerazioni e risparmi perciò il dolore. Il saggio coglierà questo equilibrio contentandosi di poco e vivendo appartato (λάϑε βιώσας: "vivi nascosto"); dalle offese degli uomini e dai colpi della fortuna solo l'amicizia può proteggere. Non basta però tenere a freno i desiderî smodati, occorre liberarsi dai timori. La filosofia ha così il compito di offrire all'uomo il "quadrifarmaco", cioè la medicina capace di guarire dai quattro timori che rendono infelice la vita dell'uomo: il timore degli dei, della morte, del dolore (che è intenso e allora passeggero, o cronico e allora sopportabile serenamente), dell'impossibilità di raggiungere il piacere. Questa guarigione, questa liberazione però non può venire che da un sano criterio ("canone") di verità (e "canonica" è detta la dottrina del "canone della verità"), il quale sta nell'evidenza posseduta dalle sensazioni, fondamento di tutta la conoscenza (i concetti essendo riassunto mnemonico del percepito e anticipazione - "prolessi" - del percepibile). Al fine di articolare questo processo, egli riprende la fisica atomistica di Leucippo e Democrito, apportandovi però delle correzioni sostanziali: il moto di caduta degli atomi non è meccanico ma "naturale", cioè ordinato secondo un principio chiuso, nel ritmo di un circolo limitato (è finito il numero di forme degli atomi); su questo moto naturale si innestano però i turbamenti dovuti agli urti e le deviazioni (E. parla di παρέγκλισις "declinazione": il clinamen nell'espressione di Lucrezio) che rendono conto dell'iniziativa di movimento che è nell'animale. È chiaro che l'abbandono al flusso "naturale" è l'unica garanzia di piacere; e felici in sommo grado, beati, sono gli dei che se ne stanno negli intermundia a godersi la loro beatitudine, senza curarsi degli uomini, ché questo violerebbe certo la loro serenità. Ma se l'uomo perciò non deve temere gli dei, ancora meno egli paventerà la morte: l'anima è un corpo fatto di atomi, che con la morte del rivestimento carnale si dissolve. Onde la famosa proposizione di E., per cui la morte è nulla per noi, perché quando ci siamo noi la morte non c'è e quando c'è la morte non ci siamo più noi. L'unica cosa che resti è il piacere sereno nella tranquilla pace dell'anima, che si deve godere senza proporsi vanamente di renderlo durevole, ché l'immortalità, l'estensione infinita della durata, è solo un'illusione. Il piacere che E. pone come fine non è perciò il piacere "cinetico" (in movimento) dei Cirenaici, ma il piacere "catastematico" (in riposo), consistente nell'eliminazione del dolore, nella stabile e armonica calma dell'equilibrio atomico. Soli piaceri stabili sono perciò l'atarassia (mancanza di turbamento) e l'aponia (assenza di dolore), conseguibili mediante una limitazione dei desideri, cioè delle cause dei dolori: il saggio, quindi, appagherà i desideri "naturali e necessari" (per esempio il desiderio del cibo), non invece i desideri "naturali ma non necessari" (come per esempio di un cibo gustoso) e tanto meno i desideri "non necessari né naturali", che sorgono solo da vana opinione e da bisogni artificiali. Non al futuro quindi deve mirare il saggio per cercarvi un'impossibile felicità, ma al passato e al piacere goduto, la cui memoria come ricordo di una realtà può confortare realmente del presente dolore, motivi, questi, di sereno umanesimo. Alla morte del maestro, la direzione del Giardino, divenuto il centro d'una associazione religiosa vera e propria (si rendeva culto allo stesso E.), passò ai quattro καϑηγεμόνες ("principi"): Ermarco di Mitilene, Metrodoro, Polieno e Colote di Lampsaco. Tra i suoi adepti più noti sono Apollodoro (2º sec.), Zenone di Sidone (discepolo di Apollodoro), Filodemo di Gadara, la cui biblioteca è stata ritrovata a Ercolano, Polistrato e Diogene di Enoanda.

Vedi anche
atarassia Termine già usato da Democrito, ma che venne particolarmente in uso nella terminologia delle scuole postaristoteliche, epicurea, stoica e scettica, per designare lo stato di serenità indifferente del saggio, che contempla il mondo senza più subirne la pressione affettiva. Il termine equivale ad apatia ... Ermarco di Mitilene Ermarco (gr. ῎Ερμαρχος, lat. Hermarchus) di Mitilene. - Filosofo greco (4º-3º sec. a. C.), fedele discepolo e successore (271-270) di Epicuro, il quale del resto nel testamento lo aveva già designato come successore nello scolarcato e usufruttuario dei suoi beni, che doveva amministrare in modo da provvedere ... Filodèmo (gr. Φιλόδημος, lat. Philodemus). - Poeta e filosofo epicureo greco (n. 110 a. C. circa - m. intorno al 35 a. C.) di Gadara, discepolo di Zenone Sidonio, vissuto in Italia, a Roma e a Napoli, in una villa di Ercolano, protetto da L. Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare. A Ercolano, nella ... Polìstrato (gr. Πολύστρατος, lat. Polystrătus). - Filosofo epicureo (sec. 3º a. C.); fu, dopo Ermarco, a capo della scuola epicurea con Ippoclide. Scrisse: Περὶ ἀλόγου καταϕρονήσεως ("Sull'irragionevole disprezzo [dell'opinione dei più]"), e Περὶ ϕιλοσοϕίας ("Intorno alla filosofia"); restano frammenti.
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  • BIOGRAFIE in Filosofia
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  • ERMARCO DI MITILENE
  • FILODEMO DI GADARA
  • DIOGENE DI ENOANDA
  • ZENONE DI SIDONE
  • POLISTRATO
Altri risultati per Epicuro
  • Epicuro
    Dizionario di filosofia (2009)
    Filosofo (Samo 341 - Atene 270 a.C.). Il giardino dei filosofi Già in Samo, ancora ragazzo, poté ascoltare le lezioni del platonico Panfilo: ma gliene derivò soltanto l’avversione, non più abbandonata, per la filosofia platonica. Più tardi, a Teo, fu scolaro del democriteo Nausifane: e questa volta ...
  • EPICURO, Marcantonio
    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)
    Simona Foà Nacque nel 1472 in Abruzzo, in una località della regione dei Marsi, forse Tagliacozzo o Avezzano. I genitori furono probabilmente lavoranti della famiglia Orsini, che aveva possedimenti nella regione. È stato talvolta creduto che Epicuro non fosse altro che un soprannome. Ma che si trattasse ...
  • Epicuro
    Enciclopedia Dantesca (1970)
    Filosofo greco nato a Samo nel 341 e morto il 270 a.C. Trascorsi gli anni della giovinezza a Samo e a Teo, si portò ad Atene. Intorno al 310 fondò una scuola filosofica a Mitilene che poi trasferì a Lampsaco. Nel 306 si stabilì definitivamente ad Atene e, insieme ad alcuni discepoli, aperse una scuola ...
  • EPICURO, Marc'Antonio
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    Umanista, nato nel 1472 in Abruzzo, donde trasse l'appellativo "dei Marsi", morto a Napoli il 1555. A Napoli, dove si recò giovanissimo e fu forse discepolo di Pietro Gravina, assunse il cognome di Epicuro, probabilmente per nobilitare umanisticamente quello di famiglia, che, del resto, ignoriamo. Visse ...
  • EPICURO
    Enciclopedia Italiana (1932)
    Filosofo greco, nato, secondo la datazione di Apollodoro, nel 341 a. C. a Samo, dove il padre Neocle, ateniese, era cleruco, e morto tra il 271 e il 270 ad Atene. Già in Samo, ancora ragazzo, poté ascoltare le lezioni del platonico Panfilo: ma gliene derivò soltanto l'avversione, non più abbandonata, ...
  • CANONICA
    Enciclopedia Italiana (1930)
    È il termine (κανονική, sott. τέχνη, o, in generale, κανονικόν, da κανών "norma, criterio") che nella filosofia epicurea serviva a denominare la parte gnoseologica della filosofia, distinguendola dalla fisica e dall'etica, in quanto essa forniva le norme della conoscenza e i criterî della verità, senza ...
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Vocabolario
epicureismo
epicureismo s. m. [der. di epicureo]. – 1. In generale, la dottrina e l’atteggiamento dei seguaci del filosofo greco Epicuro (341-270 a. C.), il quale, nell’ambito di una concezione del mondo naturale improntata alla fisica atomistica democritea,...
epicuràico
epicuraico epicuràico agg. [der. di epicureo] (pl. m. -ci), letter. – Da epicureo, proprio degli epicurei, soprattutto nel sign. estens. della parola.
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