Eroe dell’epopea finnica, protagonista, nel Kalevala, del ciclo che va dal 31° al 36° runo nella sistemazione di E. Lönnrot. K. nasce in condizione servile nella casa dello zio paterno Untamoinen che ha distrutto la stirpe del fratello Kalervo e ha tratto schiava presso di sé la madre di Kullervo. A soli tre mesi dalla nascita K. medita la vendetta, cosa di cui si accorge lo zio, che decide di ucciderlo, ma senza successo: K. è prima abbandonato ai flutti del mare in una botte, ma, trascorsi tre giorni, viene trovato tranquillamente seduto tra le acque a pescare; poi, gettato in una catasta di legno ardente, viene trovato indenne; infine è impiccato a una quercia, ma anche ciò è senza risultato. Ricondotto in casa, gli si ordinano, in successione, compiti diversi, che esegue dimostrando un’energia prodigiosa e volgendoli a risultati catastrofici: comandato di tagliare gli alberi, disbosca addirittura la terra a perdita d’occhio, servendosi di arti magiche; dopo questa e altre imprese è venduto al fabbro Ilmarinen come custode di mandrie, ma per vendicarsi di uno scherzo malvagio fattogli dalla moglie di costui, fa divorare la mandria da orsi e lupi, che assumono poi l’aspetto di buoi e uccidono la padrona. Poi si dirige verso il suo paese d’origine e infine stermina la gente di Untamoinen compiendo così la vendetta. Dietro i molti aspetti della storia di K., che coincidono con motivi spesso ricorrenti nella favolistica, si affaccia l’immagine mitologica del fanciullo divino: lo provano la sua connessione con gli elementi (acqua, fuoco) e l’analogia strettissima con la figura di Narayana, il fanciullo gigantesco della mitologia indiana postvedica.