Fisico, matematico e filosofo francese (Parigi 1717 - ivi 1783). Amico di Voltaire e Diderot, collaborò all'Enciclopedia, di cui redasse il Discorso preliminare (1751), vero e proprio sommario dell'enciclopedismo illuministico. Importantissime le sue ricerche scientifiche contenute negli 8 voll. di Opuscules mathématiques.
Figlio naturale del generale d'artiglieria Destouches e di M.me de Tencin, fu abbandonato alla nascita sui gradini della chiesa di Saint-Jean Le Rond, donde il nome impostogli; tuttavia ebbe poi sempre l'aiuto del padre. Una memoria di calcolo integrale gli valse, poco più che ventenne, l'ingresso nell'Accademia delle scienze di Parigi; pochi anni dopo l'Accademia di Berlino lo acclamava socio per un lavoro sulla causa dei venti. Di carattere schivo e riservato (tra l'altro Federico II gli offrì due volte, invano, la presidenza dell'Accademia di Berlino), geloso della sua indipendenza, non si allontanò mai dalla tranquilla vita di studioso. Fu amico di Voltaire e Diderot; fu strettamente legato a M.lle de Lespinasse. Membro dell'Accademia di Francia dal 1754, ne divenne segretario perpetuo nel 1772.
Svolse, accanto alla prevalente attività scientifica, opera di filosofo e di letterato (Mélanges de littérature, de philosophie et d'histoire, 1753; Réflexions sur la poésie et sur l'histoire, 1760; Éloges, 1787, post.), anche attraverso la collaborazione all'Encyclopédie, di cui redasse alcuni articoli: tra gli altri quello su Ginevra, che provocò la polemica risposta di Rousseau (Lettre à d'Alembert sur les Spectacles, 1758), e la replica dello stesso d'A.; ma per l'Encyclopédie egli scrisse soprattutto il famoso Discours préliminaire (1751), che è un vero e proprio breviario dell'enciclopedismo illuministico, nel quale sono però anche esposti gli elementi di quel generico empirismo sensistico di cui d'A. - discepolo, come tutti i grandi illuministi, di Bacone e di Locke - è efficace divulgatore negli Éléments de philosophie (1759). Deista, d'A. dà un valore esclusivamente pratico alla religione, la quale è fatta per regolare i costumi del popolo ma non per illuminare le menti. E i principi di essa egli intende esporre in un "catechismo laico" che insegni ai fanciulli una morale per cui il male è "ciò che tende a nuocere alla società turbando il benessere fisico dei suoi membri", e responsabilità, pene e premi sono fondati unicamente sul principio del danno e del vantaggio sociale. L'utilità diviene così il principio che regge la vita dell'uomo e ne spiega la storia. Per la loro utilità pratica (quasi immediata) e non per il loro assoluto carattere conoscitivo (ché anzi la stessa matematica non è che "una serie di traduzioni più o meno differenti o più o meno complicate della medesima proposizione") conviene perciò volgersi alle scienze. E non è perciò senza significato che d'A. sia più importante come scienziato che come filosofo. Le sue ricerche (raccolte negli 8 voll. di Opuscules mathématiques, 1761-80) meritano un posto di prim'ordine nella storia dell'algebra, della fisica matematica e della meccanica. Nel suo Traité de dynamique (1743) si trovano tra l'altro l'enunciato e numerose applicazioni del celebre principio che va sotto il suo nome. Stabilì inoltre le equazioni cardinali dell'equilibrio di un sistema rigido. Fu tra i primi, con L. Eulero e D. Bernoulli, a occuparsi del moto dei fluidi, della resistenza incontrata da un solido in un fluido (paradosso di d'A.), e quindi della teoria delle equazioni alle derivate parziali del primo e secondo ordine. Assegnò per la legge della resistenza del mezzo quattro nuove forme che riconducono a semplici quadrature il problema del moto di un grave. Trovò (1747) l'equazione, alle derivate parziali del 2º ordine, alla quale soddisfano le vibrazioni trasversali di una corda elastica, la cosiddetta equazione di d'Alembert o delle corde vibranti, che integrò con ingegnosissimo metodo. Applicando il suo principio di dinamica al problema dei tre corpi, riuscì a spiegare e a determinare la precessione annuale degli equinozi e la nutazione dell'asse di rotazione. Ebbe corrispondenza scientifica di grande interesse, solo in parte pervenutaci, con L. Eulero e G. L. Lagrange.