Tecnica, una delle più antiche e geograficamente più diffuse dell’umanità, consistente nel torcere insieme fili o altri elementi flessibili per ottenere stuoie, recipienti di ogni tipo (piatti, panieri, sacchi, coppe ecc.), ventagli, nasse e reti, scudi, vesti e calzature, mobili, porte e anche intere pareti di abitazioni. Sotto l’aspetto dei procedimenti, si distinguono (v. fig.) due tipi principali di i.: incrociata (da A a I in fig.) e a spirale (da L a N in fig.). Il primo comprende 5 varietà fondamentali: a elementi perpendicolari o a stuoia (a scacchiera, a scala), in diagonale (rada o serrata, con elementi disposti secondo 3 o anche 4 direzioni), ad avvolgimenti, a treccia in senso proprio (a elementi flessibili o semirigidi), a graticcio.
Il secondo tipo, a spirale, comprende due varietà: appartengono alla prima le i. formate dal solo elemento flessibile disposto in giri successivi, ogni anello o maglia del quale passa in un anello corrispondente della spirale precedente; queste i. sono dette a spirale semplice, o senza armatura, e servono per lo più a produrre sacchi, cesti flessibili, a maglie più o meno larghe. Sono dette invece a spirale con armatura quelle i. formate inserendo una o più bacchette in ogni giro successivo di maglie; servono per produrre recipienti più consistenti e non di rado a maglie così serrate da poter servire come serbatoi impermeabili per liquidi. È opinione prevalente fra gli etnologi che dall’i. abbiano avuto origine altre due fondamentali tecniche, di grado più evoluto: direttamente la tessitura, indirettamente la ceramica.
Piante da intrecciatura sono, nelle regioni temperate, soprattutto alcune Giuncacee, Poacee, Ciperacee, ma anche specie legnose dotate di rami particolarmente flessibili (vimini), come i salici, di cui si utilizzano gli steli o le foglie. Nelle regioni tropicali vengono utilizzati come materiale da i. foglie, fusti e fibre di molte altre specie, particolarmente palme e agavi.