Espressione coniata da P. Johnson e H.-R. Hitchcock nel saggio The International Style: Architecture since 1922, scritto nel 1932 a complemento della prima mostra di architettura moderna tenuta nello stesso anno al Museum of modern art di New York. La mostra (ideata da A. Barr e curata da P. Johnson) evidenziava come maestri della nuova architettura Le Corbusier, W. Gropius e L. Mies van der Rohe, e nel saggio gli autori auspicavano la realizzazione di un linguaggio architettonico internazionale, e quindi sollevato da qualsiasi regionalismo, fondato sui basilari principi dell’architettura moderna, esemplarmente presenti soprattutto nell’opera di Mies van der Rohe (semplicità, funzionalismo, sfruttamento dei materiali moderni ecc.). Nonostante abbiano suscitato polemiche e contestazioni da parte di alcuni critici e architetti, la tesi e l’espressione I. ebbero notevole fortuna.