Riformatore religioso della Svizzera (Wildhaus, Toggenburg, 1484 - Kappel 1531), fondatore della Chiesa propriamente detta riformata, l'espansione e il rafforzamento della quale si devono invece all'opera di Calvino. Di preparazione umanistica (studiò a Basilea e a Vienna, dal 1498 al 1506), fu presto seguace di Erasmo da Rotterdam, col quale s'incontrò nel 1515, e venne considerato, prima della sua attività di riformatore, come uno dei principali umanisti svizzeri; come parroco di Glarona e come predicatore al servizio pontificio (fino al 1520 percepì una pensione papale) seguì anche nelle campagne militari in Italia gli abitanti della sua città (1513, 1515). Abbandonata nel 1515 Glarona, dove era prevalso il partito francese da lui avversato, fu nominato (1516) pievano al santuario di Einsiedeln, dove cominciò una predicazione di tipo erasmiano; pievano, quindi (1519), della Grossmünsterkirche di Zurigo, vi cominciò subito a predicare secondo un preciso programma, commentando il Vangelo in vista d'un rinnovamento etico-religioso della vita cristiana, e polemizzando politicamente contro la curia avida di denaro e, sotto l'aspetto dottrinale, contro il culto dei santi, gli ordini religiosi degenerati, il purgatorio, e per una dottrina religiosa più elevata e semplificata. In primo luogo Z. ottenne che la città di Zurigo si sciogliesse dal sistema di pensioni che legavano, in vista del servizio mercenario, i cantoni svizzeri ai grandi stati europei, e invitò tutta la Svizzera a seguirne l'esempio (1521-22); insieme con quest'opera d'indipendenza politica, ottenne risultati anche in campo religioso: nel 1520 il senato della città ordinava ai preti di predicare unicamente su base scritturale, lasciando da parte le "aggiunte e interpretazioni e innovazioni"; nel 1522 aveva inizio anche la lotta contro le "cerimonie", con una riunione di canonici (fra i quali Z. era stato nominato dal senato nel 1521) e cittadini per rompere solennemente il precetto pasquale. Così, nella lotta contro l'arcivescovo di Costanza, Z. ebbe sempre l'appoggio del senato, dal quale emanarono le misure di riforma (luglio 1522, imposizione di predicare scritturalmente anche al clero secolare; fine 1522, libertà di predicazione della Riforma; 1523, assunzione dell'amministrazione della Chiesa da parte del senato; 1528, istituzione del sinodo), che Z. ispirava, preparava dottrinalmente (Archeteles sulla dottrina come unica autorità e contro il primato del papa, 1522; disputatio di Zurigo e presentazione delle 67 conclusiones, programma di riforma eseguito poi gradualmente dal consiglio cittadino, 1523; De vera et falsa religione, dedicato a Francesco I, 1525) e propagava. Z. si trovò presto, come Lutero, a dover combattere contro elementi radicali ed estremisti (anabattisti, "spiritualisti"); ma a differenza di Lutero egli cercò di combatterli sul piano politico-dottrinale (elaborando i concetti della Chiesa del popolo e dell'autorità statale, mentre la sua dottrina teologica rimaneva vicina a quella dei gruppi radicali), riuscendo a frenare quasi senza uso di violenza il movimento anabattistico. Intanto anche Berna (1528) e Basilea (1529) passavano alla Riforma sull'esempio di Zurigo, mentre i cinque cantoni cattolici insieme con Friburgo e il Vallese si univano in alleanza sotto la protezione di Ferdinando d'Asburgo; così, quando Z. ebbe riunito attorno a Zurigo, oltre a Berna e Basilea, Costanza, Biel, San Gallo, Mülhausen (poi Sciaffusa e Strasburgo), si venne alla guerra, iniziata da Zurigo, e terminata con una tregua contro la volontà di Z., il quale tuttavia cercò di approfittarne per sviluppare la primitiva alleanza di città in una lega europea antiasburgica; ma il fallimento del "colloquio di Marburgo" tra Z. e Lutero (1529) e l'ostilità di Berna fecero fallire la tregua, mentre la Fidei ratio inviata ad Augusta (1530) non vi veniva neppure presa in considerazione. Quando si ripresero le armi, gli Zurighesi si trovarono sulla difensiva contro i cantoni cattolici esasperati dal blocco del grano, del sale, del vino, del ferro, posto contro di loro da Zurigo su consiglio di Z., e durante la battaglia di Kappel (1531) Z., che accompagnava le forze di Zurigo come cappellano, venne ucciso. ▭ Il "colloquio di Marburgo", che segnò il punto culminante della disputa sacramentaria, mostrò palesemente il distacco fra Z. e Lutero, rivelando l'impossibilità di conciliare la dottrina di Z. dell'Eucaristia, come simbolo commemorativo della Cena, con il tradizionalistico concetto che ne aveva Lutero; il che fece fallire i piani di Filippo d'Assia per un'alleanza antiasburgica di tutti i paesi e di tutte le forze della Riforma. Ma la dottrina della religione e l'attività di Z. hanno un'impronta originale rispetto a quelle di Lutero: vanno rilevati il forte e persistente influsso umanistico, non solo erasmiano, ma anche di G. Pico della Mirandola (concetto universalistico della fede cristana, che va al di là dello stesso scritturalismo); la concezione della maestà assoluta e unica di Dio creatore e della inanità delle opere umane, che conduce alla critica radicale dei sacramenti e delle tradizioni; e infine, il concetto rigorosamente soggettivistico della fede, derivante sì solo dalla vocatio, destinatio et electio divina, ma consistente in un atto dell'individuo, avente valore solo per l'individuo interiore, e inseparabile da tutto il generale atteggiamento del suo spirito. Z. non si distaccava da Lutero soltanto nella questione dell'Eucaristia, ma anche nella cristologia, tacciando d'assurdità la dottrina luterana dell'ubiquità di Cristo, e nella concezione della Chiesa come "popolo dei fedeli", che s'identificava, sì, con lo Stato, teoricamente (Stato cristiano, che ha il compito d'esprimere la volontà di Dio esposta dalla Bibbia), ma in particolare con lo Stato repubblicano dei Cantoni svizzeri, governato non da un principe assoluto, ma da uomini educati dalla "Chiesa del popolo" stessa. Z. subordinò sempre la politica alla religione: questo spiega come egli non esitasse a spezzare l'unità della Confederazione, e anche a rinunciare ai suoi piani di politica internazionale. Le opere di Z. sono edite, dal 1904, nel Corpus Reformatorum (voll. 87 e segg.).