Strumento atto alla misurazione di angoli. È realizzato in modo diverso secondo il genere della misurazione (se si tratta di misurare un angolo materiale, ovvero su disegno, o tra due visuali) e della approssimazione richiesta (da un quarto di grado a frazioni di secondo).
Per misurare l’angolo α (fig. A) formato da facce di un corpo solido, per es., un pezzo meccanico, si usano g. formati da una parte fissa a, solidale a un circolo graduato b, nella quale è imperniata un’alidada c, munita di nonio d per la lettura (g. da officina). Per misurare angoli su disegni si adoperano g. a semicircolo (fig. B) o a circolo completo, di materiali trasparenti come il plexiglas, di norma senza alidada (g. rapportatore). Per disegni di precisione vi sono g. con alidada e nonio.
In topografia, si usano molti tipi di g. per misurazioni di angoli zenitali e azimutali; i principali sono lo squadro graduato, lo squadro a cannocchiale, i clisimetri, i tacheometri e i teodoliti. Un tipo particolare di g., usato per determinare l’altezza del Sole sull’orizzonte, è il sestante.
In cristallografia, per misurare gli angoli diedri dei cristalli si usano due tipi di g.: g. di applicazione e g. a riflessione. Quelli del primo tipo, la cui introduzione risale al 1783, constano di due alidade, mobili intorno a un perno fissato al centro di un semicerchio graduato, che si fanno combaciare con le due facce delle quali si vuole misurare l’angolo. Quelli a riflessione sono costituiti da un complesso ottico, comprendente un collimatore che serve a dirigere sul cristallo un sottile fascio luminoso e un cannocchiale che serve a raccogliere il raggio riflesso, e da un complesso meccanico, costituito da un piatto graduato e provvisto di noni orizzontali rotanti intorno all’asse dello strumento e resi solidali con il portacristalli, anch’esso situato sull’asse dello strumento e fornito di un sistema meccanico per l’aggiustamento e il centraggio. Per misurare l’angolo diedro formato da due facce, dopo aver situata una di queste in modo che rifletta il raggio di luce proveniente dal collimatore, si ruota il piatto, e quindi il cristallo, finché l’altra faccia abbia preso la posizione della prima e cioè rifletta il medesimo raggio nella medesima direzione. L’angolo di cui ha rotato il cristallo, leggibile sul piano graduato, è supplementare di quello che misura l’angolo diedro formato dalle due facce. Oltre al tipo descritto, che va sotto il nome di g. a lembo orizzontale o a un cerchio, vi sono anche g. a due cerchi con due piatti graduati con assi di rotazione ortogonali, il cui uso è analogo a quello dei teodoliti (perciò chiamati anche g. teodolitici).