Nome con cui sono comunemente indicati i due minerali giadeite e nefrite, difficilmente differenziabili tra loro, e poi esteso alle varietà, anch’esse litoidi, translucide e di color verde, di altre specie: granato, serpentino, vesuviana.
La g. è una pietra delicata, untuosa e calda al tatto, che assume un aspetto lucido come di cera; la sua durezza è vicina a quella del quarzo. La varietà di g. più ricercata è la bianca, con o senza macchie smeraldine; gli antichi imperatori se ne ornavano come simbolo di sovranità. La g., usata nelle sue diverse varietà già in epoche preistoriche, era considerata dai Cinesi come la più preziosa fra le pietre, quintessenza ideale della creazione, tratta dall’arcobaleno dal dio delle tempeste, e dotata di virtù magiche e curative; la estraevano specialmente in Birmania, donde era trasportata per mare a Canton. I Mongoli, grandi amatori di g., la ricevevano dal Turkestan orientale e usavano incrostarla di gemme. Collezioni di g. sono nei principali musei etnografici.
La giadeite è un minerale, pirosseno monoclino, metasilicato di alluminio e sodio, di formula NaAlSi2O6, con quantità variabili d’altri elementi, fra cui il ferro. Non si trova mai in cristalli distinti, ma in aggregati compatti la cui struttura fibrosa o granulare è visibile solo al microscopio. Opaca e translucida, ha lucentezza vitrea tendente al grasso e colore comunemente verde con tonalità diverse secondo il contenuto in ferro; la varietà verde-smeraldo deve invece il suo colore a piccole quantità di cromo. ■TAV.