Parte della testa dell’uomo situata inferiormente alla parte anteriore del cranio. Si trova in rapporto di continuità con la base del cranio ed è sostenuta da una complessa impalcatura ossea, costituita dal mascellare superiore, dallo zigomatico, dal lacrimale, dal turbinato inferiore, dal nasale, dal palatino e dal mascellare inferiore. Queste ossa delimitano cavità nelle quali hanno sede gli organi periferici di tre sensi (vista, olfatto, gusto) e i tratti iniziali degli apparati respiratorio e digerente. La f. è dotata di muscoli masticatori e di numerosi muscoli pellicciai, che regolano l’apertura dei vari orifizi presenti (per es., labbra, narici), muovono le palpebre e, modificando le pieghe cutanee, determinano i cambiamenti di espressione. Un solo nervo, il facciale, innerva tutti i muscoli, mentre la sensibilità al livello della cute è dovuta soprattutto alle diramazioni del nervo trigemino. La vascolarizzazione è assicurata in massima parte dall’arteria facciale.
L’arteria facciale (o arteria mascellare esterna) nasce dalla carotide esterna nella regione cervicale, attraversa la regione della guancia e termina nel solco naso-genieno anastomizzandosi con un ramo dell’arteria oftalmica. Il nervo facciale è il 7° paio di nervi cranici, costituito di due porzioni distinte: il nervo facciale propriamente detto, che è soltanto motorio e si distribuisce ai muscoli mimici della f., al muscolo della staffa e ad alcuni muscoli del collo, e il nervo intermedio di Wrisberg, che ha parte attiva nella secrezione della saliva e delle lacrime e anche nella percezione dei sapori. Il nucleo d’origine del nervo facciale propriamente detto è localizzato nel ponte di Varolio ed è sotto il controllo di centri corticali (centro del facciale superiore e centro del facciale inferiore), situati nella parte inferiore della circonvoluzione frontale ascendente del lato opposto. Il nervo intermedio di Wrisberg è in rapporto, con le sue fibre motorie ed eccito-secretrici, con il nervo salivatorio della sostanza reticolare, attraverso le fibre sensoriali con il nucleo del tratto solitario. La vena facciale decorre sui piani superficiali della f., tributaria della giugulare interna.
La forma della f. dipende dall’architettura dello scheletro facciale e dalle ossa craniche adiacenti, dai caratteri dei muscoli pellicciai, dello strato adiposo sottocutaneo e delle cartilagini nasali (v. .). Le razze australomelanesiane hanno la zona sopraorbitaria sviluppata e prominente, i nasali infossati, le orbite basse, la faccia bassa e prognata, il naso largo. Nei Mongoli, la faccia è ampia e alquanto prognata nelle forme meno evolute, la regione fronto-orbitaria è appiattita, l’apertura nasale alquanto stretta, gli zigomi grossi e spostati in avanti (platopia). Le forme europoidi hanno f. in generale stretta e alta, ortognata, naso con radice e dorso salienti, orbite medie e alte. I Negroidi presentano per lo più faccia larga e bassa, zigomi pronunciati, naso largo e prognatismo alveolare, con mento poco prominente.
Prendendo in considerazione i principali caratteri metrici della f., si possono calcolare indici diversi, in particolare l’indice facciale. Le misure della f. (per es., altezza, larghezza ecc.) sono utilizzate per stabilire indici antropometrici, fra i quali ha particolare rilievo quello facciale totale (indice facciale morfologico): esso è rappresentato dal rapporto tra l’altezza totale della f. (distanza nasion-gnation) e la sua larghezza massima (distanza eurion-eurion). È da notare che le dimensioni di questo indice non sono invariabilmente associate a un gruppo etnico piuttosto che a un altro, e quindi tale misura non può essere considerata come criterio di appartenenza a una determinata popolazione. È possibile misurare anche l’indice facciale superiore, che si ottiene calcolando il rapporto fra l’altezza superiore della f. (distanza nasion-prostion) e la larghezza bizigomatica. Risulta poi di notevole importanza lo studio dei profili, caratterizzati dalla sfuggenza o prominenza della fronte, dall’infossatura della radice nasale e dalla sua forma concava, rettilinea ecc., dalla posizione della punta del naso, dalla prominenza delle labbra, dalla sporgenza del mento e degli zigomi. In generale, i gruppi etnici australomelanesiani hanno la zona sopraorbitaria sviluppata e prominente, i nasali infossati, le orbite basse, la f. bassa e prognata, il naso largo; nei Mongoli la f. è ampia e alquanto prognata, la regione frontorbitaria è appiattita, gli zigomi grossi e spostati in avanti, la radice del naso poco rilevata sul piano sagittale; le forme europoidi hanno in generale f. stretta e alta, naso con radice e dorso salienti, orbite medie e alte; i Negroidi presentano per lo più f. larga e bassa, zigomi pronunciati, naso largo e prognatismo alveolare, con mento poco prominente. Ovviamente, anche tra gli individui che appartengono al medesimo gruppo etnico ci possono essere differenze nella forma della f., e alcuni tratti possono caratterizzare per generazioni un determinato ceppo familiare. Un esempio famoso è costituito dal prognatismo riscontrabile in molti membri appartenenti alla famiglia imperiale asburgica. Nella specie umana è inoltre evidente il dimorfismo sessuale, che si registra non soltanto nel cranio, bensì anche nello sviluppo dei muscoli facciali, che sono maggiormente pronunciati nei maschi, i quali presentano quindi una struttura più massiccia delle femmine. Notevoli differenze si osservano ancora nella distribuzione dei peli sulla f., per es. nella presenza di barba e baffi negli uomini, e nelle linee di attaccatura dei capelli, che tendono a spostarsi indietro nei maschi, innalzandosi sulla fronte e scendendo lungo il collo dalla nuca. Anche la distribuzione del pannicolo adiposo sottocutaneo è diversa nei due sessi: in quello femminile è presente un maggiore accumulo di grasso in corrispondenza delle guance.
La complessità e la delicatezza dei processi morfogenetici di questa sede spiegano la varietà delle malformazioni congenite: coloboma, labbro leporino e palatoschisi, macro- e microstomia, malformazioni del naso e delle orecchie, asimmetrie facciali ecc.
Alcune sindromi caratteristiche sono dovute a lesioni che colpiscono i centri corticali del nervo facciale, le fibre piramidali cortico-bulbari, il nucleo pontino (malattie vascolari, tumori in senso lato), o il tronco periferico nel suo decorso endocranico (tumori dell’angolo ponto-cerebellare; traumi della base del cranio; meningiti), intraosseo (otiti medie), intraparotideo (parotiti; traumi chirurgici).
Si possono avere sindromi deficitarie (paralisi; paresi; ageusia; diminuzione delle secrezioni lacrimale e salivare) o irritative (spasmi; clonie). Nella paralisi del facciale il disturbo più saliente è dato dall’asimmetria del volto del paziente, che presenta deviazione della rima orale verso il lato sano e, nel lato colpito, abbassamento della commessura labiale, spianamento del solco naso-labiale e delle rughe frontali, lagoftalmo ed epifora, impossibilità di serrare le palpebre. Con l’uso dell’elettromiografia è possibile procedere a una precoce diagnosi della paralisi periferica e fornire utili indicazioni al chirurgo che, in determinati casi, può procedere a interventi diretti (microchirurgia).
Nella petrografia delle rocce metamorfiche, per f. metamorfica si intende un numeroso insieme di associazioni mineralogiche che si sono costituite in un ristretto e ben definito intervallo di pressione e temperatura.
Per quanto riguarda le rocce sedimentarie, con il termine f. vengono indicati gli aspetti litologici (litofacies) e paleontologici (biofacies) di una unità stratigrafica.
Nella geometria elementare, ciascuno dei poligoni che costituiscono la superficie di un poliedro, ovvero ciascuno degli angoli piani che costituiscono la superficie di un angoloide.