Registrazione grafica dei fenomeni elettrici che si svolgono nel cervello. È mezzo di indagine di fondamentale importanza per lo studio della fisiologia e della fisiopatologia dei centri nervosi e sussidio prezioso per la diagnostica di alcune malattie cerebrali a focolaio, per le variazioni che il tracciato (elettroencefalogramma) in questi casi presenta. La registrazione è realizzata applicando in punti diversi del capo due o più elettrodi (derivazioni) collegati, attraverso un amplificatore elettrico, a un oscillografo (metodo bipolare), oppure (metodo monopolare) applicando uno o più elettrodi sul capo e un altro su una parte del corpo elettricamente inattiva.
In condizioni normali e in condizioni di assoluto riposo psicosensoriale, con il soggetto a occhi chiusi l’elettroencefalogramma consiste in oscillazioni sinusoidali che hanno una frequenza di 8-13 Hz e un’ampiezza media di 10-100 µV; tale ritmo prevale sulle regioni occipitali e prende il nome di ritmo alfa (v. fig.). In base alla loro frequenza si distinguono inoltre ritmi beta (superiori a 15 Hz), theta (4-7 Hz) e delta (0,5-3 Hz). In seguito a una qualsiasi stimolazione, come quella implicita nell’apertura degli occhi, il ritmo alfa scompare o si riduce notevolmente d’ampiezza: tale fenomeno prende il nome di reazione d’arresto o di risveglio. Durante le convulsioni epilettiche il tracciato è caratterizzato da più ampie e più frequenti oscillazioni di punte, rapide o lente, isolate o organizzate in scariche (disritmia epilettica). Durante le crisi di piccolo male epilettico compare un complesso costituito da un’onda ampia e lenta e da un’onda aguzza. Opportuni accorgimenti permettono di individuare i punti di origine delle anomalie del tracciato e con questo di localizzare il focolaio morboso.