corrènte marina Moto permanente di masse liquide marine in direzione costante. Le correnti marine possono essere determinate da varie cause quali l’azione di correnti aeree sovrastanti o la differenza di temperatura, di densità o di salsedine fra masse acquee contigue. La prima causa genera correnti di superficie (per es., le correnti oceaniche atlantiche delle Azzorre, la Corrente del Golfo); le altre cause generano correnti in superficie e correnti in profondità alternate da moti convettivi (per es., le correnti sui fondi marini tra le regioni polari e l’Equatore, le correnti profonde dello stretto di Gibilterra). La morfologia del bacino marino ha importanza essenziale sul regime delle correnti, che vengono deviate o alterate in modi diversi e complessi.
Nella fig. 1 è mostrato l’andamento d’insieme delle correnti oceaniche: è evidente l’influenza esercitata dalle linee di costa sulle correnti in oggetto. Tale influenza è illustrata schematicamente in fig. 2, in cui l’area oceanica, A, è delimitata da coste, B e B′, che si sono sviluppate lungo i meridiani. In ognuna delle aree oceaniche poste a N e a S dell’Equatore ha luogo una circolazione vorticosa di tipo anticiclonale. La corrente nord equatoriale, a (fig. 2), segue la direzione generale da E a O dei venti alisei; verso la costa occidentale si divide in due rami: uno di essi (b) retrocede a E in forma di controcorrente equatoriale; l’altro (c) principale devia a NO e poi a N, quindi a NE (legge di Ferrel) in forma di corrente costiera. A medie latitudini questo devia verso E, per effetto dei venti da O, dominanti. Infine la circuitazione si chiude con una corrente costiera (d) di congiunzione, scendente verso l’Equatore, nella parte orientale dell’oceano, mentre alle latitudini più elevate si dirama una corrente derivata con circuitazione in senso antiorario (e). Nella metà meridionale dell’oceano si ha analoga circuitazione (sud-equatoriale). In effetti questa configurazione è sviluppata in modo chiaro e completo solo nel Pacifico; negli altri oceani essa viene ostacolata o limitata dalle configurazioni geografiche locali. In generale le correnti equatoriali e quelle che formano il loro prolungamento costiero portano acque più calde di quelle dei mari verso cui ed entro cui scorrono (Corrente del Golfo nell’Oceano Atlantico, Curo Scivo nell’Oceano Pacifico). Si dicono perciò correnti calde, ovviamente in senso relativo all’ambiente entro il quale la circolazione si svolge, ed esercitano una notevole azione mitigatrice, influendo in modo sensibile sulle condizioni climatiche marine e su quelle delle aree costiere adiacenti. Le correnti provenienti da aree polari, come quella del Labrador, si dicono correnti fredde ed esercitano invece azione refrigerante.
Le correnti marine si classificano anche in: correnti d’impulso, se dovute a un impulso superficiale (di solito il vento), quali la Curo Scivo, la Corrente del Golfo ecc. Esse si spostano lentamente seguendo gli agenti che determinano l’impulso, e sono attorniate da altre correnti retroverse che ristabiliscono l’equilibrio delle masse in movimento; correnti di scarico, quali le correnti marine o oceaniche causate da differenze di temperatura, o di salsedine, o di livello, tra masse d’acqua contigue. Queste correnti non si sviluppano solo in superficie ma anche in profondità e danno luogo a moti convettivi. Sono tali le correnti che si stabiliscono tra mari mediterranei e oceani, quelle che percorrono i canali e gli stretti colleganti mari od oceani diversi.
La misurazione delle correnti viene condotta con metodi diretti usando speciali strumenti, chiamati correntometri e correntografi, o mediante registrazione del moto di appositi galleggianti lasciati alla deriva, quasi completamente immersi onde evitare lo scarroccio prodotto dal vento.
I correntometri (fig. 3) possono essere a lettura diretta o con registratore. Quelli del primo tipo vengono preventivamente calati alla profondità prefissata e forniscono i valori istantanei della velocità e della direzione della corrente; gli altri, più diffusi, mantenuti alla profondità voluta mediante galleggianti e ancorati a boe oceanografiche ormeggiate sul fondo marino, sono capaci di operare autonomamente per vari mesi, registrando i dati, misurati da appositi trasduttori, su memorie magnetiche o a stato solido. Nel metodo indiretto si fa uso dell’analisi dei grafici delle isoterme e delle isoaline o anche delle isopicne.
I servizi scientifici della Marina statunitense hanno effettuato (dal 1950) uno studio d’insieme dell’Oceano Atlantico con un procedimento che ha qualche analogia con il lancio dei palloni sonda adottati in meteorologia; gavitelli dotati di strumenti di misura, lasciati alla deriva al largo delle Bermude, registravano i dati relativi alla deriva, alla velocità del vento, alla temperatura, alla salinità dell’acqua del mare; i dati, trasmessi automaticamente, ogni 30 minuti, da una piccola stazione radio posta nell’interno dei gavitelli, erano raccolti da una stazione ricevente nelle Bermude.