Perturbazione atmosferica associata a un tipo isobarico definito da un’area di bassa pressione ( area ciclonica), delimitata da isobare chiuse e di valore decrescente verso il centro. I c. si distinguono generalmente in tropicali ed extratropicali.
C. tropicali Sono detti uragani nelle Indie Occidentali, nell’Atlantico Settentrionale e in Australia, tifoni nell’Oceano Indiano e nel Mar Cinese, provocano venti di straordinaria violenza (intensità sino a 100-150 nodi). Si formano sugli oceani, intorno a 10° di latitudine; si spostano, con traiettoria approssimativamente parabolica e con velocità media di 10-40 km/h, verso le medie latitudini, dirigendosi dapprima verso O, poi verso E; occasionalmente, la traiettoria può risultare chiusa. In un c. tipico (fig. 1), essendo l’aria sollecitata a muoversi dai punti di pressione più elevata a quelli di pressione più bassa, il vento convergerebbe verso il centro ( occhio del c.) se la sua direzione non fosse modificata dall’azione deviatrice della rotazione terrestre: questa fa ruotare la direzione del vento verso destra (guardando nella direzione del gradiente di pressione) per un c. dell’emisfero boreale, verso sinistra per uno australe. Alla distribuzione ciclonica registrata presso il suolo corrispondono distribuzioni analoghe negli strati d’aria sovrastanti; l’intensità del c. si va attenuando con il crescere dell’altezza fino a estinguersi a una certa quota. L’occhio del c. corrisponde a un’improvvisa calma, estendentesi su una zona circolare di 20-40 km di diametro. L’epoca di massima frequenza dei c. è l’autunno o, nelle zone monsoniche, l’epoca d’inversione dei monsoni. Secondo la teoria generalmente ammessa per la loro formazione, la quiete e la forte insolazione della zona delle calme equatoriali determinano il surriscaldamento e il moto ascendente verso l’alto di una cospicua massa d’aria; la rilevante umidità di tale aria ascendente fa sì che il raffreddamento nella salita sia relativamente basso e che la salita prosegua sino a grandi altezze, determinando un violento, cospicuo risucchio d’aria in basso (il cosiddetto ‘colpo di pompa’).
C. extratropicali Si formano nelle zone non tropicali, generalmente sugli oceani, specie nei mesi invernali, e non hanno i caratteri di regolarità (forma, traiettoria, direzione del vento) caratteristici dei c. tropicali: il vento, in particolare, presenta bruschi salti di direzione, anche di 90°. Non vi è unanime accordo sulle cause di tali c., comunemente peraltro attribuiti a un’intrusione di masse d’aria polari, fredde, in zone temperate. Il tempo determinato dai c. extratropicali è, generalmente, nebbioso, piovoso e caratterizzato da bassa pressione nel fronte del c. (aria calda) e sereno, asciutto e relativamente freddo nella coda (aria fredda).
Apparecchio che utilizza un moto vorticoso per separare da una corrente gassosa le particelle solide che essa trascina (c. separatore). Un tipo assai comune di c. (fig. 2) è formato da un cilindro di lamiera a che termina inferiormente a cono b; il gas entra tangenzialmente nella parte cilindrica c, con velocità elevata. Le particelle solide, per effetto della forza centrifuga, si portano verso la parete d da dove scendono descrivendo traiettorie spiraliformi e e raccogliendosi nella parte conica, dalla quale vengono poi estratte; il gas depurato esce da un condotto posto al centro della parte superiore f.