Presso gli antichi Romani, le rendite annuali dello Stato, in denaro o in natura, e in altri periodi, l’insieme dei più essenziali prodotti agricoli ottenuti da un determinato territorio anno per anno. Nei primi secoli della Repubblica romana il grano prodotto nelle regioni vicine era sufficiente ai bisogni dell’Urbe. Con le grandi trasformazioni dell’agricoltura italica e il processo di urbanizzazione i problemi del rifornimento di cereali alla popolazione urbana si aggravarono. Si ebbe quindi un progressivo intervento dello Stato, con larghe e frequenti distribuzioni gratuite o semigratuite di grano. Augusto riformò più volte l’ordinamento dell’a., che da ultimo affidò a un praefectus annonae dell’ordine equestre che risiedeva nella statio annonae presso il Foro Boario. Quando la capitale fu trasferita a Costantinopoli (330 d.C.) furono creati un praefectus annonae Alexandriae (per il rifornimento di Costantinopoli) e un praefectus annonae Africae (per quello di Roma). Annonae furono anche dette le razioni di grano o farina distribuite ai soldati e annona militaris l’insieme dei contributi in natura che le province fornivano per il mantenimento di militari e funzionari imperiali.
Le esigenze alla base dell’a. si ripresentarono nel Medioevo e nell’Età moderna, provocando vari provvedimenti, quali, per esempio, i monti frumentari costituiti da Bonifacio VIII nel 1300 e le leggi del maximum in Francia dal 16° sec. in poi.
Nell’Età contemporanea l’a. coincide per certi aspetti con la stessa politica economica e sociale degli Stati, pertanto è più corretto parlare di politica annonaria. Lo Stato provvede con un insieme di misure all’approvvigionamento del paese e alla disciplina dei consumi, soprattutto in caso di guerre, carestie, epidemie, cataclismi naturali e crisi, qualora cioè, in seguito ad alterazione del normale rapporto tra disponibilità e fabbisogno, si profili il pericolo che il conseguente rialzo dei prezzi escluda le classi meno abbienti dal consumo di generi di prima necessità. Tra i vari strumenti a tal fine utilizzati, l’obbligo dell’ammasso, ossia della consegna diretta dei beni dai produttori all’autorità; i divieti all’esportazione; gli acquisti di massa conclusi all’estero direttamente dallo Stato; il razionamento o tesseramento, mediante fissazione dei consumi massimi consentiti ai singoli cittadini; il contingentamento o assegnazione a ogni circoscrizione territoriale di un quantitativo complessivo da ripartirsi con criteri determinati nell’ambito della stessa; le limitazioni o addirittura i divieti di fabbricazione e vendita di generi voluttuari; l’imposizione di speciali processi produttivi capaci di permettere un risparmio di particolari sostanze; la tipizzazione dei prodotti; la limitazione dell’esercizio e dell’uso di servizi pubblici ecc. Parallelamente alla disciplina dei consumi, lo Stato interviene in genere a disciplinare anche i prezzi e, a tutela delle norme emanate, commina sempre severe sanzioni.