vidicon Tubo termoelettronico da ripresa televisiva simile all’orticonoscopio, ma che, a differenza di questo, sfrutta il principio della fotoconduzione anziché quello della fotoemissione. Fino all’introduzione dei sensori CCD (charge-coupled device) avvenuta alla fine degli anni 1980, i quali sfruttano invece le proprietà elettriche dei semiconduttori, il v. ha rappresentato uno dei principali sistemi per la trasduzione dei segnali video in segnali elettrici. Nel v. un pennello di elettroni, mediante scansione, analizza la distribuzione di intensità luminosa dell’immagine che un obiettivo forma sulla faccia anteriore, tenuta a potenziale positivo rispetto alla massa di uno strato piano fotoconduttore; sulla faccia opposta, su cui viene focalizzato il fascio di elettroni (emesso da un cannone elettronico), si ha un accumulo di cariche negative; in tali condizioni lo strato fotoconduttore si comporta localmente come un condensatore con una resistenza di perdita proporzionale all’intensità luminosa locale: pertanto si avrà una caduta locale di potenziale che sarà poi amplificata da un amplificatore video. Successivi passaggi del pennello elettronico ripristinano le differenze iniziali di potenziale.