Scultore britannico (n. Liverpool 1949). Dopo aver lavorato come tecnico in un laboratorio di biochimica (1966-68), C. ha iniziato la sua formazione artistica, conclusa presso il Royal college of art di Londra (1973-77).Trasferitosi in Germania, dal 1978 ha insegnato alla Kunstakademie di Düsseldorf (dal 1988 al 2001) e alla Universität der Künste di Berlino (dal 2001). Esponente di rilievo della scultura inglese (premio Turner nel 1988), ha incentrato la sua ricerca sull'uomo e sull'ambiente, naturale o artefatto, e la sua prima esperienza di laboratorio emerge spesso nel metodo e nelle forme delle sue opere. Con materiali e procedimenti diversi - dall'accumulo di objets trouvés alle composizioni più scultoree e monumentali in legno, gesso, ceramica, vetro, bronzo - C. ha elaborato un vocabolario e una sintassi che prendono spunto o alludono, con metafore spesso sottilmente ironiche, a strumenti e leggi scientifiche e mirano a rendere visibili strutture e ultrastrutture: i materiali naturali e artificiali sovrapposti e compressi di Stack (1975, Londra, Tate Gallery; del 1999 è una variante in vetro, Clear glass stack) richiamano stratificazioni geologiche; l'assemblage di frammenti di plastica, accuratamente catalogati e selezionati, posti sul pavimento in New stones Newton's tones (1979) ripropone lo spettro cromatico della luce; Generations (1988) presenta forme lenticolari di cristalli di gesso e Code Noah (1988) la catena molecolare del DNA; strumenti di laboratorio sono inglobati nella superficie di giganteschi Trilobites (1989, coll. privata); oggetti e materiali diversi assemblati e ricoperti di cera costituiscono le forme antropomorfe di Fast particles (1994, Castello di Rivoli); a forme primordiali alludono le serie Envelope e New forms (dal 1996). Sulla stessa falsariga, le opere Species (2001), Early forms (2001) e Body motions (2001), nelle quali appare evidente il rimando degli oggetti rappresentati alla plasticità del corpo umano e, più in generale, della natura. Le sue Three columns (2005, Torino, Piazza d'Armi), alte tra i 10 e i 12 metri e interamente fuse in bronzo, realizzate in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, nascondono profili di volti umani. Tra le più recenti esposizioni italiane delle sue opere si citano Tony Cragg a Boboli (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 2019) e Transfer (Firenze, Museo Novecento, 2022-23).